Non profit

Dossier Calipari: “Ahh… italiani.. troppo italiani”

Mi ricordo

di Maramao

C’era una volta un dossier. Su quel dossier c’erano i risultati di un’inchiesta, che doveva fare luce su quanto avvenuto il 4 marzo 2005 al check point 541 in Iraq. In quel luogo Nicola Calipari rimase infatti ucciso dal fuoco americano appena dopo aver preso in consegna Giuliana Sgrena. Era stata aperta un’inchiesta. I risultati dell’inchiesta vennero resi pubblici: il dossier. Ma era quello americano, “pecettato”, in modo tale che alcune parti non potessero essere lette. Successivamente venne però “specettato” da un blogger italiano e la cosa fece ovviamente scalpore. Poi fu il turno del dossier italiano che, dopo aver letto quello americano, ribaltava le tesi del primo. In quei giorni, lo ricordo come fosse ieri, si discusse di molte cose. Si discusse, però, anche del curioso scivolone dell’intelligence americana. Un dossier era stato prodotto e riempito di omissis, oscurando le parti che non dovevano essere lette, ma qualcuno si era dimenticato di rendere sicure quelle modifiche. Tanto che bastò veramente poco, per rivelare all’opinione pubblica quanto vi era scritto. Al tempo, qualcuno, sotto sotto, sembrava dire: “Questi americani sono proprio degli ingenui. Si sono scordati di mettere la password”. E altri dissero più esplicitamente che era una questione culturale, della serie: “Così come ad uno svizzero non verrebbe mai in mente di usare il proprio fucile d’ordinanza per uccidere l’amante della moglie, all’americano quadratico medio probabilmente non viene in mente, vedendo una pecetta nera su un documento elettronico, di provare a “guardarci sotto” per scoprire se il testo originario c’è ancora.” Come a dire, se c’è la pecetta vuole per forza dire che non c’è il testo, no? Una visione un po’ casareccia del mondo, non c’è che dire, fatta di comparse lombrosiane che popolavano – ricordate? – barzellette famose del tempo. Già, ma la verità ha bisogno di tempo, di molto tempo, e non può essere ridotta a una tesi da dimostrare a suon di pecette. Diceva Beaudelaire che per trovare la verità bisogna esagerare. Così, ripensando a quel 2 maggio 2005, quando venne fuori tutto questo putiferio, penso che in realtà l’unica cosa bizzarra è che fosse stato un blogger a fare lo “scoop”, e non i giornali o le istituzioni. Ma tant’è. Del resto, a distanza di tanto tempo, oggi lo sappiamo che quel dossier era stato esplicitamente lasciato aperto. Ma allora chi aveva il coraggio di dirlo? Nessuno. O quasi.


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