Welfare

Droga: don Picchi, cambiare legislazione

''La legislazione italiana andrebbe ritoccata, un aggiornamento non guasterebbe''. A chiederlo, in un'intervista all'Osservatore Romano, e' don Mario Picchi

di Redazione

”La legislazione italiana andrebbe ritoccata, un aggiornamento non guasterebbe”. A chiederlo, nel corso di una lunga intervista concessa all’Osservatore Romano, e’ don Mario Picchi, fondatore e presidente del Ceis, il Centro italiano di solidarieta’ in prima linea nella lotta alla tossicodipendenza. Soprattutto, spiega, ”per dare maggiore formazione agli operatori pubblici che trattano il problema. Troppe volte, nei Sert, si va a lavorare per poco tempo, senza molta formazione. Invece, ci vuole molta pazienza e disponibilita’. Persino gli psicologi che si prestano gratis non sono aggiornati”. Ma ”non bastano la buona volonta’, le buone intenzioni, l’entusiasmo -osserva il religioso- Ci vuole una formazione specifica”. Don Picchi ricorda che ”la droga e’ una via di fuga. Dove cresce il disagio, dove c’e’ maggiore sofferenza, la’ trovi la droga, la violenza, la fuga. Certo -aggiunge- c’e’ anche la droga solo come ricerca di piacere: in questo caso, denuncia una poverta’ interiore perche’ il vero piacere si trova e si prova quando c’e’ un equilibrio totale della persona e non dove c’e’ un suo impoverimento, un’alienazione. Finche’ ci saranno violenza, poverta’, miseria, fame -avverte- non si potra’ debellare la droga”. Don Picchi lamenta il fatto che ”in tanti ricorrono al metadone, come sostituto dell’eroina” e suggerisce al mondo medico di ”fare uno studio approfondito su uso e abuso del metadone. Se somministrato da medici responsabili, mi sta bene -afferma- se invece e’ distribuito, come spesso succede, con faciloneria nei Sert avrei parecchie cose da ridire. E’ urgente una riconsiderazione di tutto il problema, anche con il contributo dei medici”. Per il fondatore del Ceis, pero’, non esiste un modello unicamente valido: ”Spesso si parla di metodi: non e’ affatto cosi’. Ci sono persone diverse che vanno alla droga per motivi diversi e anche il loro recupero deve essere personalizzato -spiega don Picchi- Io, di fronte alla pluralita’ di servizi che nascono per aiutare le persone a uscire dalla droga, sarei propenso a dire che e’ una fortuna. E’ bene che gruppi e servizi siano parecchi. Qualcuno -racconta- e’ venuto da me e non si e’ liberato, in altri centri si’: la molteplicita’ delle proposte, la possibilita’ di scegliere e ritentare, e’ stata quella che lo ha salvato”.


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