Formazione

Dopo le superiori, manca l’orientamento: serve una bussola

Perché sempre più studenti dopo le superiori scelgono di prendersi un anno sabbatico? Intervista a Massimiliano Scopelliti, docente e delegato del Rettore all'Orientamento della Lumsa: «L’orientamento dovrebbe fornire ai ragazzi una realistica valutazione delle loro qualità, interessi e motivazioni. Ma non sempre è così»

di Chiara Ludovisi

Mancano poco più di due mesi alla fine dell’anno scolastico. E c’è chi pensa al futuro. Gli esami di maturità inizieranno il 18 giugno, ma molti studenti dell’ultimo anno stanno provando a guardare oltre: tra Talc, Test online Cisia, e test di ammissione, la primavera non è certo tempo di riposo per chi frequenta l’ultimo anno delle superiori. Sarà forse anche per questo che sono sempre di più coloro che scelgono di “prendersi una pausa”, spezzando quella linea di continuità tra il prima (la scuola) e il dopo (l’università o il lavoro) che fino a qualche anno fa sembrava indiscutibile. La scelta del cosiddetto anno sabbatico ha però a che fare non solo con la difficoltà di gestire scadenze e prove ravvicinate, ma anche da un sentimento di confusione che sempre più caratterizza i giovani in uscita dai percorsi scolastici. E con l’inadeguatezza di quella che dovrebbe essere un’attività cruciale negli ultimi anni delle superiori ma forse anche prima: l’orientamento. Ne abbiamo parlato con Massimiliano Scopelliti, docente e delegato del Rettore all’Orientamento dell’università di Roma Lumsa.

Professor Scopelliti, come spiega la tendenza, sempre più diffusa tra i ragazzi in uscita dalle superiori, di posticipare la scelta universitaria?

La tendenza a posticipare l’ingresso all’università è un fenomeno ben riconosciuto anche dagli studi a livello internazionale. Su questa incidono diversi fattori, tra cui la performance accademica e la motivazione allo studio: più queste sono elevate alle superiori, più è facile che si inizi subito l’università. La letteratura scientifica sul tema sottolinea che l’anno di pausa non è necessariamente negativo, perché permette a studenti e studentesse più incerti di riflettere meglio sulla scelta da compiere, fare esperienze di altra natura o anche prendersi del sano tempo per se stessi.

Si dice che i ragazzi oggi escano dalle scuole superiori più confusi rispetto al passato: non hanno le idee chiare sulla facoltà a cui iscriversi o sul percorso lavorativo da intraprendere. Quali sono le ragioni?

Le professioni si stanno evolvendo negli ultimi tempi. Ne nascono continuamente di nuove, mentre alcune di quelle “storiche” si vanno via via perdendo. A potenziali lavori più differenziati, corrispondono molte più opzioni di scelta rispetto al passato: questo contribuisce a creare maggiore confusione tra ragazze e ragazzi che devono prendere decisioni importanti per il proprio futuro.

Una recente indagine dell’Inapp ha acceso i riflettori sui “Giovani senza bussola”, evidenziando anche l’inadeguatezza e l’inefficienza dell’orientamento scolastico. Cosa funziona e cosa invece potrebbe funzionare nel percorso di accompagnamento degli studenti in uscita dalla scuola?

Attualmente il sistema di orientamento verso la scelta universitaria si basa prevalentemente nella presentazione dei corsi di laurea che le università offrono. Ciò è utilissimo per chiarire, in maniera realistica, cosa si andrà a studiare, quale sarà l’impegno richiesto, quali gli sbocchi lavorativi. Talvolta studenti e studentesse al liceo possono infatti avere idee non veritiere al riguardo. In tal senso, ad esempio, alla Lumsa offriamo un’esperienza immersiva, Un giorno da matricola, per permettere a studenti e studentesse delle scuole superiori di vivere una giornata in università tra lezioni e scambio di conoscenze con docenti e studenti universitari loro pari, gli student ambassador e i tutor buddy. A mio avviso, però, tale processo andrebbe meglio integrato a livello nazionale, con un ascolto più attento dal punto di vista delle aspirazioni e delle paure che ragazzi e ragazze potrebbero avere rispetto al loro futuro, in questo momento così delicato.

A potenziali lavori più differenziati, corrispondono molte più opzioni di scelta rispetto al passato: questo contribuisce a creare maggiore confusione

Massimiliano Scopelliti, docente e delegato del Rettore all’Orientamento dell’università Lumsa di Roma

In generale, ritiene che l’università rappresenti oggi un’opzione meno “attraente” per gli studenti, rispetto ad altri percorsi formativi, anche all’estero? I dati di Almalaurea hanno infatti registrato una significativa flessione delle iscrizioni tra il 2021 e il 2023, mentre ora sembra ci sia una graduale ripresa. Come si spiega questa flessione?

In passato frequentare l’università poteva rappresentare nella mente degli studenti liceali e delle loro famiglie, a torto o a ragione, lo strumento che garantiva la certezza di trovare un impiego, mentre oggi non è più così. L’estero viene poi spesso percepito come il contesto che valorizza realmente le competenze delle persone, cosa che in Italia avviene di meno. Inoltre, il fatto di confrontarsi con culture differenti fornisce obiettivamente un aumento di competenze, linguistiche e relazionali, che diventano particolarmente appetibili sul mercato del lavoro. Questa opzione non è soltanto alternativa, ma anche integrativa dentro il percorso universitario. Ad esempio, alla Lumsa favoriamo l’interazione con l’area delle relazioni internazionali.

Di cosa pensa che i giovani abbiano bisogno, oggi, per compiere scelte consapevoli rispetto al proprio futuro, dopo la fine del percorso scolastico?

Un aspetto fondamentale consisterebbe in una realistica valutazione delle loro qualità, interessi, e motivazioni, in modo tale da poterli guidare verso direttrici più adatte alle loro caratteristiche individuali. L’idea di potersi preparare in ambiti che siano in linea con le loro aspirazioni e capacità garantisce la possibilità di avere un approccio più positivo all’uscita dalla scuola, con risultati probabilmente più soddisfacenti e di conseguenza maggior benessere personale. In questa direzione, sono ottime iniziative nazionali quelle dei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento e l’orientamento attivo previsto nel Pnrr. Qui alla Lumsa vengono curate con particolare attenzione, valorizzando al massimo la loro finalità di stimolo e contagio, e come percorso di consapevolezza alla scelta, in ascolto di sé e come momenti di confronto con il mondo della ricerca e delle professioni.

Sono tanti gli studenti e le studentesse che, mentre iniziano a preoccuparsi per la maturità, scelgono di concedersi un anno di pausa per decidere con più consapevolezza sul loro futuro. Questo articolo fa parte di una serie di approfondimenti sul gap year. Leggi anche:

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