Welfare
Dopo sette anni dirò a mio figlio che sono in prigione
Il male più grande lho fatto a me stesso, a te, alla mamma...
L?eterna questione, se dire o non dire la verità ai figli, quando la verità significa che un genitore non si trova all?estero, o in ospedale, o lontano per lavoro, ma in galera, non è semplice da affrontare. Il padre che racconta, sul giornale L?Alba della Casa circondariale di Ivrea, la sua esperienza, ha aspettato sette anni per dirlo al figlio, e questo è un segno di quanto delicati e complessi siano i rapporti all?interno delle famiglie che vivono il disagio di avere qualcuno in carcere. E in queste sofferenze le persone sono lasciate quasi sempre sole: sole quando costruiscono castelli di menzogne per preservare i figli, sole quando pensano che sia ora di dire loro la verità, sole quando, a fine pena, devono rientrare in famiglia e affrontare una difficile ricostruzione degli affetti.
Ornella Favero (ornif@iol.it)
Quest?anno ho deciso di raccontare a mio figlio la mia storia. In fondo ha quasi 13 anni e reputo sia pronto per capire? Da oltre sette anni non gli sono fisicamente vicino e per questo gli devo una spiegazione, mi sottoporrò a tutte le sue domande, e gli chiederò ancora una volta perdono. Tra l?altro, visto che quella che gli racconterò sarà la storia di suo padre, mi sembra un altro buon motivo perché debba sapere, che lo riguarda.
Per fortuna ho iniziato ad usufruire di permessi, così a casa avrò modo di raccontargli le cose con calma, di riflettere insieme, avrà il tempo necessario per introiettare ciò che avrò da dirgli. Sto cercando di prepararmi a questo momento, ho preparato discorsi, li ho cambiati, ricambiati tante volte, alla fine credo che esordirò con una breve premessa, sintetica ma significativa, per poi espormi a ruota libera alle sue innumerevoli domande.
Quando ero un po? più grande di te, in modo inconsapevole, ho scelto il male. Non rispettando le regole della società, ho fatto del male agli altri. Ma soprattutto per il male che avevo scelto sono stato punito pesantemente perché il male più grande l?ho fatto a me stesso, a te, alla mamma. A me, perché quello che ho scelto lo sto pagando con quasi venti anni della mia vita in carcere. La mia gioventù è stata strappata via? non vissuta. Alla mamma che ha scelto di sposare un uomo per condividere con lui la sua vita, ma questo uomo non le è stato vicino. L?ha lasciata da sola ad affrontare, con mille sacrifici, la vita. Da sola a crescere un figlio. Ma soprattutto la punizione più grande per me, che sono cresciuto senza mai conoscere mio padre e che per questo ho sempre avuto un bisogno inconscio di essere padre e di protezione verso altri, è stata quella di non essere stato fisicamente vicino a te per vederti crescere giorno dopo giorno.
Di non essere stato vicino a te nei momenti più importanti della tua vita: i tuoi compleanni, il tuo primo giorno di scuola, la Prima Comunione, aiutarti nei compiti della scuola, come sarebbe stato bello giocare insieme a te, rotolarci in un verde prato. Scusami se mentre dico queste cose un nodo mi stringe la gola? Per tutto questo ti chiedo perdono bambino mio.
Falco Nero, Casa circondariale di Ivrea
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