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Draghi contro Tremonti, ed è il giorno dell’Irap

Le preoccupazioni di Bankitalia, l'annuncio di Berlusconi: dove va l'economia?

di Franco Bomprezzi

Giornata dura per il ministro dell’Economia Giulio Tremonti: prima il governatore di Bankitalia, Mario Draghi gli fa il controcanto sul ruolo degli economisti, poi Berlusconi fa annunciare da Gianni Letta che è giunta l’ora di tagliare l’Irap. Ecco come i giornali di oggi legano questi temi economici e politici.

“Tremonti sotto attacco non esclude le dimissioni” titola il CORRIERE DELLA SERA in prima pagina. «Giornata difficile nei rapporti dentro il governo con una telefonata tra Berlusconi e Tremonti che hanno concordato un chiarimento per oggi. Il ministro…non esclude le dimissioni». Questo il nodo della questione: «Tremonti avrebbe contestato l’esistenza nel governo di due linee: quella europea del rigore (che lui sostiene) e quella della spesa pubblica…In più il ministro aveva appreso quanto meno con sorpresa l’annuncio del premier di una graduale riduzione dell’Irap fino alla sua soppressione». “Tasse, come si può ridurle” è il fondo di Francesco Giavazzi, che si conclude così: «Anche sulla riduzione delle tasse è cam­biata l’aria. Ha riacquistato credito l’opinione che dal debito pubblico non si esce con più tasse, ma con più crescita e che per accelerarla le tasse occorre ridurle. Berlusconi stesso, con una chiarezza che gli va riconosciuta, ha detto che si può cominciare riducendo l’Irap, un’imposta odiosa che colpisce indifferentemente le imprese che guadagnano e quelle che perdono. Di qui al ritorno al progetto originario di tre sole aliquote il passo potrebbe essere breve». A pag 3 l’intervento di “Draghi: lavoro e debito, i nuovi problemi all’orizzonte”. Dice il governatore: «È il momento di proposte concrete, base per una politica efficace». E ancora: «Bisogna uscire dalle misure eccezionali di sostegno all’economia, rientrare da tendenze insostenibili dei debiti pubblici, disegnare nuove regole…L’economista è come il medico la cui bravura si giudica sulla sua capacità di curare la malattia, anche quando non sia stato in grado di anticiparne il manifestarsi». Enrico Marro infine dà conto delle divisioni all’interno del centrodestra. Bossi giudica Tremonti un intoccabile. Sul fronte opposto Claudio Scajola: «Ora bisogna cominciare a ridurre tasse e spesa pubblica».

Dopo il miraggio del posto fisso, anche quello della diminuzione delle tasse conquista l’apertura su LA REPUBBLICA: “Berlusconi: cancellerò l’Irap”. Un annuncio fatto al congresso Cna per interposta persona (il premier è dall’amico Putin, ci ha pensato Letta) e che comunque ha notevolmente irritato Giulio Tremonti, spiazzato da una promessa non concordata. Sale dunque la tensione all’interno del governo: riferisce Francesco Bei dell’accerchiamento attorno al rigoroso Tremonti del partito della spesa e di come un suo fedelissimo descriva la situazione in termini assai truculenti: «i cani hanno fiutato il sangue e si sono messi ad abbaiare». Ieri incontro tra Giulio e Letta: hanno telefonato in viva voce al capo e Tremonti ha ottenuto un incontro privato stamane prima del Cdm. Basterà? Altra spina nel fianco del divo Giulio, il governatore Draghi. Come già avvenne con Fazio (prima che scoppiasse il caso giudiziario), non c’è feeling. Anzi. Dal canto suo super Mario non getta acqua sul fuoco. Ieri, in un intervento ha fatto l’elogio degli economisti (che se non hanno saputo prevedere la crisi, hanno suggerito alcuni rimedi) andando esattamente nella direzione opposta del sarcastico Tremonti. Tornando alla politica economica, una inchiesta di Roberto Mania fa il punto: “Piccole imprese, sos per la crisi del 2010”. Prosegue ed anzi si aggrava l’apnea delle piccole imprese, il 95% del tessuto produttivo italiano. I segnali di ripresa ci sono ma sono leggeri e contraddittori. Perciò le richieste sono: abolizione dell’Irap, riduzione dei ritardi nei pagamenti, maggiore impegno delle banche.

