Welfare
Dove i lavoratori con disabilità guadagnano un Plus
Formazione individuale e inserimento professionale: il progetto nazionale dell'Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare fa scuola. «Ritagliamo un percorso su misura per tutti i partecipanti. Li aiutiamo a scrivere un cv e cerchiamo insieme il luogo di lavoro più adatto. Li supportiamo poi nell’inserimento aziendale, attraverso una formazione pratica della durata di 30 ore», spiega il presidente Uildm Marco Rasconi
Sono le 9.25 di mattina. Raoul, 26 anni, entra in macchina dal cancello della cooperativa sociale Sant’Agostino, presso il centro socio educativo Samarkanda, a Pavia, dove lavora. Parcheggia e si avvia verso il suo ufficio. Una mattina come tante per tutte le persone che lavorano. Una mattina speciale per Raoul, che si muove su una carrozzina.
Per una malattia genetica mi muovo in carozzina: questo lavoro mi fa sentire vivo, utile
Raoul De Rosa
Raoul ha l’atassia di Friedreich, una malattia genetica degenerativa, che ha iniziato a manifestarsi dieci anni fa, che colpisce il cervelletto e rende difficile il movimento di tutti i muscoli del corpo.
«Per Raoul e per tutte le persone come lui, abbiamo voluto lanciare il Progetto “Plus: per un lavoro utile e sociale”», spiega Marco Rasconi, presidente nazionale di Uildm (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare). «Si tratta di una iniziativa di inclusione socio-lavorativa per le persone con disabilità, che ha vinto il primo bando unico, previsto dalla riforma del Terzo settore, pubblicato nel novembre 2017. Abbiamo ricevuto un finanziamento dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di 579.600 euro, l’investimento totale è stato di 800mila euro. Abbiamo lanciato Plus a giugno 2018, terminerà nella primavera del 2020. Le regioni coinvolte sono 16. Le persone selezionate sono 80 (5 per ogni regione), 32 donne e 48 uomini».
Il progetto, realizzato da Uildm, insieme ai partner Movimento Difesa del Cittadino, associazione Atlantis 27 e Anas Puglia (Associazione Nazionale di Azione Sociale), intende migliorare la qualità di vita delle persone con disabilità, favorendo e promuovendo l’inserimento lavorativo, sociale e territoriale, attraverso un percorso di orientamento, formazione e job coaching.
«Plus prevede due fasi» continua Rasconi. «Nella prima, i partecipanti seguono un corso di formazione professionale di 40 ore, in cui offriamo loro gli strumenti necessari per sviluppare autonomia e acquisire una modalità lavorativa e relazionale adeguata. Ritagliamo un percorso su misura per tutti i partecipanti, sulla base di competenze, grado di autonomia, inclinazioni. Li aiutiamo a scrivere un cv e cerchiamo insieme il luogo di lavoro più adatto. Supportiamo poi queste stesse persone nell’inserimento aziendale, attraverso una formazione pratica della durata di 30 ore. La seconda fase prevede la creazione di 16 sportelli di ascolto in tutta Italia, gestiti da altrettante persone con disabilità (scelte tra gli 80 destinatari iniziali), con l’obiettivo di fornire assistenza all’inserimento nel mondo del lavoro».
Con Plus vogliamo sperimentare un modo nuovo di vedere il lavoro
Marco Rasconi
«Ho fatto il servizio civile nella sezione Uildm di Pavia», racconta Raoul, con il suo irresistibile sorriso. «Lì sono venuto a conoscenza di Plus e mi sono candidato. Dopo la formazione in aula, ho svolto un percorso di formazione pratica di una settimana presso la cooperativa sociale Sant’Agostino di Pavia aderente ad Anffas, che si occupa di persone con disabilità intellettive e fisiche. Da gennaio avrò una borsa lavoro di 32 ore al mese, della durata di cinque mesi. Nel frattempo continuo a frequentare da volontario la cooperativa. Questo lavoro mi piace moltissimo. Scrivo al computer, faccio fotocopie, rispondo al telefono. In tasca ho un diploma professionale di operatore turistico. Ho provato ad iscrivermi all’università, ma lo studio non fa per me. Ho fatto tanti colloqui, ma non mi prendeva mai nessuno, perché mi vedevano con il girello o sulla sedia a rotelle. Eppure nel curriculum spiegavo sempre la mia condizione, ma in pochi leggono bene un cv. Che cosa mi dà questo lavoro? Innanzitutto i soldi e quindi un po’ di autonomia, anche perché desidero farmi una famiglia. E poi mi fa sentire vivo, utile. È un aiuto contro la noia che mi assaliva quando ero a casa».
Marina Milazzo è la coordinatrice socio-pedagogica della cooperativa. «Raoul è pieno di vita, puntuale, non si tira mai indietro» spiega. «E poi è bravo nella relazione con i nostri ospiti. Appena finisce il suo lavoro di segreteria, dà una mano a me e agli altri educatori nelle attività artistiche e ludiche. Aiuta i nostri ragazzi a dipingere, a fare yoga, parla con loro se hanno qualche problema. Quando non c’è, lo cercano. Per noi è prezioso».
La cooperativa Sant’Agostino, dove lavora Raoul, è una delle 80 realtà (imprese, cooperative, organizzazioni ed enti pubblici) che collaborano con Plus in tutta Italia. «Abbiamo deciso di collaborare con questo progetto, perché oggi è fondamentale creare una rete di soggetti, sul territorio, che condividono gli stessi valori:», spiega la presidente Marta Vecchio, «solo lavorando insieme, possiamo da un lato diffondere una cultura che vede il disabile come una risorsa; dall’altro trovare occasioni di lavoro per chi ha una disabilità. Agli imprenditori reticenti ad assumere persone con disabilità, direi di informarsi bene, perché spesso alla base di un rifiuto c’è il pregiudizio».
Si stima che oggi in Italia le persone con disabilità siano 4 milioni e 360mila, cioè il 7,2% della popolazione. Purtroppo, però, secondo l’Osservatorio nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, la percentuale di disabili occupati, tra i 45 e i 64 anni, è pari al 18%, contro il 58,7% della popolazione generale della stessa fascia di età.
Per la nostra cooperativa Raoul è una risorsa preziosa: non si tira mai indietro
Marina Milazzo
«Una persona con disabilità che lavora, pesa meno sulle istituzioni e sulla fa- miglia, può pagarsi un assistente, può andare a vivere da sola» conclude Rasconi, prima di aggiungere: «Il nostro desiderio è che Plus metta in moto un meccanismo moltiplicatore e contamini sempre più persone, sempre più aziende. Vorremmo sperimentare un modo nuovo di vedere il lavoro, che non è solo per le persone normodotate, ma è per tutti. Oltretutto alcune ricerche dimostrano che i gruppi di lavoro diventano più funzionali e produttivi quando includono persone con disabilità. Qui sta la grande innovazione sociale del nostro progetto».
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