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due candidatiper il servizio civile

Usa al voto Obama e McCain d'accordo: il Voluntary National Service Act sarà legge

di Redazione

Il non profit ha incastrato in un colpo solo John McCain e Barack Obama. Che alla Casa Bianca salga il candidato repubblicano o democratico, infatti, è ormai certo di portare a casa una storica vittoria: l’entrata in vigore del servizio civile nazionale, volontario e remunerato, regolato dal Voluntary National Service Act che il Congresso americano trasformerà in legge entro settembre 2009.
Un ottimo risultato per la Service Nation Campaign, una campagna di promozione del servizio civile nazionale, cui aderiscono oltre cento organizzazioni senza scopo di lucro di destra e di sinistra, in rappresentanza di oltre cento milioni di americani, che con un lungo e laborioso dietro le quinte ha saputo sfruttare la passione sociale dei due candidati. Incastrandoli, appunto.

Il trappolone
Ufficialmente, la trappola scatta giovedì 11 settembre, a New York, durante il ServiceNation Summit: McCain e Obama hanno accettato di parteciparvi presentando la nuova America che hanno in mente. Ma la loro presenza verrà interpretata, e venduta al pubblico, come molto di più. Un’accettazione, e una condivisione, del principale obiettivo della campagna ServiceNation – lanciare un programma di servizio civile nazionale, volontario e stipendiato attraverso gli AmeriCorps, aumentando le fila da 70mila a un milione di volontari entro il 2020.
Anche il momento del lancio non è stato scelto a caso, gli ultimi giorni della campagna elettorale sono quelli che assicurano l’audience più alta.
Cliccare, per credere, sul sito Bethechangeinc.org: 12 settembre, stesura della Declaration of Service che ogni cittadino americano potrà stampare da Internet e ratificare; 27 settembre (il giorno dopo il primo faccia a faccia tra i due candidati alla presidenza degli Usa), giornata nazionale di volontariato in tutti gli Stati; e via così fino all’approvazione del Voluntary National Service Act. Legge a cui, da molti mesi, lavorano segretamente due cervelli con interessi politici molto diversi, il senatore democratico Ted Kennedy e il suo collega repubblicano Orrin Hatch.
Possibile? Certo: la collaborazione, bipartisan, astuta e capace di sedurre senatori, intellettuali ed economisti, è la regola numero uno della campagna ServiceNation che ha saputo anticipare in maniera egregia l’agenda politica di McCain e Barack Obama.
Investire nel sociale conviene
Tutto comincia nel settembre 2007, con una copertina del Time dedicata alla necessità di lanciare una forma di servizio civile nell’America post 11 settembre che vanta il record di cittadini impegnati nella storia a stelle e strisce – 61 milioni nel 2006 – ma anche emergenze sociali sempre più preoccupanti. Il settimanale viene bombardato di lettere firmate da attori, innovatori sociali, studiosi, associazioni non profit e normali cittadini favorevoli a un servizio civile remunerato. E dagli uffici di Be The Change, impresa sociale con sedi a Washington e nel Massachusetts, nasce l’idea di una campagna trasversale che sfrutti le elezioni. Partendo da un semplice calcolo matematico che, via email, viene inviato a centinaia di organizzazioni non profit: un dollaro investito nel sociale genera da 1,5 a 3 dollari di beneficio sociale. Tra i beneficiari del messaggio ci sono anche i responsabili delle campagne di Hillary Clinton, Barack Obama e John McCain, che fanno del “national service” un mantra elettorale. Hillary promette di aprire una West Point del sociale in cui formare gli specialisti del servizio civile. Obama basa l’intera corsa alla Casa Bianca, e la sua straordinaria raccolta fondi online, sulla voglia dei cittadini americani di spendersi e impegnarsi per costruire una società migliore presentando un piano da 3,5 miliardi di dollari per aumentare le file di AmeriCorps e PeaceCorps e incentivare studenti e veterani a fare volontariato. E McCain, tra i pochi senatori repubblicani a difendere gli AmeriCorps, voluti da Bill Clinton, a rischio smantellamento durante il primo mandato di Gorge Bush, dichiara: «Il servizio per gli altri è stato lungamente considerato un tema di sinistra. Un peccato: perché dovere, onore e patria sono valori che trascendono le ideologie. Perché il servizio civile è uno strumento per mettere in pratica il proprio patriottismo».

Come non farsi prendere in giro
Il rischio che impegno e servizio civile diventino solo slogan elettorali, come già successo in altre campagne presidenziali, va però considerato. Anche se la NationService Campaign è già al lavoro perché ciò non accada e ha organizzato un movimento radicato in ogni Stato e un summit, quello previsto a New York per l’11 settembre, che in molti hanno paragonato al President’s Summit 2007. Allora, tutti gli ex presidenti degli Stati Uniti si riunirono a Philadelphia per promuovere il volontariato. Con grande eco sui media e scarso impatto.
Riusciranno Caroline Kennedy, il sindaco di New York Michael Bloomberg, e i molti altri pezzi grossi della politica americana che hanno lavorato per organizzare il summit a non ripetere l’errore? Secondo molti, compreso il Time, media partner del summit newyorkese, i due candidati non hanno scampo: entro il 2009 il servizio civile sarà legge. Non che non si siano accorti della trappola: Ted e Caroline Kennedy da un lato, e il senatore Orrin Hatch dall’altro, ben sanno che l’impegno sociale è un tema che può far vincere o perdere le elezioni.

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