IL GIORNALE  annuncia che stamattina prima del consiglio dei ministri  ci sarà un colloquio chiarificatore fra Tremonti e il Premier Berlusconi, che – sempre secondo le fonti del GIORNALE – respingerebbe le eventuali dimissioni dl ministro dell’Economia. Intanto il direttore Vittorio Feltri nell’editoriale  offre un’analisi e avverte: «Come se non bastassero gli strascichi di vecchie polemiche, si addensa sul Governo una nuvolaglia nera e non promette niente di buono. I primi goccioloni sono caduti in capo a Tremonti, lui rischia di prendersi una lavata per alcuni motivi, alcuni dei quali strettamente tecnici». Ancora: «Il Cavaliere deciso ad abbassare la pressione fiscale, ma il ministro dell’economia tiene duro. C’è aria di dimissioni. Però rinunciare a lui sarebbe un errore. Infatti nel 2004 fu sostituito e poi richiamato con tante scuse. Un caso di stupidità collettiva». IL GIORNALE riporta le parole di Bossi: «Giulio è intoccabile», come assist al Premier che ora deve decidere. A dispetto delle antipatie che in molti del Pdl, ministri e non, hanno nei confronti di Tremonti. Da ultimo Alemanno che ieri « ha discorso vivacemente con il ministro a proposito di tagli per Roma capitale». Per il notista Gian Maria de Francesco sullo sfondo di questa vicenda ci sarebbero le elezioni regionali del 2010. Posizione cavalcata dal GIORNALE anche a pag.13 che riporta la cronaca dalla regione Veneto dove Bossi annuncia «E’ fatta, trovato l’accordo, Veneto alla Lega». Ma il PdL «nega e si apre un caso» e l’onorevole La Russa spiega «Siamo ancora alle rose dei candidati».

Con questa notizia il SOLE24 ORE va a nozze. La penna di punta del giornale di Confindustria, Stefano Folli, nel suo pezzo di commento “Sulla riforma fiscale Palazzo Chigi annuncia il cambio di passo”, sembra benedire la bocciatura del nodo Alfano. Scrive Folli:« L’attivismo di cui dà prova in questi giorni il presidente del Consiglio è sorprendente anche per chi conosce la tendenza dinamica di Berlusconi. Tutto nasce con la bocciatura costituzionale del lodo Alfano, una sorta di detonatore che ha dato il via a una fase frenetica tuttora in corso». Politica estera, candidature regionali, riforme costituzionali e interventi nell’economia come la riduzione graduale dell’Irap: «Ora il segnale di Berlusconi è preciso» scrive Folli. «E’ palazzo Chigi che decide la rotta».  Folli non drammatizza neppure sul rapporto tra Premier e Tremonti. «Nell’annuncio relativo all’Irap non c’è nulla che suoni come un atto di sfiducia nei confronti del ministro. Eppure è difficile non leggervi un brusco cambio di passo. Il premier riprende nelle sue mani tutti i fili del governo». Perché Berlusconi ora tira fuori il Jolly-Irap è spiegato dal  pezzo “Una mossa giusta, ora diventi realtà” scritto da Guido Gentili. Oltre al fatto che lo stallo riformista non sia nel dna del popolo delle piccole imprese e delle partite Iva  «Berlusconi» si legge nel pezzo «ha compreso di dover uscire dall’angolo fatto di polemiche senza sbocco in cui in parte si è cacciato egli stesso».  Gentili entra anche nel merito della pioggia di miliardi, dai 12 ai 15, che pioveranno sul tavolo di Tremonti da parte dei ministri «che guardano tutti al tesoretto dello scudo prossimo venturo». L’Irap è stata istituita nel 1998 e da oltre 7 anni si prova a cancellarla. Chi l’ha salvata, chi ha cercato di affossarla, perché pesa ancora casse delle imprese, tutto questo è approfondito dal SOLE24 ORE nel pezzo “Tutti i tentativi di mandarla in soffitta”.

