Welfare

Droga, Fict: Jene e polici responsabili di un sistema malato

Lettera aperta del presidente Mimmo Battaglia a vita.it

di Redazione

Sulla vicenda ?jene e droghe in parlamento? in soli due giorni si è detto quasi tutto il possibile: lascia sempre più allibiti la velocità con cui le informazioni ne generano altre e insieme partoriscono commenti, invettive, richieste ed interrogazioni, in un battere mediatico ritmico, continuo ed incessante. Proviamo, noi operatori nel campo delle dipendenze, a restare distanti dal polverone sollevato, per riuscire a vedere meglio i contorni, tentiamo di guardare dall’alto per dare un’altra dimensione al problema. Ma la nostra ?deviazione? professionale, quasi ci impone di osservare la realtà che scorre dal punto di vista dell’educatore, di chi si impegna a veicolare, tirare fuori e cercare un senso ai contenuti: da questo particolare punto di vista le televisive jene ed i parlamentari coinvolti stanno dalla stessa parte. Sono entrambi dalla parte di chi se ne infischia delle regole e ci ride su, arrogandosi il diritto di farsi nuove regole su misura, in nome del diritto d’informazione o della necessità di sollevare i problemi gli uni, in nome della privacy e della libertà personale gli altri, entrambi con l’atteggiamento che i ragazzi nelle nostre comunità definirebbero ?da tossici?, manipolatore, teso ad accaparrarsi una fetta di diritto in più con l’inganno o con le scuse pronte. E con questo atteggiamento, con questo stile, le jene prendono a calci le regole democratiche, giocando il loro ruolo in questo grande fratello di intercettazioni spiattellate senza rispetto e senza autorizzazione, di prove estorte con l’inganno. Per promuovere alla grande la loro nuova stagione in tv, rivelando infine il segreto di Pulcinella. Con il medesimo atteggiamento i parlamentari coinvolti hanno la doppia veste di chi scrive le regole e le aggira, di chi studia le politiche contro le dipendenze ma senza denunciare il proprio pusher personale, anzi finanziandolo. In questo doppio gioco di informazioni continue ed opposte, l’unico messaggio che emerge chiaro e distinto dalla nube di parole è: tutto è lecito! È questo ciò che ci porta a mettere gli uni e gli altri dalla stessa parte, quella dello spettacolo che deve andare avanti, dell’apparire che vince sull’onestà, che vince su tutto. È questo che, da educatori, ci mette rabbia e paura, questo unico messaggio che filtra dal resto: tutto è lecito! Questo messaggio che si amplifica, rimbalza nelle tv e sui giornali, sul web e nelle piazze e diventa gigante. Una nuova grande regola, che sta dietro alle altre ormai prive di senso, che sta dietro alla costituzione, alle leggi ed al diritto morale: vera e intoccabile questa, solo di facciata quelle altre. E chi, da una parte o dall’altra, si schiera con le povere jene vittime dei poteri forti o con i poveri parlamentari vittime della fame di scoop, sta sempre dalla parte di chi qualche infrazione è disposto a tollerarla, basta che sia del tipo che non ci disturba. E allora cosa resta di questo polverone mediatico? Di solito quando si alza la polvere, se non lo si fa per fare pulizia (e non sembra proprio che siano le jene ad essere deputate a questo compito), quello che rimane è sporco! Sporco che si deposita sulle coscienze e sulle speranze. Rimane la difficoltà di trovare un punto fermo, il disagio di non riuscire ad allontanarsi dai facili qualunquismi sulla politica e sulla moralità di chi dovrebbe rappresentarci. Rimane l’imbarazzo dell’educatore che cerca modelli adulti di riferimento e valori forti da indicare senza trovarli nella quotidiana rappresentazione del mondo che filtra dalle solite petulanti finestre. Rimane l’impressione che tutta questa ricerca di verità nascoste non sia mai un passo verso la giustizia, ma verso il baratro del nichilismo valoriale. E questo preoccupa sinceramente di più dell’ennesimo deputato che tira di coca, rappresentante in ciò di una realtà sempre più radicata nella nostra terra, sempre più normale e tollerabile, sempre più accettata ad armi basse, senza combattere, senza neanche provarci. Sono le politiche reali, più che questi baracconi da audience, a preoccupare realmente: l’incapacità o la poca volontà, gravissime entrambi, di dare risposte concrete ad un fenomeno che lungi dall’essere ormai un’emergenza, è diffuso e consolidato. Sconcerta la pochezza delle risposte che questi politici, anche quelli che si dicono puliti, riescono a dare al mercato forse più forte ed in espansione dei nostri giorni, quello delle droghe, legali o meno. E tra lo sporco e la polvere, rimane, oltre ogni paura o sconcerto, bisogno d’aria pulita. Sac. Mimmo Battaglia Presidente FICT


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA