Dipendenze

Droga, sesso, internet: per aiutare occorre imparare ad ascoltare il disagio

Nasce dalla lettura del numero di VITA di aprile “Droga, apriamo gli occhi” questa riflessione di Andrea Bocchini assistente sociale del Dipartimento Dipendenze Ast Ancona, Servizio Territoriale Dipendenze Patologiche di Senigallia. Nel suo testo il racconto di come «la narrativa degli utenti può essa stessa costituire un aggiornamento continuo per l’assistente sociale all’interno di un servizio per le dipendenze patologiche»

di Andrea Bocchini

Voglio iniziare questa breve riflessione introducendo la storia di una giovane utente, che chiamerò con il nome di fantasia Simona; la incontrai presso il Dipartimento Dipendenze di Ancona  ad inizio millennio in quanto aveva chiesto aiuto per problematiche derivanti dall’uso di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina ed allucinogeni.

Simona e la musica Goa

Durante il colloquio di accoglienza, Simona mi raccontò che era solita assumere allucinogeni nelle feste dove si ascoltava musica Goa, genere musicale a me sconosciuto, motivo per cui mi sono dovuto documentare sia sul  particolare tipo di musica che sulla tipologia di feste nelle quali essa veniva ascoltata: elementi anamnestici, questi, molto importanti per cercare di comprendere la problematica che Simona stava portando al Servizio.

Andrea Bocchini

Dalla mia ricerca scoprii che si trattava di un genere di musica elettronica che deve il suo nome alla Stato di Goa, il più piccolo tra gli stati dell’India, meta finale prediletta dagli hippy che sulle sue spiagge erano soliti radunarsi soprattutto negli anni Ottanta, per partecipare a feste, ballando al ritmo di nuove sonorità, figlie della fusione tra musica techno e trance.

La musica Goa raggiunse il suo apice tra il 1994 ed il 1998 per poi confluire nella psy-trance. 
Nei festival di musica Goa vengono solitamente utilizzate decorazioni dai colori fluorescenti che richiamano temi come religione, arte psichedelica e di vita extra-terrestre. L’ascolto di musica, l’utilizzo di sostanze allucinogene e le suddette decorazioni creano nel pubblico un’esperienza psichedelica.

L’importanza di documentarsi

Documentarmi sulla musica Goa fu importante ai fini di una piena comprensione della storia di Simona, delineandomi un quadro più chiaro e dettagliato della sua problematica.

Tutto questo per sottolineare che i particolari che ci raccontano gli utenti sono fondamentali per meglio decifrare la loro richiesta di aiuto. Nel caso di Simona fu importante avere chiaro il contesto di assunzione delle sostanze stupefacenti, al fine di delineare un preciso quadro anamnestico; non documentarmi sulla musica Goa avrebbe significato tralasciare un aspetto essenziale del suo racconto ed in egual modo della sua problematica.

Il betting-excange di Roberto

La storia di Roberto, altro nome di fantasia, costituisce un ulteriore esempio.
«Il mio problema sono le scommesse online, in particolare il betting-exchange»
Quando alcuni anni fa l’utente sopracitato mi riferì queste parole, non avevo idea in che cosa consistesse il betting-exchange

Il fatto, però, che ci abbia subito riferito di avere questa particolare dipendenza ha rappresentato un primo importante elemento di anamnesi.
Ero chiaramente in presenza di una problematica di dipendenza da gioco d’azzardo, in particolare da scommesse sportive, di cui non conoscevo la precisa modalità che stava causando una notevole perdita di denaro alla persona che mi stava chiedendo aiuto.

Il gioco d’azzardo è una delle forme di dipendenza patologica che contraddistingue questo nuovo millennio, insieme alla dipendenza dal web e dal gaming, queste ultime soprattutto per quanto concerne l’età adolescenziale.

Gestire nuove forme di dipendenza

Gli assistenti sociali, insieme agli altri professionisti dei servizi che si occupano di dipendenze patologiche, si trovano, ormai da anni, sempre più spesso ad essere chiamati a gestire queste nuove forme di dipendenza. Se pensiamo al caso del gioco d’azzardo, la problematica non è affatto nuova, visto che ha accompagnato l’essere umano sin dall’antichità; esso, quindi, non costituisce una nuova dipendenza, ma piuttosto un ritorno, una recrudescenza di una problematica che ci affligge da secoli.

Ma torniamo a Roberto ed alla sua dipendenza da scommesse sportive, in particolare da betting-exchange. Come già riportato, io non avevo idea di cosa fosse questo particolare tipo di scommessa, ragion per cui mi sono documentato. Betting-exchange: una particolare modalità di scommessa ispirata alla borsa finanziaria, e più in generale al trading. Una sorta di peer to peer nel settore delle scommesse, lanciato da Betfair (società inglese di scommesse sportive) nel 2000 in Gran Bretagna e legalizzato in Italia nel 2014.

In buona sostanza, con questa modalità di gioco si supera il binomio allibratore-scommettitore, dove il primo funge da banco ed il secondo effettua la puntata. Per ogni mercato ci sono sempre due componenti: da un lato ci sono quelli che pensano che un evento si verificherà (giocatori che puntano) e dall’altro quelli che ritengono che non si verificherà (giocatori che bancano).

Chiaramente l’assistente sociale non deve essere un esperto intenditore nel campo dei giochi d’azzardo, però una sua conoscenza, anche solo superficiale, può aiutarlo nell’approcciarsi alla problematica dell’utente.

