Il Rapporto sulla coesione sociale 2012, realizzato come ogni anno attraverso la collaborazione tra il Ministero del Lavoro, l’Inps e l’Istat, non offre come di norma particolari novità, limitandosi ad aggregare dati statistici a valenza sociale pubblicati nei mesi precedenti. Uno dei pregi è quello di pubblicare le tabelle della spesa sociale dei comuni suddivisa per regione, anche se purtroppo escono oggi i dati 2009, rendendo il dato interessante più in prospettiva storica che per interpretare l’attualità.
Si pubblica di seguito la tabella di comparazione della spesa per il welfare locale sostenuta dai comuni suddivisa per regione negli ultimi due anni disponibili; i dati del 2008 sono stati rivalutati dello 0.8% sulla base dell’indice dei prezzi al consumo del periodo per renderli comparabili con quelli del 2009. In sintesi, quantomeno nell’anno considerato, non si constatano ancora gli effetti delle manovre restrittive; del resto la prima, il dl 112/2008 di Tremonti, era dell’estate 2008, probabilmente troppo vicina per produrre effetti visibili vista l’inerzia nei trasferimenti (nello specifico socio assistenziale, perlatro, la riduzione dei trasferimenti del fondo nazionale era stata di 138 milioni rispetto 656 del 2008; negli anni successivi il fondo è stato diminuito sino ai 70 milioni del 2012).
D’altra parte non appaiono nemmeno effetti di riequilibrio, con penalizzazioni di alcune delle regioni con una più bassa spesa pro capite come Calabria e Molise e l’aumento di alcune regioni e province autonome che già mostravano livelli di spesa assai superiori alla media. Permane quindi la situazione singolare per cui su una stessa voce di spesa all’interno della stessa nazione i cittadini della regione più “generosa” godono di livelli di spesa (e quindi presumibilmente di servizi) quasi 12 volte superiori alla regione con spesa più bassa e dove comunque la macroarea che presumibilmente è caratterizzata da maggiori problemi sociali (il sud, con spesa pro capite di 51 euro) offre ai cittadini mediamente meno della metà delle risorse offerte dalle regioni dove i problemi sono minori. Permane soprattutto l’irrilevanza complessiva del welfare locale sul PIL: lo 0.4% dei 1521 miliardi del 2009.
REGIONI | SpesaAnno 2009 | SpesaAnno 2008 | differenza2008-2009 | ||
Valori assoluti | pro-capite | Valori assoluti | pro-capite | pro capite | |
Piemonte | 659.595.067 | 148,6 | 626.599.974 | 141,8 | 5% |
Valle d’Aosta | 34.327.655 | 269,3 | 33.539.133 | 265,1 | 2% |
Lombardia | 1.208.044.688 | 123,5 | 1.174.249.123 | 121,2 | 2% |
Trentino-Alto Adige | 268.400.947 | 262,2 | 250.717.274 | 247,5 | 6% |
Bolzano | 114.470.123 | 228,4 | 104.649.395 | 210,9 | 8% |
Trento | 153.930.824 | 294,7 | 146.067.879 | 282,7 | 4% |
Veneto | 557.496.590 | 113,8 | 543.162.575 | 111,8 | 2% |
Friuli-Venezia Giulia | 265.053.809 | 215,1 | 261.046.423 | 212,8 | 1% |
Liguria | 225.426.531 | 139,5 | 224.219.055 | 139,1 | 0% |
Emilia-Romagna | 760.697.165 | 174,6 | 729.245.638 | 169,3 | 3% |
Toscana | 509.183.920 | 136,9 | 485.277.968 | 131,4 | 4% |
Umbria | 85.585.389 | 95,4 | 85.560.485 | 96,2 | -1% |
Marche | 168.714.569 | 107,2 | 167.819.192 | 107,5 | 0% |
Lazio | 794.632.450 | 140,5 | 756.912.094 | 135,3 | 4% |
Abruzzo | 83.281.890 | 62,3 | 86.845.860 | 65,3 | -5% |
Molise | 11.514.635 | 35,9 | 13.361.479 | 41,6 | -14% |
Campania | 313.918.559 | 53,9 | 314.535.710 | 54,1 | 0% |
Puglia | 223.347.885 | 54,7 | 226.735.925 | 55,6 | -2% |
Basilicata | 37.154.128 | 63,0 | 34.402.712 | 58,3 | 8% |
Calabria | 51.305.122 | 25,5 | 61.389.120 | 30,5 | -17% |
Sicilia | 388.259.782 | 77,0 | 356.879.887 | 70,9 | 9% |
Sardegna | 332.818.380 | 199,1 | 283.183.039 | 169,7 | 17% |
Italia | 6.978.759.161 | 115,9 | 6.715.682.669 | 112,3 | 3% |
Nord-ovest | 2.127.393.941 | 133 | 2.058.607.285 | 130,0 | 2% |
Nord-est | 1.851.648.511 | 161 | 1.784.171.910 | 156,2 | 3% |
Centro | 1.558.116.328 | 132 | 1.495.569.740 | 127,0 | 4% |
Sud | 720.522.219 | 51 | 737.270.808 | 52,4 | -3% |
Isole | 721.078.162 | 107 | 640.062.926 | 95,8 | 12% |
Ultima osservazione. L’importo dei trasferimenti del fondo nazionale per le politiche sociali era nel 2009 pari a 518 milioni (il 7.4% delle risorse del welfare locale); aggiungendo gli ulteriori fondi (fondo politiche per la famiglia, fondo non autosufficienze, quell’anno pari a 400 milioni ma solo parzialmente di competenza dei comuni, fondo politiche giovanili, ecc.) si può arrivare a sostenere che la componente statale dei fondi trasferiti si attestasse intorno al 20%; ma va comunque considerato come, di conseguenza, almeno l’80% di questa spesa derivi dalla capacità economica delle regioni e soprattutto dei comuni. Una indicazione quindi anche per il dibattito attuale: va molto bene discutere degli importi che la legge di stabilità accorda nuovamente ai temi “sociali”, dal fondo indistinto al fondo per la non autosufficienza dove si nota una pur timida inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti; ma l’esito della partita sarà determinato in misura assai maggiore dalle risorse che, in generale, regioni e comuni avranno a disposizione per le proprie politiche e che si suddividono su urgenze diverse. E’ li – nell’importo complessivo a disposizione e nella ripartizione a livello comunale – che si gioca la partita più importante.
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