Non profit

Due mondi compagni di Banco

Imprese e responsabilità,business e iniziative sociali possono trarre vantaggi reciproci.Se superanol’effimera logica della ponsorizzazione occasionale per misurarsi su un progetto comune.

di Silvia Nidasio

Profit e non profit: si parla spesso di questi due mondi come di realtà distanti, basate su principi contrapposti, gestite con obiettivi e modalità peculiari del tutto diverse. Questo è in parte vero, però non vuole affatto dire che non esistano opportunità di dialogo o collaborazione e, perché no, anche possibilità di trarre vantaggio reciproco dallo sfruttamento dell’originalità e delle capacità specifiche dei due tipi di enti. Le relazioni profit/non profit possono essere molto proficue, a patto di superare la scontata e immediata logica della pura e semplice sponsorizzazione occasionale. Occorrono progetti, anche a medio-lungo termine, che prevedano condizioni di scambio reciproco, e che esprimano volontà di sperimentazione, capacità di rischio e di responsabilità sociale. In quest’ottica diventa importante per l’organizzazione non profit una sorta di ?imitazione? delle imprese per quanto riguarda la flessibilità e la qualità dei servizi offerti, così da instaurare rapporti chiari e duraturi con le aziende, nonché l’attuazione di politiche di comunicazione che consentano la penetrazione e l’accreditamento dell’ente presso l’opinione pubblica e le istituzioni. Da Phoenix a Milano Un esempio di successo di connubio profit/non profit nello sviluppo di un duplice servizio alla società,è quello del Banco Alimentare, ente morale (D.M. del 31 gennaio 1996) che con la sua attività permette la razionalizzazione dello spreco di risorse e il contemporaneo sostegno di un notevole numero di iniziative assistenziali. Il primo Banco alimentare nacque nel 1967 a Phoenix, in Arizona, ad opera di un americano colpito dal dilagare della fame nel mondo. Lavorando come volontario presso una mensa per bisognosi si pose il problema di trovare fonti di cibo gratuite. Cominciò così a raccogliere le verdure lasciate dai contadini nei campi, e in seguito contattò i responsabili di una catena di supermercati per recuperare i prodotti che, per vari motivi non erano più vendibili, pur essendo perfettamente commestibili. In breve raccolse abbastanza cibo da poterne persino regalare ad altre mense e con gli anni il suo esempio venne seguito in tutti gli Stati Uniti, poi in Canada e infine, nel 1984, anche in Europa. In Italia il Banco alimentare è stato introdotto nel 1989 su iniziativa di un imprenditore milanese che creò la Fondazione Banco Alimentare con sede legale a Milano e magazzino a Meda. Da allora le filiali si sono moltiplicate (attualmente sono 10), ma gli scopi sono rimasti unitari e comuni: recuperare gratuitamente le risorse eccedenti e aiutare i bisognosi geograficamente più vicini, così da raggiungerli rapidamente e a costi minori. In sintesi si può affermare che il Banco Alimentare persegue un obiettivo umanitario attraverso un servizio offerto a tutte le aziende che decidono di collaborare. Le imprese che rappresentano le fonti di raccolta dei prodotti sono: l’industria agroalimentare; la grande distribuzione (supermercati, ipermercati, ecc.); la ristorazione collettiva (alberghi, ristoranti, collegi, mense, bar, paninoteche, fast-food, ecc.); gli enti pubblici (in particolare l’Ama, l’Azienda di Stato per gli Interventi sul Mercato Agricolo che gestisce le sovrapproduzioni agricole del nostro Paese per conto dell’Unione europea). I motivi per cui i primi 3 tipi di soggetti sopraelencati registrano periodicamente delle eccedenze sono numerosi: vicinanza della data di scadenza, quando il prodotto non è stato venduto rapidamente, a volte a causa di sbagliate previsioni sulla domanda; difetti nel confezionamento, come errori nella stampa delle etichette o differenze nella grammatura; packaging, quando viene rinnovata la confezione del prodotto o si devono smaltire dei campioni gratuiti, oppure restano invenduti beni confezionati in modo particolare per rispondere alle esigenze di mercati esteri; stagionalità di prodotti legati a periodi o ricorrenze particolari; lancio di nuovi prodotti o campagne promozionali, che rendono vecchie