Formazione

Droga: in Italia 12.500 operatori per 180mila utenti

Il sistema dei servizi a sostegno dei tossicodipendenti versa in una "grave situazione di crisi". È questo, in sintesi, il giudizio espresso dai componenti del Tavolo di alta integrazione delle Comu

di Redazione

Il sistema dei servizi a sostegno dei tossicodipendenti versa in una “grave situazione di crisi”. E la responsabilita’ va ricercata “nella mancata applicazione delle leggi e nello scarso investimento che governo, Regioni e Aziende sanitarie hanno fatto sul fronte droghe in questi ultimi anni”. È questo, in sintesi, il giudizio espresso dai componenti del Tavolo di alta integrazione delle Comunita’ e dei Sert, formato dal Coordinamento nazionale comunita’ di accoglienza (Cnca), dalla Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze (FeDerSerD), dalla Federazione italiana comunita’ terapeutiche (Fict), che si e’ riunito oggi a Roma in occasione della Giornata mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di sostanze stupefacenti. “Sistema delle dipendenze. Un modello integrato di intervento”, questo il titolo dell’inizitiava che ha evidenziato le ombre degli atuali livelli di assistenza.
Si parte dalla questione organico: quello impiegato nei servizi pubblici per le dipendenze, osservano gli operatori, e’, in media, ridotto al 50% di quanto previsto nel Testo unico in materia di tossicodipendenza. E, intanto, cresce il numero delle persone prese in cura. Ad oggi, circa 6.500 operatori pubblici e 6.000 operatori privati devono curare e assistere 180 mila persone prese in carico dal sistema. Il 40% delle persone in carico ai servizi lo e’ da piu’ di dieci anni. Ma non tutti i tossicodipendenti possono accedere ai servizi a loro dedicati. Per il Cnr i consumatori di cocaina in Italia sono 1 milione e mezzo e non piu’ di 30 mila di essi riescono ad essere presi in cura dai servizi pubblici e privati. Da 4 anni, poi, segnalano gli operatori, “e’ stato cancellato il fondo nazionale di lotta alla droga”. E le Regioni spendono per il settore dipendenze, in media, una cifra pari allo 0,8% del Fondo sanitario nazionale, contro una media europea dell’1,5%. Gli operatori registrano anche una mancata valorizzazione degli interventi “di prossimita’” (drop in e lavoro di strada). A fronte di questo quadro “gravissimo”, il Tavolo avanza tre proposte alle istituzioni competenti. Bisogna, dicono gli operatori di Comunita’ e Sert, “implementare il sistema delle dipendenze cosi’ come previsto nell’atto di intesa Stato-Regioni del 1999, costituendo un Tavolo di coordinamento e monitoraggio nazionale, analoghe strutture regionali, i dipartimenti per le dipendenze in ogni Asl”. La seconda proposta e’ relativa alle risorse: gli operatori chiedono un segno di discontinuita’ rispetto al precedente governo, attraverso il ripristino di un fondo nazionale separato per le dipendenze. Infine, e’ necessario, chiudono, che in tutte le regioni italiane vengano “stabilizzati gli interventi di prossimita’ sia nel campo delle gravi marginalita’ sia rispetto ai contesti del loisir e dei consumi giovanili, ora costretti a sopravvivere solo come progetti eventualmente rinnovabili”.


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