Welfare

Due bandi dedicati ai Neet e al benessere relazionale dei bambini

Con poco meno di sei milioni di euro, finanziati due interventi (“Neetwork in rete” e “Attenta-mente”) che appaiono quanto mai legati all'attualità, soprattutto alla luce degli effetti generati dalla pandemia con le restrizioni imposte alla popolazione. In Italia sono più di due milioni i giovani che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in attività di formazione.

di Redazione

Fondazione Cariplo lancia due nuovi bandi: uno dedicato ai Neet, l’altro sul benessere emotivo e psicologico di bambini e ragazzi. Il primo bando, “Neetwork in rete”, è a sostegno della componente più fragile dei Neet, ovvero i giovani che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in alcuna attività di formazione. Il budget totale è di 2,3 milioni di euro. Il nostro Paese conta oltre due milioni di giovani con età compresa tra i 15 e i 29 anni in tale condizione, di cui circa 254mila nella sola Lombardia. Di questo insieme fanno parte ragazzi di entrambi i sessi con caratteristiche e percorsi di vita e scolastici diversi, di cui però quasi la metà ha in comune un basso livello di istruzione, ovvero non possiede il diploma. La componente più vulnerabile si compone con maggior frequenza da giovani donne, ragazzi con background socioeconomici svantaggiati e poco supportivi e da livelli di competenze e soft skills inferiori alla media. Vivere la condizione di Neet, soprattutto se prolungata, genera conseguenze che interessano varie sfere dalla vita: dalla salute e benessere psicologico alla capacità di autodeterminare il proprio percorso di vita. La sfida più complessa delle progettazioni rivolte ai Neet, in particolare per quanto riguarda i giovani fuoriusciti prematuramente dal sistema scolastico, è prima di tutto quella di intercettarli, cui segue quella di agganciarli e dare continuità ai percorsi di attivazione loro proposti. Diventa pertanto cruciale costruire alleanze e reti sul territorio capaci di approcciare il fenomeno in maniera innovativa, integrata e multidisciplinare.

Fondazione Cariplo con questo bando intende rafforzare l’azione di contrasto al fenomeno dei Neet avviata nel 2016 con il Progetto Network, valorizzando le risorse del territorio e potenziando la capacità di intervento a sostegno dei giovani a maggior rischio di marginalità. In particolare, il bando intende sostenere iniziative di intercettazione, aggancio e riattivazione di Neet rispondenti a un profilo di fragilità (fascia 18-29 anni, in possesso al massimo della qualifica professionale, disoccupati da almeno tre mesi) efficaci nel rafforzarne l’autostima, motivarli e aumentarne l’occupabilità. Neetwork in rete è un bando con scadenza a due fasi:

  • 6 giugno 2023: Fase 1, invio dell’idea progettuale;
  • 18 ottobre 2023: Fase 2, invio della progettazione definitiva.

La compilazione online del bando sarà disponibile a partire dal 12 aprile. Il bando Neetwork in rete sarà presentato il 17 aprile alle ore 15 (evento in streaming sul sito della Fondazione Cariplo).

In linea con gli obiettivi strategici, e in particolare con quello di innovare i sistemi di welfare adeguando le risposte all’evoluzione dei bisogni, il secondo bando da 3,5 milioni di euro guarda al benessere emotivo, psicologico e relazionale di bambini e ragazzi: si chiama “Attenta-mente”, scade l’8 giugno 2023 e verrà presentato martedì 18 aprile alle ore 15 (sempre in streaming).

Nelle fasi più acute della pandemia, e ancora di più nel periodo post emergenziale, sono stati lanciati molti allarmi e appelli rispetto alle possibili conseguenze sulla salute mentale della popolazione, e dei minori in particolare. Diverse voci hanno segnalato un crescente malessere emotivo e psicologico espresso da bambini e ragazzi in forme e intensità tra loro molto diverse: ansia, depressione, aggressività, disturbi della condotta e della regolazione emotiva, dipendenza digitale, disturbi del comportamento alimentare e del sonno, fobia scolare, ritiro sociale, fino agli attacchi al corpo (ideazione suicidaria e atti di autolesionismo). Al contempo, famiglie, scuole e servizi hanno mostrato preoccupazione e difficoltà rispetto alla possibilità di svolgere, in tempi e modi idonei, il loro compito educativo e/o di cura per fronteggiare questa situazione. Quarantene, restrizioni, isolamento sociale, stress famigliare, chiusura prolungata di scuole e servizi educativi, incertezza sul futuro, hanno fatto da agenti “detonatori-acceleratori-emersivi” di malesseri già presenti: infatti, significative manifestazioni di disagio e sofferenza tra le fasce giovani della popolazione appaiono in crescita da tempo. Ad oggi non è ancora possibile avere un’analisi dettagliata del fenomeno, che rimane anche difficile da definire e perimetrare. Appare quanto mai necessaria un’azione di conoscenza e di ascolto, che vada oltre le percezioni pur diffuse e le micro-indagini. Molti suggeriscono da tempo di rintracciare alcune concause di questo malessere diffuso nella fragilità del mondo adulto e nelle carenze e disfunzionalità dei contesti e dei modelli educativi.

Il dibattito in corso mette pertanto in guardia dal rischio di eccessiva medicalizzazione e “privatizzazione” dei disagi emergenti (solo cure individuali e ricorso ai servizi specialistici) e sollecita un lavoro di ascolto, prevenzione e intercettazione precoce, in particolare negli ambienti di vita dei bambini e ragazzi (la famiglia, la scuola e i contesti di educazione non formale) attraverso un sostegno agli adulti di riferimento, una sensibilizzazione e una formazione che contribuiscano a una maggiore consapevolezza e capacità di leggere tempestivamente i segnali di disagio e di rischio; inoltre, suggerisce fortemente di creare “ponti” e spazi di collaborazione tra le famiglie, i servizi educativi, sociali e sanitari.

Appare prioritario intervenire in prima battuta sulle situazioni di disagio, alla luce dei molti bisogni ancora senza risposta, sostenendo l’attivazione di tutte le risorse disponibili per contribuire a dare un sostegno immediato ai tanti ragazzi che le vivono, nella consapevolezza che nel medio-lungo periodo sarà necessario investire maggiormente su sistemi di prevenzione diffusa e sulla promozione attiva del benessere.

Dopo la significativa risposta del territorio al primo bando, la Fondazione Cariplo rinnova l’impegno sul tema, confermando l’impianto di base per contribuire ad affrontare la situazione portata in evidenza dalla pandemia, a partire dai minori più in difficoltà dal punto di vista psichico, emotivo e relazionale. Lo farà sostenendo progetti che garantiscano l’intercettazione precoce di situazioni di disagio emergente o sommerso, affinché non rischino di essere trascurate e quindi di evolvere in diagnosi gravi e patologie croniche. Non solo: l’obiettivo è quello di aumentare la capacità degli enti di articolare per e con i minori – a rischio o con disagi già conclamati – forme di supporto e cura tempestive, ben calibrate e coordinate sul piano educativo, sociale e sanitario. Infine, occorre facilitare la nascita o il rafforzamento di alleanze territoriali tra gli attori del Terzo settore, del pubblico e della comunità, disponibili a mettere questi temi in un’agenda di lavoro comune.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.