Volontariato

Droghe. Cartello società civile dice no al ddl Fini

Lo promuove il Cnca dietro allo slogan "Non incarcerate il nostro crescere". E giudica la proposta di legge Fini "ideologica e repressiva"

di Ettore Colombo

Una legge manifesto con slogan al posto degli articoli, figlia di una cultura che tende ad appiattire ogni diversita’. Ma soprattutto una legge che ha due, devastanti, caratteristiche: l’ideologismo e la natura repressiva. Non vanno per il sottile nel giudicare la legge Fini sulle droghe le decine di operatori pubblici e privati che hanno dato vita ad un cartello il cui fondamento per la lotta alla tossicodipendenza e’ educare e non punire. Le associazioni, tra le quali il Coordinamento nazionale comunita’ di accoglienza (Cnca), la Cgil, Cisl e Uil, il Gruppo Abele, la comunita’ Saman, ma anche l’Agesci, l’Arci, Antigone, Magistratura democratica, Scs/Cons(Salesiani), hanno presentato oggi le loro proposte per ”riaffermare l’impegno di solidarieta’, di vicinanza, di offerta di servizi di cura e di ascolto”. ”I fenomeni sociali – ha spiegato Don Luigi Ciotti – vanno governati e non esorcizzati con leggi manifesto che non hanno presupposti educativi. Una legge che contiene punizioni e divieti e’ diseducativa. Vorrei che questi signori avessero l’umilta’ di confrontarsi con gli altri e non solo con gli amici degli amici”. Quello di Fini, ha aggiunto Lucio Babolin, presidente del Cnca, e’ un ”testo ideologico fondato sulla repressione e figlio di una cultura dominante che stigmatizza qualsiasi diversita’, tende ad appiattire tutto e al rifiuto di chi rifiuta l’omologazione”. Una legge, insomma, incentrata sulla ”repressione”. Babolin ha poi criticato il governo per non essersi rivolto alle associazioni. ”Piu’ volte abbiamo chiesto di essere ascoltati, ma nessuno ci ha mai convocato ne’ nessuno ha mai voluto ascoltare la nostra esperienza”. Forse, ha concluso rifacendosi alle vicende che li hanno visti coinvolti, ”hanno preferito consultare il viceministro Micciche’ e il senatore Colombo…”. LA PERSONA AL CENTRO DI OGNI INTERVENTO. ”Vogliamo riaffermare – scrivono nel documento le associazioni – l’ assoluta centralita’ della persona. Rivendichiamo la priorita’ per politiche di ascolto, supporto, comprensione, accompagnamento”. ”L’ascolto – spiegano – richiede la capacita’ di domandarsi sempre cosa sia meglio per il bambino, il giovane, il tossicodipendente, il disabile, che sono tra i protagonisti principali dei nostri progetti”. NO ALLA PUNIZIONE CHE ALLONTANA DAI SERVIZI. L’ansia punitiva che promette o una ”pesantissima pena carceraria o l’ingresso coatto in comunita’ terapeutica”, secondo le associazioni che si riconoscono nel ‘cartello’, ”rischia di allontanare dall’accesso liberamente scelto ai nostri servizi”. Dunque ”il timore della punizione rischia di spingere ancor piu’ nel sommerso milioni di persone”. SI’ ALLA STRATEGIA DEI QUATTRO PILASTRI. Lotta al traffico, prevenzione, cura-riabilitazione, riduzione del danno, che l’Ue sperimenta da anni nella lotta alle droghe ”si conferma come l’unica strada percorribile”. ”Convalidata – aggiungono – da centinaia di progetti, sperimentazioni, servizi e relazioni attivate in questi anni anche in Italia”. DIFESA E RILANCIO RETE PUBBLICO-PRIVATO. ”E’ la risposta capace di intercettare rapidi cambiamenti, richieste articolate e diversificate, conseguenza di un fenomeno in continua e rapida evoluzione e di un numero di consumatori in continuo aumento”. In piu’, per le associazioni ”occorre garantire risorse certe sia di tipo strutturale (passare dall’attuale 0,8% all’1,5% del fondo sanitario)”, sia risorse progettuali assegnate tramite il Fondo per la lotta alla droga stabili e regolari. ”Chiediamo piu’ pubblico e piu’ privato accreditato – concludono – siamo contrari ad una ipotesi secca di privatizzazione che releghi il pubblico a funzioni di esclusivo controllo del sistema ed erogatore di finanziamenti”.


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