Politica
Dopo di noi, povertà, bonus bebé: gli emendamenti sociali
Un primo sguardo sui 3.500 emendamenti presentati ieri alla legge di bilancio 2018
Pochi se ne sono accorti, perché si parla di tabella 4, stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Missione 3, programma 3.2. Ma lì, in quella tabella allegata alla legge di bilancio scritta dal Governo nei giorni scorsi, mancano 5 milioni per il Fondo per il Dopo di Noi, tanto per il 2018 quanto per il 2019. Un emendamento dei senatori Pd della Commissione Lavoro e Previdenza Sociale del Senato, va così a «rifinanziare di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018 e 2019 il Fondo per l'assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare di cui all'articolo 3, comma 1, della legge 22 giugno 2016, n. 112».
Fra i 3.500 emendamenti presentati ieri al disegno di legge n. 2960, ossia alla legge di bilancio per il 2018, ce ne sono otto presentati dai senatori Pd della Commissione Lavoro che sono di particolare rilevanza per le tematiche sociali. Uno è certamente quello che mantiene il Fondo per il Dopo di Noi all’entità stabilita dalla legge 112, altri due sono invece relativi al Reddito di Inclusione, la misura nazionale contro la povertà che debutterà con il 1 gennaio 2018 (le domande si possono presentare già dal 1 dicembre 2017).
Reddito di Inclusione
La legge di stabilità presentata dal Governo già modificava quanto definito nel decreto di settembre, facendo passi avanti nella direzione del reale universalismo della misura: il disegno di legge prevede che da luglio 2018 non ci siano più categorie di accesso al ReI, tranne l’essere in povertà assoluta e stanzia più risorse, purtroppo ancora insufficienti per raggiungere l’intera platea delle persone in povertà assoluta (la previsione ora è di arrivare a un povero su due contro il 30% che si sarebbe raggiunto con lo stanziamento previsto finora). Ora due emendamenti vanno a perfezionare l’architettura del ReI, prima ancora del suo debutto: un primo emendamento aumenta dal 15% al 20% del Fondo la quota di risorse da destinare obbligatoriamente all’implementazione dei servizi sociali, necessari per rendere concreto il ReI, che prevede non solo una erogazione monetaria ma anche un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa, per uscire dalla condizione di povertà, che va rispettato pena la perdita del beneficio. Fino ad oggi la quota vincolata per rafforzare i servizi sociali territoriali era di «almeno il 15% del Fondo», pari a 262 milioni di euro per l’anno 2018 e 277 milioni di euro a partire dall’anno 2019. Ora l’emendamento alza la quota ad «almeno il 20%». Un secondo emendamento prevede che «al fine di garantire sistematicamente l'infrastruttura sociale della legge e i servizi» richeista dal ReI come livello essenziale, «possono essere effettuate assunzioni di assistenti sociali in deroga ai divieti e alle limitazioni di nuove assunzioni previste dalla legislazione vigente, anche nel caso in cui l'amministrazione interessata sia in situazione di soprannumerarietà ovvero in condizioni strutturalmente deficitarie o in stato di dissesto». Questo punto era presente nel testo del decreto del ReI entrato il 9 giugno in Consiglio dei Ministri, mentre era scomparso nel testo poi trasmesso dal Governo alle Camere e approvato.
Fondo Non Autosufficienza
Il Fondo Non Autosufficienza già con la legge di bilancio 2017 avrebbe dovuto essere di 500 milioni. Alla fine, in legge di bilancio ci furono solo 450 milioni più 50 inseriti nel decreto sul Mezzogiorno; poi venne la questione dei tagli legati ai minori trasferimenti da fare alle regioni. Insomma, un pasticcio. Le tabelle della legge di bilancio 2018 prevedono per il Fondo Non Autosufficienza uno stanziamento di 450 milioni di euro, ragione per cui un emendamento dei senatori Pd della Commissione Lavoro e Previdenza Sociale stanzia 50 milioni aggiuntivi per l’anno 2018. Il tema del “taglio” ai fondi sociali legato agli accordi fra Stato e Regioni si ripresenterà anche quest’anno. Le Regioni stimano le risorse da ripartire nel 2018 scenderanno (di cui all’articolo 68 della manovra) di 142 milioni nel Fondo Non Autosufficienza (che da 450 milioni passerebbe nella realtà a 307) e di 97 milioni nel Fondo per le Politiche Sociali (da 307 a 210).