Luca e le “tinderate”

Nel 2012 un utente, che chiamerò con il nome di fantasia Luca, chiese aiuto al servizio per le dipendenze patologiche dove lavoravo, per una dipendenza da sesso; durante il colloquio di accoglienza mi disse che l’ultima “tinderata” l’aveva avuta proprio la sera prima del colloquio.

Non conoscevo il termine “tinderata”; esso, però, risultò più chiaro durante il prosieguo del colloquio nel quale Luca mi parlò della realtà che stava vivendo, una realtà a me quasi sconosciuta. La sua  richiesta di aiuto mi costrinse a reperire informazioni in merito, scoprendo di fatto un mondo per me nuovo (anche perché diffuso da poco).

Il termine “tinderata” fa riferimento all’incontro con una persona conosciuta tramite la piattaforma di dating online Tinder, oggi conosciutissima, ma all’epoca del mio colloquio con Luca, da poco sbarcata in Italia. Oggi non vi è più solo Tinder; nel panorama del dating vi sono infatti anche altre piattaforme quali Once, Clover, Happn, Meetic, Badoo, Hinge, OKCupid, Grindr, Settle for Love.

Luca si rivolse al servizio sanitario in quanto si era reso conto di essere ormai diventato dipendente da questa tipologia di modalità di incontro, per lo più con scopi sessuali.
Se all’inizio Luca trovava quel mondo divertente, un mondo fatto di like, swipe, incontri a volte soddisfacenti ed altri meno, con il passare del tempo si è reso conto di non poterne più fare a meno: era diventato il solo modo di approcciarsi all’altro sesso.

Ovviamente non solo Luca ha manifestato questo tipo di dipendenza, basti pensare che una relazione su tre nasce online, ed i numeri importanti degli iscritti alle principali piattaforme di dating ne sono una prova tangibile: Meetic, 7 milioni, Badoo, 60 milioni, Tinder, 55 milioni. 

È importante sottolineare come la recente pandemia abbia agevolato l’incremento del numero degli iscritti, anche se, per fortuna, nella maggior parte degli iscritti non si sviluppano fenomeni di dipendenza.

Internet e social media

La storia di Luca introduce il tema della dipendenza da internet ed in particolare dai social media, una problematica che oggi colpisce soprattutto i più giovani ed il cui non solo trattamento ma anche l’accoglienza al servizio non è semplice.

Da una ricerca dell’Osservatorio scientifico del Movimento Etico Digitale del 2020, è emerso che il 79% dei ragazzi intervistati tra gli 11 e i 18 anni trascorre più di 4 ore al giorno sui social, ossia 28 ore a settimana, 120 ore al mese, sostanzialmente due interi mesi in un anno. 

Gli adolescenti accedono ad internet principalmente usando lo smartphone, più raramente tramite il personal computer come emerge da una ricerca del Censis del 2018, dove risultava che solo il 27% dei ragazzi accedeva al web tramite pc.

Il mondo online degli adolescenti

Internet per i giovani, ovvero i nati nel nuovo millennio, vuol dire soprattutto social media ed online gaming, “mondi” molto spesso poco conosciuti da noi assistenti sociali. È grazie al racconto di Antonio, un adolescente che si era chiuso nel suo mondo online, che nel 2018 mi sono avvicinato al mondo dei Massively multiplayer online role-playing games (Mporg), dove moltissimi giocatori collegati da tutto il mondo si sfidano contemporaneamente, ciascuno con un proprio personaggio e con molteplici possibilità di comunicazione, dalla semplice chat al parlarsi direttamente mentre si gioca.

All’interno di questi giochi nascono, dunque, tantissime amicizie anche grazie ad app come Telegram e Whattsapp che facilitano i contatti e rendono più semplice l’interazione. Al di la dei pericoli della rete, bisogna, però, fare attenzione alle amicizie online. Sul tema Zygmunt Bauman è stato illuminante: «I legami umani sono stati sostituiti dalle connessioni. Mentre i legami umani richiedono impegno, connettere e disconnettere è un gioco da bambini».

Assistenti sociali e sfide sempre più complesse

In conclusione l’assistente sociale che sempre più sovente si trova dinanzi a sfide nuove e complesse in cui dover attuare interventi terapeutici incisivi, deve curare costantemente l’aggiornamento, elemento, questo, che contribuisce indubbiamente a fornire una prestazione professionale più precisa e rispondente alla problematica espressa dall’utente.

Le storie di Simona, Roberto, Luca ed Antonio mi hanno insegnato molto, stimolando il mio aggiornamento sulle varie declinazioni della dipendenza patologica. Gli utenti possono insegnarci molto se sappiamo ascoltarli, aspetto quest’ultimo da non dare mai per scontato.

Abbiamo dedicato un’inchiesta al consumo di sostanze, in particolare da parte dei giovani, nel numero di VITA magazine “Droga, apriamo gli occhi”. Se sei abbonata o abbonato a VITA leggi subito “Droga, apriamo gli occhi” (e grazie per il supporto che ci dai). Se invece vuoi abbonarti, puoi farlo da qui. Se vuoi leggere il magazine, ricevere i prossimi numeri e accedere a contenuti e funzionalità dedicate, abbonati qui.

In apertura photo by Florian Schmetz on Unsplash

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