“Dire di abolire l’Irap è già una buona notizia”. E’ il titolo dell’editoriale che ITALIA OGGI, il giornale dei professionisti, dedica al messaggio del premier all’assemblea degli artigiani della Cna riguardante l’abbassamento progressivo dell’Irap. Memore del fatto che la stessa promessa era già stata fatta da Berlusconi due legislature addietro e consapevole che la riduzione della spesa pubblica genera insoddisfazioni di categorie e gruppi, il pezzo di ITALIA OGGI la prende con filosofia e cauto ottimismo e si compiace del fatto che almeno di questa possibile riforma, almeno se ne parli. «Se ci sei, batti un colpo, si chiedeva dal centro destra: più esattamente, da alcuni settori attenti alle grandi riforme e ai principi liberali. Il colpo» osserva ITALIA OGGI «è stato battuto».
 
IL MANIFESTO apre con una foto a tutta pagina di Berlusconi con un colbacco e titola “Il regalo dello zar” per sottolineare l’annuncio, fatto dal premier durante un viaggio d’affari a Mosca, di eliminare l’Irap. Secondo il quotidiano comunista «è una promessa da mercante agli imprenditori inferociti con Tremonti». All’argomento sono destinate due pagine (4-5). Carlo L. Del Bello firma “Eurostat: il debito cresce. Draghi: problemi in vista” in cui si spiega come i debiti pubblici, lo fa sapere appunto l’Eurostat, dei paesi dell’Euro stiano crescendo. In questo contesto avviene l’intervento del governatore della banca d’Italia alla riunione della Società italiana degli economisti. Mario Draghi si è apertamente schierato in difesa degli economisti, attaccati su più fronti ed è stato durissimo in particolare con Giulio Tremonti. «Si sono sognati pogrom di economisti, si è aperta una caccia al colpevole» oltre ad essere stata negata la valenza scientifica della disciplina economica, ha detto Draghi, «la previsione economica non è un arte divinatoria ma la capacità di individuare l’accumularsi degli squilibri che potrebbero, in una valutazione statistico-probabilistica, determinare una crisi».  

“Pronti a tagliare l’Irap fino a cancellarla”, dice Berlusconi nel titolo di AVVENIRE. Il pezzo parte con un «Berlusconi ci riprova» ma subito precisa che l’obiettivo «è ambizioso» perché il gettito dell’imposta vale 38 miliardi di euro e serve soprattutto a finanziare il sistema sanitario. «Ma il rilancio del tradizionale cavallo di battaglia delle tasse permette intanto al capo del governo di riaprire il dialogo con Confindustria dopo o scontro sul posto fisso». AVVENIRE ricorda come già nel 1997, quando fu introdotta, Berlusconi era all’opposizione e la battezzò “imposta rapina”, ma poi da premier più volte mise a tema la questione ma «non riuscì mai a intervenire concretamente». Intanto sul posto fisso la Cei ieri, nel Convegno degli incaricati di pastorale sociale, ha detto che «la stabilità vera è quella dell’occupazione, non del posto fisso». L’intervento di Draghi, su AVVENIRE, punta tutto sulla difesa degli economisti, categoria contro cui «si immagina talvolta di scatenare dei veri e propri pogrom»: al ministro Tremonti dovrebbero «fischiare le orecchie».

