Welfare

Dopo l’indulto, le riforme

Entro la fine dell’anno una conferenza nazionale. E poi la revisione del Codice penale. Obiettivo: evitare che si torni a parlare di emergenza negli istituti di pena

di Stefano Arduini

Spetterà al neo capo del Dap, Ettore Ferrara, la gestione dell?anno post indulto. Un compito non agevole. Nel 1990, quando fu approvato il sedicesimo e penultimo indulto della storia repubblicana, furono liberate 12mila persone. Quasi tutte nei mesi seguenti la clemenza fecero ritorno in cella. Un fantasma da scongiurare.

Ad oggi sono stati 17.455 i detenuti rimessi in libertà e 1.421 quelli rientrati in istituto. L?affollamento nelle carceri è così calato dalle 60.170 presenze del 31 luglio scorso alle attuali 39.176. Appena al di sotto della capienza legale di 43.226 posti. Un tetto che Ferrara si impegna a non sfondare. «Il nostro riferimento costante», ha detto l?ex capo gabinetto del ministro Mastella, «è la carta costituzionale. Nella nostra Costituzione è scritto a chiare lettere quale è la funzione della pena: la rieducazione del condannato». Per questo «nelle condizioni in cui si era costretti a vivere nelle nostre carceri non solo non era possibile realizzare questa finalità, ma probabilmente erano sacrificati i diritti fondamentali dei detenuti».

A dire il vero il piano post indulto del governo è partito con il freno a mano tirato. Il numero complessivo dei reati commessi nei tre mesi successivi all?indulto è però calato da 647.578 del periodo agosto-ottobre 2005 a 642.400, secondo i dati del ministero dell?Interno.

Lavori in corso

Il disco verde all?indulto non è stato comunque l?unico segnale di un cambiamento di rotta del governo di centrosinistra. Il sottosegretario Luigi Manconi si è dato l?obiettivo di celebrare entro la fine del 2007 la prima Conferenza nazionale in materia di esecuzione penale. Per tagliare il traguardo ha già provveduto alla convocazione della Commissione nazionale di consultazione e coordinamento con le Regioni, gli enti locali e il volontariato, istituita nel 1978, ma inattiva negli ultimi quattro anni. Questo organismo avrà il compito «di creare la massima sinergia tra istituzioni statali, regionali e locali e tra istituzioni e società civile» al fine di «poter conseguire gli obiettivi di reinserimento sociale, riduzione della recidiva, prevenzione della devianza e sicurezza dei cittadini».

Per Manconi dunque è necessario «far tesoro dell?emergenza post indulto», dove «non abbiamo fatto tutto quello che sarebbe stato necessario», anche se è stato fatto «più di quanto sia mai stato fatto a beneficio delle persone scarcerate».

Per affrontare a tutto tondo la questione carcere è però necessario mettere mano anche a un sistema penale che negli ultimi 15 anni si è espanso sempre di più fino ad arrivare a coinvolgere 200mila persone. Sono attesi per il prossimo autunno i risultati della commissione ministeriale di riforma del Codice Rocco istituita dal ministro Mastella e presieduta da Giuliano Pisapia. La compongono 23 esperti che stanno lavorando a una proposta, da presentare in Parlamento, che non preveda come unica sanzione penale quella del carcere, almeno per i reti di piccola e media gravità.

La commissione Pisapia affronterà anche la spinosa questione dell?abolizione dell?ergastolo. La cancellazione del ?fine pena mai? sarà però affrontata in coda ai lavori e rimessa alla discussione dell?aula.

Info:
www.giustizia.it
www.ristretti.it


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