Economia

Dpef: Legacoop, analisi economica insufficiente, manca politica di sviluppo

Per la centrale cooperativa il Dpef non coglie i segnali preoccupanti dell’ economia

di Francesco Agresti

Un documento con indicazioni non del tutto coerenti con un?analisi realistica della situazione economica, insufficiente nel delineare efficaci politiche di sviluppo e privo di riferimenti per impostare un?aggiornata politica dei redditi.È questo, in sintesi, il giudizio di Legacoop sul Dpef illustrato ieri sera alle parti sociali nelle sue linee generali. Le previsioni del Dpef, secondo Legacoop, non colgono a sufficienza gli elementi di preoccupazione per una situazione economica dove i bassi tassi di crescita si sommano ad altri elementi negativi quali il differenziale tra l?inflazione italiana e quella europea e la deriva dei conti pubblici. La prospettiva di un incremento dei tassi di interesse a partire dal 2005, insieme con il timore di un declassamento del debito pubblico, accentua queste preoccupazioni.In ogni caso, secondo Legacoop, che apprezza la volontà di confronto espressa dal ministro Siniscalco, il vero banco di prova per le indicazioni contenute nel Dpef sarà la manovra finanziaria per il 2005, che dovrebbe essere finalizzata a sostenere lo sviluppo e renderlo stabile, valorizzando le capacità competitive necessarie per cogliere appieno i segnali di ripresa dell?economia internazionale. Non è dalla sola forza del mercato, a giudizio di Legacoop, ma da una ordinata e coerente politica economica di medio termine che ci si può attendere un gettito fiscale che sostituisca le una tantum, ricostituisca un avanzo primario proporzionato all?entità del debito, o, addirittura, consenta una riduzione delle aliquote. Per accrescere la competitività delle imprese e del sistema Paese occorre, a giudizio di Legacoop, indicare un percorso credibile per affrontare un biennio, da qui alla fine della legislatura, che si preannuncia difficile almeno quanto il triennio appena trascorso. È questa, secondo Legacoop, la condizione perché la ripresa del dialogo sociale, del confronto tra i diversi attori dell?economia, sia una cosa seria, produttrice di risultati concreti. Un confronto che deve essere incentrato su una valutazione degli strumenti più idonei a garantire lo sviluppo e, di conseguenza, su una verifica delle condizioni per un?aggiornata politica dei redditi che non può essere intesa solo come contenimento delle dinamiche salariali.Per Legacoop, che ha sottoscritto il documento comune con le altre associazioni di impresa, i temi prioritari da affrontare sono i ritardi strutturali dell?economia italiana: la competitività delle imprese; i divari territoriali, la dotazione infrastrutturale. Un vero salto di competitività del sistema produttivo richiede, secondo Legacoop, incisivi interventi ad hoc per superare il ?nanismo imprenditoriale? ed un sistema di incentivazione specificamente orientato. L?annuncio di voler costituire un Fondo Rotativo in cui far confluire gli incentivi diretti alle imprese non è, di per sé, un fatto negativo, a condizione che i risparmi così conseguiti non vengano utilizzati per ridurre il disavanzo pubblico, ma impiegati per interventi di carattere strutturale volti ad aumentare la competitività delle imprese (ad esempio abolendo l?Irap sulle spese per ricerca ed innovazione) e che il sistema di agevolazioni per le imprese abbia connotati di certezza e di stabilità.Il tema del ritardo di sviluppo del Mezzogiorno rimane un problema serissimo per l?economia del Paese, ancora più urgente dopo l?allargamento dell?Unione Europea. Non si tratta, secondo Legacoop, di riesumare vecchie logiche assistenziali, ma di destinare le risorse a quei soggetti imprenditoriali, presenti nel Mezzogiorno, che accettano di confrontarsi su un mercato aperto e concorrenziale, che investono in innovazione e ricerca e che sono penalizzati dall?assenza e/o dalla scarsa efficienza della rete infrastrutturale. È su questo aspetto che serve intervenire con una fiscalità di vantaggio per il solo Mezzogiorno.


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