LA STAMPA dedica l’apertura del Giornale alle questioni economiche “Berlusconi: taglieremo l’Irap”, è il titolo. L’analisi è affidata a Michele Brambilla, che ricostruisce le ragioni politiche dell’uscita di Berlusconi sull’Irap: « A un anno e mezzo dal ritorno del centrodestra al governo, e a un anno dall’inizio della grande crisi, gli imprenditori italiani si chiedono che cosa è stato fatto per agevolare la ripresa. E si rispondono che non è stato fatto quasi nulla. Forse non è un caso che Berlusconi abbia annunciato la riduzione dell’Irap proprio ieri, poche ore dopo che i quotidiani a lui più vicini – il Giornale e Libero – avevano dedicato l’editoriale a questo tema. “Caro Berlusconi è ora di abbassare le tasse”, s’intitolava l’articolo di Nicola Porro sul Giornale; e “Caro Tremonti taglia le tasse” quello di Maurizio Belpietro su Libero. Ma ancor più probabilmente quegli editoriali erano a loro volta suggeriti ai loro autori dai segnali di malcontento che provengono da un mondo che è il grande serbatoio elettorale del centrodestra. (…) Della questione-escort, ma anche della separazione delle carriere dei magistrati, a tutta questa grandissima fetta di elettorato berlusconiano non importa nulla. L’imprenditore del Nord è un uomo molto concreto, spesso uno che non si vergogna a parlare in dialetto, e con i propri clienti – anche stranieri – non discute di politica o di gossip, di libertà di stampa o di magistrati. Cerca di offrire un prodotto di qualità a prezzi concorrenziali: e siccome ora sia per la crisi, sia per i costi eccessivi di produzione non riesce a stare sul mercato come un tempo, si aspetta che la maggioranza che ha appoggiato mantenga le promesse. Anche l’uscita dell’altro giorno di Tremonti sul posto fisso non ha fatto crescere le simpatie del mondo imprenditoriale per questo governo. Berlusconi ha dovuto benedirla per tanti motivi. Ma ora sa che non può più deludere quegli industriali e quegli artigiani che lo hanno sempre appoggiato proprio perché lo percepivano come uno di loro, e che stanno cominciando a pensare di essere stati traditi».

E inoltre sui giornali di oggi:

AMBIENTE
CORRIERE DELLA SERA – “Ronchi e il clima: l’Europa non può inseguire le utopie”. Due giorni fa a Bruxelles il ministro dell’Ambiente dell’Ue si sono accordati per una riduzione delle emissioni di gas serra fino al 95% nel 2050. La decisione non ha carattere vincolante. Commenta il nostro ministro delle Politiche comunitarie: “Un’Europa utopistica sul taglio delle emissioni dei gas serra non risolve da sola i problemi del clima. E rischia di mettere in ginocchio le imprese».

ELEZIONI
LA REPUBBLICA – “Veneto, maggioranza divisa. Bossi: è nostro. La Russa frena”. Tra Lega e Pdl è scontro aperto. Galan non intende farsi da parte mentre da Roma continuano le voci contraddittorie (il senatur che dice «a noi» e l’ex aennino che dice: «non c’è nessun accordo»; con Roberto Cota che tenta la “mediazione”: «Bossi ha sempre ragione e non ha mai sbagliato un colpo… si tratta di dialettica interna»). Intanto i fedelissimi del governatore annunciano: non voteremo un candidato leghista. C’è anche l’ipotesi di fondare un nuovo partivo: Pvdl, Partito veneto delle libertà…

NEPOTISMI
LA REPUBBLICA – “Sarkozy jr ci ripensa, non guiderà la Defence”. Dopo le polemiche montanti, il rampollo del presidente francese ha fatto il gran passo. Non aspira più al posto di presidente della Defence, l’area affaristica di Parigi. Poltrona alla quale l’aveva candidato il paparino. Come premio di consolazione, sarà soltanto consigliere. Per un ragazzino di 23 anni un buon risultato…  

POVERTA’
AVVENIRE – ”Nuovi poveri in coda” è l’apertura del quotidiano della Cei, che mette insieme i dati di due ricerche distinte: il IX Rapporto sulla povertà in Italia della Fondazione Zancan e Caritas presentato ieri e la ricerca qualitativa della Università Cattolica su come vivono i poveri alcune città italiane, che verrà presentata oggi. Il rapporto della Zancan si basa sui dati (già noti) della Caritas, che ha visto aumentare del 20% le richieste di aiuto, incluse quelle che arrivano da italiani (+10%), anche se poi una famiglia su dieci non chiede aiuto, pur avendone bisogno, per vergogna. L’elemento interessante del Rapporto è l’analisi delle politiche di contrasto della povertà. Per don Vittorio Nozza , direttore di Caritas italiana, il problema è che i soldi «sono spesi malissimo». Pla colpa è del modello, che privilegia trasferimeti monetari diretti anziché servizi, risultando inefficace: infatti in Italia il numero dei poveri resta costantemente fermo a 8 milioni e se il 24% è a rischio di povertà prima dei trasferimenti sociali, ben il 20% lo resta anche dopo. In Francia, per dire, da 26 passano a 13 e in Svezia da 28 a 11.

