Volontariato

Droga: l’analisi di Don Albanesi sui giovani

"Sono afflitti dai consumi", secondo il coordinatore nazionale delle comunità d'accoglienza

di Paolo Manzo

”Dietro i giovani che arrivano agli stupefacenti, oggi, non c’è solo il disagio, ma forme di consumo che vanno dagli oggetti più costosi e di moda all’alcol. Spesso si dimentica che i giovani sono forti consumatori di alcol e che è facile e frequente che sia questo il veicolo che porta ad altri consumi, come la droga”. Per Don Albanesi, coordinatore nazionale delle comunità d’accoglienza, è nel nodo del consumo la chiave per leggere il rapporto che lega le giovani generazioni alla droga. Per questo, secondo don Albanesi, la Giornata internazionale contro la droga che si celebra domani, ”deve avere almeno come primo obiettivo di far emergere che il problema esiste, visto che ultimamente non se ne parlava quasi più”. La droga come problema complessivo, dunque, e non come singolo elemento nella storia di un giovane, in cui lo Stato ha un compito preciso. ”Le istituzioni -dice infatti don Albanesi- non devono proibire, ma dissuadere. Lo Stato deve cominciare a occuparsi di politiche giovanili: nessuno parla dei giovani se non in occasione degli esami di maturità o di giornate come quelle di domani. Invece bisogna cominciare a occuparsene seriamente”. E se allo Stato è demandato il ruolo normativo, alla famiglia e agli altri attori della socializzazione spetta un compito più difficile, fornendo una alternativa efficace ai consumi. ”La famiglia, la scuola, gli educatori -dice don Albanesi- devono far vivere ai ragazzi una vita pulita, solare, con valori seri, dove i ragazzi possano essere finalmente se stessi”. Preciso anche lo spazio riservato alle comunità di recupero che don Albanesi rappresenta. ”E’ uno degli strumenti -spiega don Albanesi- oggi usato per riparare un danno già fatto, più che prevenirlo, perché quando arrivano da noi hanno altri problemi oltre la droga, non ultimi disagi psichici e problemi sociali”.


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