Il titolo non è mio purtroppo. E quindi riconosciamo subito i crediti: l’ho trovato in una pubblicazione dedicata a progetti edilizi di cooperative di abitanti. Intitolava un breve saggio sui luoghi e gli spazi dove è possibile sviluppare un progetto imprenditoriale. Luoghi che prima di essere ben lucidati e attrezzati di tutto punto – come certi incubatori “sostenibili” – sono prossimi alle necessità e ai desideri di chi ha il dono prezioso di un’idea imprenditoriale. Luoghi che possano essere adattati allo scopo, mantenendo una certa intimità. Proprio come nel garage di casa. Forse gli esperti di start up storceranno il naso, ma l’intimità rimanda alle relazioni di vicinanza e di condivisione tra le persone. Una componente che sappiamo essere importante per fare impresa, soprattutto se il progetto assume fin dalla sua origine un carattere collettivo. Di questi spazi bisognerebbe promuoverne molti e di varia tipologia. E andrebbero defiscalizzati come non profit, come delle vere e proprie zone franche perché lì dentro si produce un bene – l’impresa – che sempre più caratterizza il tessuto sociale nel suo complesso: dalle reti di partite Iva dei professionisti, alla start up “canonica” nell’Ict, fino ai progetti che nascono intorno a servizi sociali di aggregazione giovanile e di orientamento professionale. Questi “garage” inoltre andrebbero allestiti all’interno delle imprese per sviluppare, anche in quei contesti, l’imprenditorialità dei dipendenti e collaboratori. Intrapreneurship la chiamano gli inglesi – come mi è stato recentemente segnalato. Un tema di grande attualità per le cooperative e le imprese sociali dove un pò tutti amano definirsi “imprenditori sociali”, ma poi si scopre che l’imprenditorialità è merce rara e che al massimo si può contare su operatori sociali che decidono di fare i middle manager (coordinatori di servizio o di equipe). Gestori quindi, non imprenditori. Sviluppare la creatività e l’innovazione dei propri lavoratori attraverso un progetto d’impresa potrebbe essere un modo per valorizzare talenti fatti in casa (non solo attraverso estenuanti percorsi di carriera) e, chi lo sa, per gantire un futuro alla propria organizzazione. In Francia e Belgio hanno addirittura adattato il modello cooperativo allo scopo fondando le cosiddette cooperative di attività dove i soci sono gli imprenditori incubati. Ma basterebbe anche un garage.
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