Welfare
Dopo l’Orchestra a Piazza Vittorio è tutta un’altra musica
Il successo dell'ensemble multietnico ha dato sprint al quartiere
«Negli ultimi anni molte etnie sono sparite. Ad esempio gli africani non popolano più il quartiere come una volta, anche se continuano a transitarci», premette Mario Monge, presidente di SolCo Roma, un consorzio di cooperative sociali che dal 1996 ha la sede in Piazza Vittorio, il cuore del rione Esquilino, il più antico quartiere multietnico della Capitale, a due passi dal Colosseo. «Oggi si vedono piuttosto molti cinesi, parecchi indiani e bengalesi. D’altro canto mi pare che gli italiani non se ne vadano più, che si possa parlare di un lento miglioramento». In effetti i segnali non mancano: nella piazza che è il cuore del rione si sono affacciati nuovi esercizi commerciali, tra i quali alcune librerie; le circa 400 attività gestite da cinesi «stanno diversificandosi», come sottolinea Zang, una giovane di seconda generazione che con la sua famiglia gestisce un B&B; stanno per concludersi alcuni interventi edilizi (come il palazzo Enpam), altri cantieri prendono il via. «Verranno a lavorare qui circa 800 persone», computa Roberto Crea di Cittadinanzattiva, «percentualmente un buon numero sarà di stranieri, e la loro presenza sarà di ulteriore stimolo al cambiamento in corso, che è fatto anche di una identità di quartiere fortissima. Non è un caso che ci sia un altissimo tasso associativo, molto più che nel resto della città». Associazioni animate del resto non solo da italiani: ne hanno fondate anche gli indiani, i cinesi, i filippini, i nord e sud africani. Cambia via via lo spartito, ma la musica continua a essere quella, polifonica, che riesce a mettere insieme voci di tutto il mondo. Replicando ogni giorno il miracolo di quella che è l’espressione più celebre del quartiere: L’Orchestra di piazza Vittorio, nata nel 2002 da un’idea di Mario Tronco, componente della Piccola Orchestra Avion Travel, e del documentarista Agostino Ferrente. Ensemble musicale multietnico che ha tenuto vivi gli spazi dello storico cinema Apollo (destinato a trasformarsi in una sala bingo), poi è diventata un film documentario ? andato a Locarno, al Tribeca Film Festival di New York ? e ha portato l’Esquilino alla ribalta del mondo. Grazie agli stranieri.
Cominciamo dalla scuola
Ma mentre la musica va in tournée, nel quartiere l’integrazione continua. Con l’attività dei “Genitori Scuola Di Donato”, per esempio. «Volevamo una scuola migliore per i nostri figli. Abbiamo scelto di essere una realtà di proposta e non di protesta», spiega Francesca Valenza, fra le animatrici dell’associazione che oggi raccoglie circa 100 nuclei familiari italiani e stranieri e che è retta da un comitato organizzativo “misto”. Anni fa il plesso scolastico di via Bixio ha concesso loro degli scantinati. Oggi sono ambienti accoglienti in cui si svolgono iniziative culturali (coinvolgono circa 200 persone al giorno, fra grandi e piccini), spesso guidate da mamme straniere, come la somala Anab Fari Abdi, che mettono così a disposizione di tutti la loro cultura. «L’integrazione non è un risultato che arriva spontaneo. Bisogna lavorarci». Sapendo che tornare a vivere gli spazi comuni può aiutare parecchio. «Con Legambiente organizziamo la pulizia della piazza. Il primo anno abbiamo trovato 78 siringhe abbandonate per terra. Il secondo 18». Il rapporto con le altre associazioni è un altro elemento caratterizzante. Il menzionato Equilindo, Tutti in piazza (a fare sport), i Cittadini stacchini (tolgono le affissioni abusive) sono tutte iniziative pensate e realizzate in rete.
Uno sportello al mercato
Una rete favorita da un progetto, lanciato nel 2005 e realizzato da tre cooperative sociali della rete Cnca: “Mediazione sociale. Per una città che (si)cura”. «In un primo tempo abbiamo individuato i conflitti prevalenti, poi abbiamo iniziato ad affrontarli tramite tavoli sociali cui chiamavamo tutti i soggetti del territorio», ricorda il coordinatore Leonardo Carocci. Un lavoro di infrastrutturazione sociale che dà i suoi frutti. «Abbiamo uno sportello al mercato», prosegue Carocci, «con il quale cerchiamo di prevenire e risolvere i conflitti e di facilitare alcuni percorsi. Ad esempio, abbiamo sottoscritto un protocollo con la comunità cinese per realizzare corsi di italiano».
Non tutto è risolto, certo. Si continua a registrare una mancanza di spazi culturali. Eppure anche Massimiliano Tonelli, curatore del blog Degrado Esquilino, ammette che la situazione va migliorando. E che oggi i problemi del rione somigliano di più a quelli degli altri quartieri. Non aiutano i litigi fra il municipio (di centrosinistra) e il Campidoglio (di centrodestra): «Si perde di vista il punto centrale, che è la qualità di vita del quartiere», sottolinea Crea, «cui invece lavorano le associazioni, italiane e straniere, e gli imprenditori privati».
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