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Dove sono i tredici miliardi?

Agire: «Insostenibile la lentezza con cui arrivano le risorse»

di Maurizio Regosa

«Non c’è tempo da perdere. Richard Frechette ha ragione». Marco Bertotto, direttore di Agire, condivide l’allarme lanciato dal religioso e medico Nph e della fondazione Francesca Rava. «Le risorse raccolte per Haiti devono arrivare al più presto sull’isola. Per quanto riguarda le nostre ong, i fondi sono da tempo impiegati a favore dei terremotati». Quanto alle ragioni di tanta lentezza, «la sfiducia nel governo haitiano, che però dovrebbe essere superata dalle elezioni recenti. Il tempo comunque stringe: è ricominciata la stagione delle piogge, nella prossima stagione sono previsti nove uragani e sta nuovamente impennandosi il numero dei ricoveri dovuti al colera».

L’allarme per Haiti

Il grido d’allarme Richard Frechette lo ha lanciato (oggi su Il Corriere della Sera), dopo aver constatato che la situazione nell’isola sconvolta dal sisma lo scorso anno non sta migliorando. E che anzi c’è un palleggio di responsabilità per quanto riguarda l’arrivo delle risorse. In pratica i governi occidentali mostrano di non fidarsi della classe politica haitiana. Con il risultato di rallentare la spesa di una somma considerevole: ben tredici miliardi. «Un alibi politico», spega Bertotto, «che non regge». Anche perché di recente ci sono state nuove elezioni politiche che hanno portato alla nomina di un nuovo presidente, Michel Martelly. «Ora o si rallenta all’infinito oppure si dà credito alla nuova classe politica». Non ci sono scelte. Non si può «lasciar dormire sotto chissà quale cuscino i miliardi di dollari donati a favore della popolazione», prosegue il direttore di Agire, «va comunque detto che questi ritardi non riguardano affatto le somme raccolte dalle ong. Le nostre hanno subito cominciato a impiegare i soldi donati dagli italiani. E semmai sono costrette ora a svolgere un ruolo di supplenza rispetto ai ritardi degli altri soggetti».

Dove sono i 13 miliardi?

Come si giunga a questa cifra, lo spiega sempre Bertotto. Quattro miliardi e 600 milioni di dollari avrebbero dovuto arrivare dalla conferenza dei donatori svoltasi a New York nel marzo 2010. sono fondi dati in gestione alla Commissione per la ricostruzione co-presieduta dall’ex presidente americano, Bill Clinton. «Peccato che di questi 4,6 miliardi sia arrivato ad Haiti solo il 36%». il resto o è stato promesso e impegnato dai governi (circa 1,5 miliardi) oppure non è ancora stato nemmeno impegnato (1,4 miliardi). Poi ci sarebbero i circa 3,3 miliardi per l’assistenza umanitaria. Un condizionale reso obbligato dal fatto che mentre i fondi privati (circa 1,2 miliardi raccolti dalle ong sono già utilizzati) quelli pubblici sono stati coperti al 24%: solo un quinto dei 2,15 miliardi di dollari (fra cui i 915 milioni delle Nazioni Unite) è arrivato sull’isola. Infine, per arrivare ai tredici miliardi, i 5,6 di remissione dei debiti («Noi di Agire in genere però non li consideriamo aiuti»).

E l’emergenza non diminuisce

Ciò detto, è veramente scandaloso che le risorse non siano utilizzate e al più presto (come ha ammonito di recente lo stesso Martelly). Giacché per l’isola si preparano settimane particolarmente gravose. Sta ricominciando la stagione delle piogge che oltre ai disagi soggettivi mettono a rischio la condizione igienica: «di fatti», prosegue Bertotto, «la media delle ospedalizzazioni per colera, che era di 1700 la settimana, è balzata a quota 2600. la situazione è di nuovo drammatica. Gli alluvioni verificatisi negli ultimi giorni hanno causato 28 vittime, mentre i meteorologi annunciano ben nove uragani».

 

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