Politica
Dpef. Sindacati e industriali: “Così non ci piace”
Sindacati pronti alla mobilitazione, industriali preoccupati, enti locali furibondi. Il metodo sarà anche cambiato ma il nuovo Dpef raccoglie solo critiche
Alla vigilia del nuovo incontro a Palazzo Chigi, Confindustria e sindacati avvertono il Governo: il Dpef cosi’ com’e’ non va. Da una parte Cgil, Cisl e Uil bocciano le linee guida illustrate ieri dal ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco: ”Si preannuncia una manovra molto pesante”, ha detto il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, mentre quello della Cisl, Savino Pezzotta, ribadisce come per il sindacato tagli allo stato sociale saranno inaccettabili. Dall’altra parte gli industriali accusano l’Esecutivo di troppa confusione e di essersi dimenticato del Sud. Critiche piovono anche da Regioni ed enti locali, che accusano il Governo di ledere la loro autonomia. Dal Tesoro, intanto, si cerca di inviare segnali rassicuranti: la riforma del fisco potrebbe esser fatta in due anni anziche’ in uno; e in arrivo sarebbe una fiscalita’ differenziata a favore delle imprese del Mezzogiorno, a partire dalla riduzione dell’Irap.
I TEMPI. Oramai al varo definitivo del Dpef mancano poche ore. Domani nel primo pomeriggio torneranno a Palazzo Chigi i rappresentanti delle autonomie locali e alle 17 e’ previsto l’ appuntamento con tutte le associazioni sindacali e imprenditoriali. Per giovedi’ e’ in programma il consiglio dei ministri con all’ordine del giorno l’approvazione del documento che approdera’ in Senato la sera stessa.
SINDACATI SUL PIEDE DI GUERRA. Il giudizio definitivo e’ rinviato a domani sera. Ma Cgil, Cisl e Uil sono gia’ sul piede di guerra, convinti che l’entita’ della manovra (24 miliardi di euro) comportera’ inevitabilmente tagli alla spesa sociale e alle risorse per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici. Senza contare che resterebbe irrisolta la questione dell’inflazione programmata da indicare per il 2005 (lo scorso Dpef prevedeva l’1,5%), alla vigilia di una intensa tornata di rinnovi contrattuali nel settore privato. Ogni decisione e’ comunque rinviata all’Assemblea dei delegati di Cgil, Cisl e Uil di settembre, quando si fara’ il punto della situazione: non solo sul Dpef e in vista della Finanziaria, ma anche su pensioni, fisco, federalismo. L’autunno caldo e’ gia’ stato annunciato. L’assemblea decidera’ che tipo di mobilitazione mettere in campo. Epifani non ha dubbi: ”Si annuncia una manovra molto pesante, destinata ad aggravare gli investimenti per lo sviluppo e le condizioni dei lavoratori e dei cittadini”, spiega da Boston, dove partecipa con la delegazione di Cgil, Cisl e Uil alla Convention dei Democratici. ”Sembra mancare la volonta’ – aggiunge – di recuperare le risorse in altre direzioni, partendo dal ripristino delle imposte abolite ingiustamente (come la tassa sulle successioni) e di trovare risorse aggiuntive nelle aree in cui si sono generate in questi anni piu’ ricchezza e reddito”. Il segretario generale della Cgil, quindi, ribadisce come per lui ”una patrimoniale leggera sia molto piu’ giusta ed efficace di tanti provvedimenti che si sono presi o ai quali si pensa”. Pessimista anche il leader della Cisl Pezzotta, per il quale e’ piu’ che mai urgente ”aprire un confronto per tutelare il potere d’acquisto” di lavoratori e pensionati per contenere l’inflazione”.
INDUSTRIALI PREOCCUPATI. Non risparmia critiche anche Confindustria. Il Dpef cosi’ com’e’ ”non ci piace. Assolutamente no”, afferma il vicepresidente con delega al Mezzogiorno, Ettore Artioli, che spiega: ”Nelle scorse settimane c’erano state date ampie assicurazioni che i tagli e la stretta della manovrina sarebbero stati sicuramente ricambiati da un’attenzione particolare nel Dpef. Ma questa attenzione non c’e’, non la vediamo e siamo preoccupati”. La principale accusa che Confindustria muove al Governo e’ di ”aver dimenticato il Sud”. ”A parte alcune dichiarazioni di principio – lamenta Artioli – in questo Dpef di Mezzogiorno c’e’ ben poco. La politica di rilancio del Sud sembra affidata esclusivamente al progetto di riduzione delle imposte, che, tra l’altro, deve essere ancora definito e concretizzato. Al contrario, noi industriali chiediamo che il capitolo Mezzogiorno sia riempito di contenuti”. Artioli denuncia quindi ”la troppa confusione che aleggia sul sistema di incentivi alle imprese: la richiesta fondamentale per noi e’ quella di lasciare inalterato il meccanismo della 488 fino al 2005, cosi’ come era stato concordato in passato e contemporaneamente mettere mano al nuovo sistema di incentivi da far partire dal 2006”.
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