Cultura

Droghe, Soggiu: “sui fondi ci vuole più trasparenza”

Il prefetto antidroga si augura che i finanziamenti del nuovo Dipartimento non vadano solo ai 'soliti noti'

di Redazione

”Auspico che il colui che sara’ chiamato a dirigere il nuovo Dipartimento per la lotta alle tossicodipendenze provveda a una sempre piu’ cristallina gestione della distribuzione dei fondi”: lo ha detto il commissario straordinario del governo per le politiche antidroga, prefetto Pietro Soggiu, intervenendo a un convegno dell’ Udc su adolescenti e dipendenze. Soggiu ha aggiunto che, a suo parere, ”i fondi vanno erogati non solo ai ‘soliti noti’ ma anche a coloro che ne hanno davvero bisogno”, cioe’ alle piccole comunita’ terapeutiche che sempre piu’ spesso oggi sono costrette a chiudere per mancanza di soldi. In Italia, ha spiegato, esistono 556 sert e circa 1.260 comunita’, grandi e piccole, che devono spartirsi i fondi statali che da pochi mesi vengono erogati dal Dipartimento nazionale per le politiche antidroga, istituito dalla scorsa legge finanziaria e direttamente dipendente dalla Presidenza del Consiglio. Il nuovo dipartimento ha il compito di collaborare con le associazioni, le comunita’ terapeutiche e i centri di accoglienza che operano nel campo della prevenzione, recupero e reinserimento sociale dei tossicodipendenti. Il commissario straordinario ha focalizzato anche l’ aspetto ‘criminoso’ legato alle droghe, cioe’ il traffico delle sostanze stupefacenti: ”nel 2000 – ha detto – sono state sequestrati in Italia 2.500 chilogrammi di eroina e poco piu’ di 4.000 chilogrammi di cocaina, mai cosi’ tanta nella storia del nostro Paese, e i dati crescono ogni anno”. Un fenomeno, questo, che non riguarda soltanto l’ Italia ma anche tutto il resto d’ Europa, dalla Gran Bretagna a Malta, dalla Spagna alla Germania. ”Su questo bisogna riflettere e preoccuparsi – ha insistito – come sul fatto che il 60% del giro d’ affari annuo delle maggiori ‘cupole’ criminali derivi dal traffico di droga”. La legalizzazione, ha spiegato Soggiu, non e’ la soluzione come alcuni sostengono. Innanzitutto, ”non si puo’ legalizzare solo in un Paese ma bisogna farlo in tutto il mondo”, e poi, ”se ad esempio si legalizzano solo i derivati della cannabis, la criminalita’ si butta sulle altre sostanze” e quindi il problema non si risolve.


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