Cultura
Dossier di Legambiente e WWF sull’inquinamento in mare
Presentato oggi, a dieci anni dal disastro della Haven. Wallstrom, varero' principio responsabilita' per chi inquina. La proposta di un decalogo
di Redazione
I 21 principali incidenti di petroliere che si sono succeduti in questi ultimi 20 anni hanno riversato complessivamente in mare 2 milioni e 400mila tonnellate di petrolio. Eppure gli incidenti costituiscono solo il 10% del riversamento in mare di sostanze pericolose. il restante 90%, ben 20 milioni di barili l’anno nei mari mondiali e 1 milione di barili nel solo Mediterraneo, e’ causato da operazioni di routine come, ad esempio, il lavaggio delle cisterne. Sono gli allarmanti dati diffusi oggi a Genova da Legambiene e WWF che, a dieci anni dall’affondamento della Haven – finirono nel Mediterraneo quasi 150mila tonnellate di greggio – hanno organizzato una due giorni di lavori per ”riflettere, darsi regole e strumenti”. E’ proprio sulla questione ”inquinamento di routine” che si e’ soffermata nel suo intervento in videoconferenza la Commissaria UE per l’Ambiente, Margot Wallstrom, la quale si e’ impegnata a lavorare affinche’ anche nell’ambito dell’Unione venga assunto il principio di ”chi inquina paga”.
”Nel 1999 il Centro di ricerche europeo ha rilevato 1000 sversamenti deliberati di petrolio nel Mediterraneo, 700 nel mare del Nord, 400 nel mar Baltico – ha detto Wallstrom – e’ solo la punta di un iceberg che pero’ dimostra come l’inquinamento sistematico sia altrettanto pericoloso di quello accidentale. Per evitare rischi , dopo l’incidente della Manica la Commissione ha pensato di rafforzare il quadro legislativo e abbiamo istituito un fondo integrativo europeo con un massimale di un miliardo di Euro. La misura che mi accingo a varare ora però e’ una direttiva sulla responsabilita’ ambientale”.
Su questi punti cruciali Legambiente e WWf hanno stilato un decalogo di pressanti richieste alle autorita’ nazionali ed internazionali.
Un decalogo per evitare disastri ambientali irreparabili e sversamenti di sostanze pericolose in mare. E’ quello distribuito oggi da Legambiente e WWF che hanno organizzato a Genova – a dieci anni dall’affondamento della Haven che sverso’ nel mar Ligure quasi 150mila tonnellate di greggio – una due giorni di lavori sul traffico petrolifero nel Mediterraneo.
Ecco le dieci regole.
1) Via le vecchie carrette dai nostri mari. Eliminazione entro il 2005 delle cosiddette ”petroliere Premarpol” (costruite prima del 1982) e prive di doppio scafo e accorgimenti protettivi da tutti i porti italiani. Fissazione della durata massima di attivita’ per una nave addetta al trasporto di idrocarburi o sostanze pericolose in 23 anni dal varo.
2) Stop al lavaggio delle cisterne in mare. E adozione di iniziative a livello di bacino del Mediterraneo per la piena applicazione dello status di area speciale ai sensi dell’annesso I della MARPOL e per l’efficace repressione degli inquinamenti volontari. Adozione delle reception facilities e di misure che consentano di rendere economicamente conveniente lo scarico delle acque delle cisterne presso i depositi costieri e rischioso e svantaggioso il lavaggio a mare e misure serie per l’armonizzazione e l’applicazione delle sanzioni.
3) Stop agli ”equipaggi babele” privi di capacita’ professionale. E’ necessario intervenire sempre piu’ sulla formazione degli equipaggi e dei comandanti, chiediamo un controllo continuo sulla composizione e sulla professionalita’ degli equipaggi delle navi che trasportano merci pericolose.
4) Basta con le navi insicure. Controlli severi e stringenti sulla adeguatezza delle navi e il blocco di quelle che non offrono garanzie adeguate di sicurezza.
5) Stop al rischio tempesta. Divieto di navigazione alle navi che trasportano sostanze pericolose e inquinanti in condizioni meteomarine particolarmente avverse.
6) Introduzione di misure relative al bunker (combustibile di bordo) trasportato dalle navi sia a livello assicurativo che costruttivo.
7) Chi inquina deve pagare. Allargamento della responsabilita’ in solido per tutti i soggetti coinvolti nel trasporto delle sostanze pericolose e nel viaggio della nave, dall’armatore, al noleggiatore, al trasportatore e cosi’ via.
8) Anche l’ambiente ha un costo. Pieno riconoscimento e risarcimento del danno ambientale in ambito IOPCF, superando la definizione escludente contenuta nel Fondo 1992, e un conseguente adeguato innalzamento del massimale. L’Unione Europea contribuisca in tutte le sedi internazionali a individuare una definizione precisa di ”danno ambientale” e promuova strumenti e forme anche integrative di risarcimento.
9) Stop al traffico nelle Bocche di Bonifacio. Impegno italiano ed europeo, anche in sede IMO, per giungere all’eliminazione del traffico dalle Bocche di Bonifacio, cominciando con l’adesione volontaria degli Stati U.E. e di quelli che hanno richiesto di entrare nella Comunita’ alle iniziative italo-francesi di limitazione dei traffici del naviglio di bandiera.
10) Il trattamento delle questioni relative alle problematiche del trasporto marittimo di sostanze pericolose venga svolto a livello UE congiuntamente dalle Commissioni Ambiente e Trasporti e che si faccia chiarezza sui ruoli e sulle competenze dei ministeri nei rapporti internazionali e sovranazionali prevedendo anche la tempestiva comunicazione alle autorita’ ambientali di situazioni di crisi o di pericolo.
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