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DS e industria bellica: la relazione di Marco Minniti

La relazione del responsabile settore difesa per i Ds, in occasione del Convegno organizzato dalla Quercia ieri dal titolo: "Le nuove sfide della difesa italiana". Presenti i big dell'industria

di Giulio Leben

Appoggio all’industria bellica italiana che, secondo i Ds, soffre di una grave disattenzione da parte del governo in carica. Finanziamenti aggiuntivi e un capitolo specifico nel bilancio, nel qual caso l’Unione andasse al governo l’anno venturo. E’ questo il senso complessivo del convegno che si è tenuto ieri, 7 novembre a Roma, organizzato dai Ds. A cui hanno partecipato gli stati generali dell’industria e della Quercia. Fra i protagonisti: il Ministro della Difesa Antonio Martino, il capo di Stato maggiore della Difesa Gianpaolo Di Paola, il Segretario Generale delegato Nato Alessandro Minuto Rizzo, il Presidente Comando militare dell’Unione Europea Rolando Mosca Meschini, l’amministratore delegato Fincantieri Giuseppe Bono, il rappresentante permanente italiano presso la Nato Maurizio Moreno, il presidente dell’A.I.A.D. Giorgio Zappa e il rappresentante italiano nel Comitato politico e di sicurezza dell’Unione Europea Maurizio Melani.

I punti salienti dell’introduzione
Marco Minniti, Capogruppo DS in Commissione Difesa e componente della delegazione N.A.T.O. del Parlamento italiano, ha illustrato nella sua introduzione le preoccupazioni e le prospettive dell’impegno diessino nel comparto, rilanciando la necessità del rafforzamento per una “difesa europea”.

  • la formazione di Gruppi da Combattimento EU (EU Battlegroups) quali parti delle Forze di Intervento Rapido. Dal 2007 in poi, l?Unione europea avrà la capacità di effettuare anche contemporaneamente due distinte operazioni di risposta rapida, sempre a livello di singolo battlegroup, sotto il comando diretto di appositi organismi operativi di teatro. La struttura di comando e controllo interforze italiana, il COI ? Comando Operativo di vertice Interforze, è candidata ad assolvere questa funzione.
  • l?istituzione dell?Agenzia Europea per la Difesa, sta sviluppando, congiuntamente al Comitato Militare EU un sistematico processo di sviluppo delle capacità militari EU sulla base di valutazioni di costo/efficacia e promuovendo l?armonizzazione sull?acquisizione dei materiali ed equipaggiamenti per la Difesa, concependo per lo scopo programmi di studio nel campo tecnologico, di ricerca e sviluppo, marketing e produzioni industriali. Dare impulso ai lavori dell?Agenzia deve diventare una priorità di governo.
  • la Cellula Civile-Militare, struttura EU che amplierà le capacità di gestioni delle crisi in un quadro multi-operativo, realizzando una maggiore interconnessione fra strutture e strumenti civili e militari.
  • un piano per il coordinamento del trasporto strategico aeromarittimo, ?L?approccio Globale di Dispiegamento? strumento chiave in funzione strategica per il dispiegamento rapido delle forze EU.
  • il coordinamento tra EU e NATO, nel rispetto della reciproca autonomia decisionale, per un impegno di una generale complementarità tra EU Battlegroups e Forza di Reazione NATO, con particolare riguardo agli standards ed alle procedure operativi.

    I primi commenti: Aon e politici
    “I Democratici di Sinistra devono dire al paese dove vogliono trovare le risorse che oggi hanno promesso ai vertici delle Forze Armate italiane?. E’ quanto ha dichiarato Massimo Paolicelli, Presidente dell’Associazione Obiettori Nonviolenti.

    “E’ grave ? prosegue Paolicelli ? che i DS non mettano minimamente in discussione questo modello di difesa al quale hanno dato un forte contributo quando sono stati al governo nella passata legislatura. La professionalizzazione delle Forze Armate con una forza di 190.000 uomini, alcuni costosissimi sistemi d’arma, l’elevazione a quarta Forza Armata dei carabinieri sono scelte fatte dal precedente Governo e che, come avevamo apertamente denunciato, stanno facendo lievitare a dismisura i costi di questo modello di difesa. Le spese per il personale volano in alto, si continua ad investire in inutili sistemi d’arma, visti i nuovi scenari strategici che abbiamo davanti e poi si taglia sull’esercizio e sulla manutenzione, mettendo a repentaglio la vita degli stessi lavoratori con le stellette”.

    Ma non solo dalle fila della società civile sono giunte le critiche. “All’interno del partito ci sono posizioni diverse”, a dirlo è Silvana Pisa, prima firmataria della mozione parlamentare sulle armi leggere a favore della campagna Controlarms, che, raggiunta da Vita.it, non cela un certo imbarazzo per la posizione assunta dal proprio partito in occasione del convegno, e precisa “in questo caso parliamo di sistemi d’arma bellica, mentre la mozione da me firmata mira a controllare il commercio delle armi leggere. Ciò detto, non vi è ombra di dubbio che la cose non possono andare disgiunte. Spero che il mio partito voglia quindi valutare la situazione nel suo insieme”.

  • Scarica la relazione introduttiva in pdf
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