Non profit

droga: le ideologie non servono. gli obiettivi chiari sì

Pronte le nuove linee guida sulle tossicodipendenze

di Daniele Biella

Riduzione del danno da stupefacenti: basta ideologie, spazio alla concretezza. Questa la peculiarità delle nuove Linee guida sulla prevenzione delle patologie correlate alla dipendenza. Pronte dall’inizio di giugno e preparate in meno di due mesi da un tavolo tecnico lanciato a marzo alla Conferenza nazionale sulle droghe di Trieste dal Dipartimento politiche antidroga (Dpa) della Presidenza del Consiglio dei ministri, e composto dagli enti più rappresentativi del privato sociale nel settore (Cnca, Federserd, Fict, Fondazione Exodus, Gruppo Abele, Lila nazionale tra le altre), le direttive sono contenute in un documento di 21 pagine «semplici, asciutte e dirette», come le definisce Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento antidroga e del tavolo tecnico.
«Ora queste linee guida dovranno essere recepite dalle amministrazioni regionali (in via istituzionale, il documento viene presentato alla Conferenza Stato-Regioni di metà giugno, ndr) sotto forma di Lea – Livelli essenziali di assistenza – intesi come diritto fondamentale della persona», specifica Serpelloni. Una sostanziale rivoluzione per le amministrazioni pubbliche, «che possono acquisire o contestare i singoli punti del testo, ma non ripararsi dietro la mancanza di fondi: quelle messe nero su bianco sono azioni che dovrebbero essere attuate da almeno 20 anni», aggiunge il capo del Dpa. Il documento si apre con l’elenco di una decina di principi cardine: «Tre quelli fondamentali: la riduzione del danno è un’azione complementare e non alternativa al trattamento; quest’ultimo dev’essere di qualità, i farmaci devono essere integrati con il supporto psicologico; infine, è un errore madornale accomunare le strategie di prevenzione di patologie correlate a quelle di prevenzione primaria», spiega Serpelloni.
Per quanto riguarda gli obiettivi primari, le priorità descritte dalle linee guida sono «il contatto più precoce possibile con il tossicodipendente, la diminuzione della mortalità e dell’invalidità anche in seguito a incidenti stradali e sul lavoro, l’aumento di qualità della vita di chi è più disagiato a livello sociale, la prevenzione delle malattie infettive, la riduzione del danno e del rischio di contagio in carcere». Nella parte centrale del documento si concentrano gli strumenti e le azioni dirette che il tavolo tecnico suggerisce agli enti pubblici: «Dalle modalità di distribuzione di siringhe e profilattici alla formazione di pronto soccorso in caso di overdose, all’attivazione dei sistemi di allerta precoce, alle indicazioni su come somministrare il Naloxone», farmaco palliativo noto dagli anni 60 ma utilizzato con più frequenza dalla fine del secolo scorso. «Ogni azione è corredata da indicatori che valutano la sua efficacia», conclude il capo del Dipartimento antidroga, «in modo tale da poter apportare variazioni nei casi dove la verifica presenti risultati negativi o di scarso impatto».
La tempistica per l’entrata in vigore delle nuove linee guida è ben definita: «Ci aspettiamo risposte dalle Regioni nel giro di poche settimane, le inerzie non sono prevedibili», conclude Serpelloni, «anche perché agire con tempestività nella prevenzione delle patologie correlate alla dipendenza significa ridurre il numero di morti e persone danneggiate in modo irrimediabile».


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