BULLISMO
IL GIORNALE – A pagina 42 la notizia di una onlus milanese “Cuore e parole”, di cui è presidente Paola Brodoloni, che in collaborazione con Microsoft  vuole lanciare un sito www.mychoise.it  dove caricare filmati, foto e altro materiale per dare libero sfogo alla creatività dei ragazzi senza trasmettere massaggi negativi. L’articolo per raccogliere 50mila euro per avviare l’attività.

ONLUS
ITALIA OGGI –  Unicredit e Fondazione banco alimentare Onlus, ieri hanno firmato un accordo che prevede un contributo di 350 mila euro a iniziare della rete. Come si legge articolo “Unicredit vicino alle onlus” l’accordo « suggella il sesto progetto reso possibile grazie alla raccolta di fondi tramite UniCredit Card classic E, una normale carta di credito che ha la particolarità di destinare il 3 per mille di ogni spesa effettuata dai possessori a iniziative e aiuti alle fasce più deboli, senza nessun onere aggiuntivo».

FECONDAZIONE ASSISTITA
LA STAMPA – “Uno dei tre non deve nascere”. Titolo a effetto, per una delle tante implicazioni legate alla fecondazione assistita. «Almeno quattro future mamme sottoposte nell’ultimo anno a fecondazione assistita hanno deciso di selezionare i loro feti, facendo venire al mondo soltanto due dei figli di una gravidanza trigemellare. E’ successo al Sant’Anna, l’ospedale torinese delle mamme e dei bambini, ma probabilmente è quanto accade anche altrove. La tecnica si chiama embrioriduzione, generalmente praticata entro il primo trimestre per non mettere a rischio la sopravvivenza di tutti i nascituri in caso di minaccia di aborto. Ma qui la scelta di eliminare uno dei bimbi è avvenuta non per un rischio clinico per il feto o per la madre, ma sulla base del “verdetto” di una consulenza psichiatrica: “La gravidanza trigemellare rappresenta un grave pericolo per la salute psichica della futura madre”, si legge in una di queste consulenze. Basta una minaccia di depressione». Alberto Revelli,  responsabile del Centro di medicina della riproduzione del dipartimento universitario all’ospedale Sant’Anna, «non ha dubbi: per evitare disagi o traumi a causa di una gravidanza trigemina «occorre la selezione degli embrioni, oggi vietata in Italia. Si eviterebbe di impiantare tre embrioni, nel tentativo di garantire il più possibile una gravidanza». Una donna che ricorre alla fecondazione assistita e rimane incinta di tre figli ha più difficoltà delle altre, secondo Revelli, «sia dal punto di vista fisico, sia psicologico. Al di là di patologie che possono colpire la madre, come il diabete, c’è un maggiore rischio di malformazioni del feto. Inoltre la mamma di 3 gemelli è esposta a maggiore stress: troppe notti insonni e troppe preoccupazioni».

ABORTO
AVVENIRE – L’editoriale riporta i numeri presentati dall’Istituto europeo di politica familiare. In dieci anni, in Europa (quella a 15, benestante) ci sono stati 13 milioni di aborti; una gravidanza su 5 finisce con un aborto. «Tremilatrecento i figli che gli europei cancellano, ogni giorno», spiega Marina Corradi. Siamo abituati a pensare all’aborto come scelta individuale, al massimo familiare e invece – è la tesi – il bilancio tracciato dall’Istituto mostra «l’aspetto collettivo, la somma di tutte queste scelte individuali» che alla fine «è quasi una generazione mancante». La ricerca è ripresa anche nel primo piano, sotto il titolo “Europa, gli anni di Erode”.

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