Non profit
Dove meno me l’aspettavo,la vita mi ha sorpresa
testimonianze Il diario di Paola Turci, ad Haiti per i progetti della Fondazione Rava
di Redazione

Ho viaggiato tanto ma non ho visto nulla di simile neanche nelle favelas in Brasile. Ad Haiti i bambini non hanno nulla, neanche un sogno? hanno fame, con la mano sullo stomaco ti dicono «mangiare, mangiare», ma hanno anche fame di piccole cose, di un piccolo buco per vedere fuori, come nelle carceri? quando vedi la condizione di miseria di questi bambini capisci che è importante fare, anche con poco si può realizzare tanto, e l’ospedale pediatrico di Nuestros pequeños hermanos, l’associazione umanitaria fondata nel 1954 da P. Wasson, realizzato con tante donazioni italiane, ne è la prova.
Arrivo ad Haiti conoscendone in parte la storia e le tristi condizioni attuali. Non so bene cosa mi aspetta, so che con la Fondazione Francesca Rava si porta un aiuto, il più possibile concreto, ad un uomo, un prete passionista, padre Rick Frechette, che da oltre vent’anni è qui in prima linea come guida dei progetti umanitari Nph, per aiutare l’infanzia in condizioni di estremo abbandono. Sono qui nella speranza di dare un aiuto anche io.
La città è grande e caotica come tante città povere del mondo. La differenza sta nel fatto che qui la povertà e la miseria coprono il 90% della popolazione. La presenza dell’Onu mi fa percepire di essere minacciata in un Paese che, oltre che povero, è anche molto violento, sull’orlo della guerra civile.
Le emozioni arrivano però forti quando accompagnando padre Rick scopro che il suo lavoro, un giorno alla settimana, è dedicato a raccogliere corpi: cadaveri di cui nessuno si cura, abbandonati a se stessi o, peggio, ai maiali: per lo più bambini, 100, 150 a settimana. È una delle missioni che padre Rick con grande determinazione e amore cristiano porta avanti.
Quest’uomo mi si rivela un giorno dopo l’altro, quando lo ritrovo negli slums, nelle baraccopoli di Port au Prince dove su un cumulo di immondizia i bambini più poveri vagano seminudi alla ricerca di qualcosa da mangiare.
Qui in questo scenario surreale, dove fino a poco tempo fa neanche i cingolati dell’Onu osavano entrare, lui, padre Rick, ha messo in piedi scuole di lamiera e ogni giorno oltre 3mila bambini vi entrano e ricevono un pasto caldo.
Aprendo le porte di quelle classi stento a credere nel vedere che quegli stessi bambini sono lì, puliti, e ben pettinati mentre assistono alle lezioni.
La dignità umana. Credo sia questo il pensiero, il desiderio più grande di padre Rick. Restituire ai morti dimenticati e derelitti, ai bambini abbandonati a loro stessi la dignità.,
con una forza e un coraggio che vanno oltre ogni misura. L’orfanotrofio, l’ospedale, le cliniche mobili. I Tap Tap sono i progetti concreti di aiuto che si sono realizzati finora, anche grazie alla Fondazione Francesca Rava che dall’Italia ne ha reso possibile la realizzazione.
All’orfanotrofio Nph incontro lo sguardo di una bambina che non sa sorridere. Una volontaria mi racconta la sua storia, una delle tante di orrore e solitudine. È arrivata da sola al cancello di entrata, arrivata nella speranza di sfuggire a chi, già avendola accolta in famiglia e resa schiava ( i “restavec” sono i bambini abbandonati che se accolti in famiglia vengono ridotti ad una forma di schiavitù) la credono indemoniata e secondo il rito voodoo devono sacrificarla, che vuol dire ammazzarla senza pietà. Arriva all’orfanotrofio in condizioni umane disperate, sporca e spezzata dalle tante umiliazioni e sofferenze che la vita le ha già inflitto. Viene accolta e la prima sera dichiara che in 10 anni è la prima volta che dorme in un letto vero. La mia emozione non ha voce, ma negli abbracci cerco di rassicurare Erlanda e darle l’amore che non ha avuto, per quel che potrò glielo darò io. Decido di adottarla a distanza e di farmi carico di insegnarle a sorridere.
La vita, la vita mi ha sorpresa.
Nel viaggio ho incontrato dolore, abbandono, malattia e solitudine; mi rendo conto che qui ad Haiti si impara velocemente a convivere con la morte.
La morte è ovunque.
La sorpresa mi coglie impreparata quando nella chiesa del nuovo ospedale Nph di Tabarre, alla messa delle 6 del mattino assisto ad un funerale, uno dei tanti che padre Rick officia per i morti dimenticati.
La luce del mattino che filtra chiara e pacata dalle finestre, la voce e le parole di quest’uomo accendono un bagliore di vita intensa e potente. Ecco: sopra il dolore, la morte, sopra ogni cosa qui sento la vita, la speranza, la fede.
Con la chitarra e nella più immediata naturalezza intono i canti a me più cari. Questo momento liberatorio coinvolge i presenti, vedo lacrime di commozione, sento l’emozione vitale dei miei compagni di viaggio.
La messa di padre Rick ogni mattina è rimasta dentro di me, l’emozione più intensa, la gioia più profonda. La vita anche oltre la morte nel credo cristiano, il dono più grande, la forza che ci guida.
Dobbiamo solo cercare di ascoltare e sentire sempre questa voce.
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