Non profit
Dopo quarant’annil’accoglienzaè diventata una rete
onlus sotto la lente Associazione Cena dell'Amicizia
di Redazione
La Cena dell’Amicizia compie 40 anni: un lungo percorso di accoglienza, recupero e reinserimento di persone in grave condizione di emarginazione sociale. L’associazione nasce nel 1968 a Milano, per iniziativa di un gruppo di giovani della parrocchia di San Giovanni in Laterano, nell’oratorio di San Pio X, sotto l’impulso di Ermanno Azzali e di don Franco Pozzi. Aurelio Lamiani, l’attuale presidente, ricorda lo spirito dei fondatori: «L’intenzione era quella di creare un momento di incontro e solidarietà con gli emarginati del quartiere e instaurare con loro un rapporto di amicizia. L’occasione era il condividere una cena settimanale con i nostri ospiti nella sala parrocchiale». Nasce così la Cena del martedì.
«Il primo contatto con la realtà dell’emarginazione è stato difficile: si è dovuto compiere un notevole sforzo per rapportarsi con persone naturalmente diffidenti nei nostri confronti», ammette Lamiani. La comprensione del ruolo chiave che l’associazione avrebbe potuto svolgere per consentire agli ospiti della Cena di rivalutare la propria identità è stato lo stimolo a superare le prime avversità e iniziare un percorso di crescita. Nacquero così nell’89 il Centro notturno maschile di seconda accoglienza in via Val di Bondo, il Centro diurno di via Grazzini (1997), gli appartamenti di terza accoglienza in zona Molise/Calvairate, il negozio di via Bezzecca (2000), vetrina dei prodotti degli ospiti del Centro diurno, un Centro notturno femminile in via Spadini e, infine, nel 2007, il Centro studi e ricerche Antonio Taddei sulla grave emarginazione.
Può stupire che una tale rete di misure di aiuto e supporto siano così necessarie a Milano, la città degli affari e del benessere. Evidentemente non alla portata di tutti. «Ci scontriamo ogni giorno con il disinteresse e il non voler rendersi conto che gli emarginati esistono. Perciò ci muoviamo per evitare che media ed istituzioni parlino del problema solo per l’emergenza freddo o per qualche decesso in strada; si dovrebbe parlare anche delle “buone pratiche”, per far notare come intervenendo con efficacia e professionalità alcuni problemi potrebbero essere risolti; vige invece la regola che meno se ne parla meglio è», racconta Lamiani. La sensibilizzazione e una più corretta trattazione del problema da parte dei media sono alcuni dei traguardi che la Cena sente di aver raggiunto con il proprio lavoro. «Per il futuro speriamo di poter aprire un nuovo centro diurno, consolidare il personale che lavora in Cena, riuscire a sensibilizzare ancora di più i cittadini perché abbiamo sempre più bisogno di volontari», conclude Lamiani.
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