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Ds: di Stato o del sociale?
I diessini aperti, quelli di governo e di lotta, i pontieri e quelli che "il pubblico non si tocca". La legge Turco li ha portati allo scoperto. E adesso D'Alema ...
Si è infilato nei corridoi della politica, quando erano tutti fuori per la pausa pranzo, e non è più andato via. E da allora, in qualità di convitato di pietra, tormenta i funzionari di partito, pizzica gli eterni amanti delle ideologie e fa sbuffare tutti. Stiamo parlando del non profit che, con l’arrivo a Montecitorio della legge quadro Turco-Signorino sull’assistenza, ha sollevato un piccolo, silenzioso putiferio. Soprattutto a sinistra. Soprattutto nel partito di governo. La legge, approdata alla Camera dopo tre anni di stenti, riconosce il ruolo attivo dei corpi intermedi e fa da spartiacque fra due ere: una in cui gli apparati contavano più delle persone e una quando i cittadini, in futuro, potranno lavorare (senza tessere in tasca) per arginare l’esclusione sociale. Cosa succede all’interno della sinistra? Di tutto e di più. Ci sono quelli che si sono calati l’elmetto per difendere papà-stato e ci sono quelli che pensano che il mondo è cambiato ed è arrivato il momento di affrontare i nodi al pettine. Ci sono quelli che, per questioni di strategia, vogliono far spazio alla società che preme per avere diritto di cittadinanza all’interno della politica e ci sono quelli che hanno un passato di sinistra e un presente confuso e cercano un mondo scevro da ideologie. Un partito trasversale che riconosce il ruolo del volontariato nelle guerre, nell’assistenza agli anziani, ai tossicodipendenti, ai malati. Vediamo chi è chi in questa piccola rivoluzione.
La sinistra sociale. Il suo principale opinion leader è Mimmo Lucà, vicepresidente dei Ds alla Camera, che ha impugnato la bandiera della sussidiaretà e ha trascinato con sè pezzi di sinistra come i deputati Elsa Signorino, Vasco Giannotti, Claudia Mancina. Uno schieramento sostenuto dal segretario del partito Walter Veltroni, il quale non ha rinunciato al sogno del grande partito democratico e vuole mettere insieme i pezzi “migliori” della società e della politica (con aperture chiare verso l’area cattolica). Sono quelli che considerano che il mondo è cambiato e come dice Lucà, credono nelle «reti di solidarietà, comunità, imprese sociali, tutti protagonisti di un nuovo sistema di protezione e promozione sociale».
La sinistra di governo, animata da diversi intenti. Il presidente del Consiglio, impegnato in un difficile compito equilibrista, che deve tenere insieme la maggioranza di governo, non allungare troppo la corda all’opposizione del Polo e riconoscere la forza dirompente del Terzo settore. Da Franco Bassanini che ha capito l’importanza del ruolo dei cittadini vicini alle istituzioni fino a Livia Turco, paladina della sussidarietà e Cesare Salvi, ministro del Lavoro che ha insediato una Commissione di studio sul Terzo settore.
La sinistra di lotta rappresentata nei Ds da Gloria Buffo. Sono i puri e duri che più vedono la destra alzare la bandiera del non profit e più hanno paura di abbassare la guardia. Temono l’anima liberista del mercato dei servizi del si- salvi chi-può e sopravviva solo chi ha soldi, amici e influenze.
I traghettatori o pontieri. Tengono gli occhi aperti, esprimono l’attenzione dei vertici e interloquiscono con le inquietudni della sinistra del partito. Come Fabio Mussi che insiste e dice «la sinistra non vuole arrivare a una concezione ultraliberista del privato, che può sconfinare nell’affarismo», ma ammette che le categorie sociali tradizionali sono tramontate e c’è bisogno di un approccio nuovo mutuato dal personalismo cristiano, che riveda il rapporto fra questa e la politica.
Sinistra sindacale e statalista. Per i Cobas il nemico è il “Governo dei minimi” e quel poco che rimane di Welfare deve essere difeso, a tutti i costi. Sergio Cofferati lavora ai fianchi la sinistra di D’Alema e non vuole svendersi al mercato nero del liberalismo. Betti Leone della segreteria confederale accetta solo la “sussidarietà verticale”, che trasferisce fondi agli enti locali ma non al non profit, che non può diventare supplente dello Stato. Luigi Agostini, responsabile Terzo settore Cgil, va a testa bassa verso il futuro. Lanciatissmo. Per la questione sociale ci deve essere un approccio adeguato, moderno, europeo. Con il sindacato in qualità di garante.
Battitori liberi. Sono tanti, fuori e dentro il governo. Sono quelli che hanno paura delle ideologie e preferiscono guardare i fatti concreti. Fra loro Marco Pezzoni, deputato Ds, attento osservatore del rapporto federalismo-personalismo-comunità locali e Paolo Nerozzo, della funzione pubblica Cgil, che ha abbracciato il protagonismo dei cittadini, a patto che ci siano garanzie di controllo e contratto unico per i lavoratori del Terzo settore. Non in nome del liberismo, ma della democrazia, si intende. Amen.
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