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Dopo l’Iraq tocca alla Siria?

E' il monito lanciato da Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all'Università diTrieste, esperto di politica e strategia internazionale, in un'intervista ad Affaritaliani.it

di Paolo Manzo

La Siria faccia attenzione, il pericolo che quello siriano diventi il nuovo fronte di crisi mediorientale e’ quanto mai realistico: e’ il monito lanciato da Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Universita’ diTrieste, esperto di geopolitica e strategia internazionale, in un’intervista ad ”Affaritaliani.it”. ”Soprattutto nel caso in cui, davvero, in territorio siriano abbiano trovato rifugio importanti membri del califfato di Saddam Hussein. E magari insieme a loro siano arrivate anche delle armi – dice – Gli Stati Uniti, anche alla luce della netta vittoria riportata in Iraq, non avranno tentennamenti e nessun ripensamento strategico. Non faranno alcuna mediazione e non mi stupirei se facessero ricorso in tempi strettissimi ad un avvertimento pesante nei confronti del regime di Damasco”. Il rischio di un nuovo intervento militare e’ da considerarsi, allo stato dei fatti, remoto, ma Paniccia tiene comunque a sottolineare che ”ora Washington avra’ comunque meno remore. In ogni caso la strategia della prevenzione e’ quella che da adesso in poi verra’ privilegiata dagli americani. La Siria e’ avvertita e se davvero avesse qualcosa da nascondere, come ufficiali irachene o armi proibite, sarebbe davvero un problema”.

Tra Iraq e Siria sembrano tra l’altro esserci numerose affinita’, sostiene il docente veneziano: ”Questi regimi sono ormai destinati a cadere uno alla volta. Siamo nel terzo millennio e non e’ piu’ comprensibile che esistano stati che scompaiono nel buio per 20-25 anni e in cui abbiano luogo atrocita’, torture e via dicendo”. Paniccia e’ poi tornato sulla situazione dell’Iraq: ”Ci vorranno ancora una trentina di giorni prima che le forze angloamericane possano avere il controllo completo del territorio. Poi si comincera’ a lavorare sul nuovo governo provvisorio, ma ci vorra’ qualche tempo prima che possa insediarsi. Io credo che si arrivera’ ad una normalizzazione intorno a settembre/ottobre: il tempo necessario anche per riaprire aereoporti, autostrade, uffici pubblici. Ma le imprese italiane devono tenersi pronte perche’ potranno avere un ruolo strategico nella ricostruzione. Ci sara’ da inserirsi nel settore delle costruzioni, essendoci strade e immobili da ricostruire, in quello informatico e delle telecomunicazioni, ma anche in quello farmaceutico e sanitario. Le nostre imprese hanno gia’ lavorato con successo nei Balcani e potranno fare altrettanto in Iraq, visto che offrono qualita’ a prezzi competitivi”.

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