Bonus Bebé
Il caso, in questo caso, è esploso immediatamente. Nella legge di bilancio ad oggi si stanziano 100 milioni per un Fondo da destinare a interventi per le politiche della famiglia, ma non c'è traccia invece di un rifinanziamento del bonus bebé, in scadenza con il 31 dicembre 2017. Ora un emendamento prolunga il bonus bebé «per ogni figlio nato o adottato tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2018, fino al compimento del secondo anno di età ovvero del secondo anno di ingresso nel nucleo familiare a seguito dell'adozione». I relativi maggiori oneri sono pari a 107,4 milioni di euro per l'anno 2018, 285,7 milioni di euro per l'anno 2019, 305,9 milioni di euro per l'anno 2020 e 158 milioni di euro per l'anno 2021.
Sistema duale
Il sistema duale, ovvero la possibilità di studiare lavorando, è partito in Italia grazie a una sperimentazione biennale, che ora volge al termine. Il sottosegretario Bobba soltanto a metà settembre aveva detto che «come Ministero del Lavoro abbiamo chiesto di inserire un finanziamento nella legge di bilancio per il Duale e l’alternanza scuola lavoro un finanziamento annuale, in modo che anche le Regioni possano programmare le attività con certezza. Ci aspettiamo che nella prossima legge di bilancio ci sia una cifra analoga a quella messa sulla sperimentazione, quindi di circa 80/85 milioni di euro l’anno». Questo stanziamento per il duale, che lo facesse uscire dalla sperimentazione e lo rendesse strutturale, non c’era. Un emendamento ora cancella dall'articolo 32 del decreto legislativo 14 settembre del 2015, n. 150 tutti i riferimenti alla dimensione sperimentale del duale e stanzia 60 milioni di euro per il triennio 2018-2020.
Ape sociale
I senatori della Commissione lavoro e politiche sociali hanno presentato tre emendamenti per estendere l’Ape sociale al 2019 e la relativa platea di destinatari. In particolare ad oggi più del 70% delle domande vengono respinte dall’Inps perché i disoccupati che la chiedono non rispondono ai requisiti previsti. Un emendamento allarga la platea a chi, avendo maturato almeno 30 anni di contribuzione, si trova in stato di disoccupazione senza indennità da almeno 3 mesi, a seguito di licenziamento, a prescindere dal tipo di rapporto di lavoro. Sul fronte del decreto fiscale si lavorerà nei prossimi giorni affinché le risorse destinate all’Ape sociale avanzate dal 2017 possano essere utilizzate sull’Ape sociale per il 2018.
Caregiver familiare
Al Senato c’è in discussione una legge sul riconoscimento del caregiver familiare. Un emendamento punta ora a creare un fondo destinato ai caregiver (la richiesta è di 60 milioni per il triennio 2018-2020) che supporti eventualmente la previdenza e l’assistenza. Inusuale? È già accaduto con il dopo di noi e il ReI: prima è nato il fondo, poi è arrivata la legge.
Per Annamaria Parente, capogruppo Pd in Commissione Lavoro e Politiche Sociali, già relatrice per le leggi sul dopo di noi e il reddito di inclusione, «ogni sforzo andrà per rafforzare le politiche sociali e in particolare le misure già in campo, che hanno bisogno di una spinta ulteriore per arrivare alla piena e reale attuazione».
Anche il Gruppo Articolo 1 – Mdp al Senato ha presentato alcuni emendamenti per ripristinare e aumentare le risorse del Fondo per il Dopo di noi e del Fondo Non Autosufficienza: «Una brutta sorpresa in questa legge di bilancio. Il Fondo per il Dopo di noi ha già subito un taglio di 5 milioni e allo stesso tempo non è stato confermato l'aumento di 50 milioni del fondo per la non autosufficienza che era stato ottenuto per il 2017 nella cosiddetta manovrina», ha detto Maria Cecilia Guerra, capogruppo di Articolo 1 – Mdp al Senato. «Questa legge di bilancio mostra disattenzione ai temi della disabilità. Sempre sul tema della disabilità ci occupiamo con le nostre proposte dell'assistenza delle persone con disturbi psichici e di favorire l'accesso alle pratiche sportive per le persone con disabilità».
Foto Remo Casilli / Sintesi
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