le versioni precedenti del bene o non incontrano il favore del pubblico nella misura prevista e sono quindi ritirati dalla vendita. Tutte queste eventualità procurano difficoltà economiche, logistiche e tecniche alle industrie produttrici che devono decidere se vendere sottocosto questi eccessi, se riutilizzarli nella produzione, ove possibile, se distruggerli fisicamente, rispettando le normative ambientali. A fronte di tali problemi risulta spesso più facile, e forse gratificante, rivolgersi al Banco alimentare. La Fondazione contatta le imprese, la distribuzione organizzata, i grossisti, gli importatori, le società di ristorazione, i mercati ortofrutticoli e le aziende agricole per invitarli a donare le eccedenze per poterle utilizzare a fini benefici. Puntualizziamo che non si tratta di generi alimentari avariati o scaduti, ma semplicemente di rimanenze dovute alle diverse politiche commerciali delle aziende. Dalle aziende ai volontari Tra le aziende e il Banco Alimentare viene sottoscritto un accordo che garantisce la perfetta conservazione delle derrate, l’utilizzo a fini rigorosamente non commerciali dei prodotti donati, e il non ritiro dei generi alimentari che abbiano superato la data di scadenza. I prodotti che provengono dalla ristorazione e dall?Ama presentano alcune difficoltà logistiche aggiuntive, dovute al fatto che questi sono cibi già cucinati, merci a rapida deperibilità oppure che richiedono operazioni di trasformazione, rendendo indispensabili ampi magazzini e frigoriferi. In generale i fornitori di prodotti portano gratuitamente le loro eccedenze presso i magazzini di raccolta, dove esse vengono controllate, catalogate, suddivise e preparate per il ritiro. Sono i volontari del Banco alimentare, infatti, che smistano le merci agli enti di assistenza convenzionati. Le derrate fornite agli enti rappresentano per essi sia un prezioso aiuto alimentare, sia la possibilità di un considerevole risparmio di tempo e di denaro, risorse che possono essere così utilizzate più proficuamente per le finalità specifiche dell?organizzazione stessa. Dove va a finire la merce Normalmente è l?ente interessato che presenta alla Fondazione una relazione dettagliata sulla propria attività, una copia dello Statuto e una lettera di richiesta di sostegno formale, dopodichè subisce un?attenta ispezione che determina, tra l?altro, il suo fabbisogno di prodotti alimentari. La formalizzazione del rapporto si ha con l?accordo di collaborazione a scopo di assistenza che, pur non essendo un contratto, regolamenta i rapporti tra Banco alimentare ed ente, stabilendo, per esempio, che l?ente può utilizzare le derrate ricevute solo per la preparazione di pasti destinati ai bisognosi, mentre non può utilizzarle a scopo commerciale, che deve ritirare con propri mezzi i beni presso il magazzino di zona e che da quel momento diviene responsabile della conservazione e della distribuzione dei prodotti stessi. Le organizzazioni che attualmente ricevono erogazioni sono centri di accoglienza e mense per senza fissa dimora, comunità per portatori di handicap e malati psichici, comunità per anziani, comunitàper minori e ragazze madri, comunità per ex-tossicodipendenti e malati di Aids, gruppi di sostegno a famiglie povere. Il Banco Alimentare si affida alla generosità di privati e aziende per avere l’attrezzatura dei magazzini (carrelli elevatori, celle frigorifere e furgoni), degli uffici (scrivanie, fax e computer), per l’attività di comunicazione (pubblicità e stampa di materiale promozionale), e per far fronte alle spese crescenti di elettricità, telefono e cancelleria, affitto e riscaldamento di uffici e magazzini, manutenzione di mezzi e attrezzature, stoccaggio e trasporto. Cercatelo qui Le sedi italiane del Banco Alimentare si trovano a:Torino,Monza,Verona,Bologna, Forlì,Firenze,Pesaro,Roma,Caserta,Cagliari,Catania.La sede del Coordinamento nazionale si trova a Monza(Mi),piazza Carducci 3,Tel. 039/384214,Fax. O39320617. Indirizzi di posta elettronica e per informazioni su Internet: bancoalimentare@reteuropa.com http://reteuropa.com/lexicon/bancoalimentare/BANCO1.HTM http://195.120.225.5/banco/index.html http://www.pesaro.com/banco/


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