Welfare

Dopo di noi: immaginare comunità di destino o servizi residenziali?

In Lombardia sta partendo un'azione formativa sulla co-progettazione del dopo di noi. Perché la co-progettazione dei progetti di vita non è soltanto un capitolo di lavoro con le famiglie e con le persone con disabilità, organizzare gruppi appartamento o nuovi servizi: è piuttosto ri-generare nuovi legami fiduciari. Un contributo per disegnare anche un nuovo welfare, post-Covid

di Marco Bollani

Con la DGR 3972 del 2 dicembre 2020, Regione Lombardia investe ben 400.000 euro di risorse aggiuntive regionali, introducendo un’azione formativa e informativa di sistema che accompagna l’attuazione del secondo programma operativo regionale Dopo di NOI disciplinato dalla DGR 3404 del 20 luglio 2020.

Tale azione formativa avrà come destinatari principali gli operatori sociali e socio sanitari degli enti pubblici e del privato sociale impegnati nell’ambito dei progetti dopo di noi ed anche i familiari delle persone con disabilità interessati e motivati ad impegnarsi per costruire nuovi progetti di vita adulta per i figli con disabilità. Questi percorsi formativi saranno promossi da ciascuna ATS territoriale e interesseranno pertanto l’intero territorio lombardo, attuando una vera e propria azione formativa “di sistema” che rappresenta una novità di grande rilievo per il dopo di noi ma anche un processo innovativo per le politiche sociali in quanto si tratta di un’azione formativa da svolgere insieme; lavorando insieme tra operatori del pubblico e del privato sociale e coinvolgendo anche i genitori ed i familiari dei destinatari degli interventi.

Attraverso quest’azione, pertanto, Regione Lombardia delinea un ambito di intervento che sta a monte dell’erogazione dei sostegni e della costruzione dei progetti di vita delle persone con disabilità. Un ambito di intervento tuttavia decisivo e fondamentale per far emergere i requisiti fondamentali e propedeutici per co-progettare e quindi avviare forme innovative di co-abitazione che sostengano l’emancipazione dei figli dai genitori.

Tale investimento formativo costituisce una tra le novità più rilevanti del secondo programma operativo regionale dopo di NOI di Regione Lombardia, perché nasce da una rilettura dei risultati del primo triennio di applicazione della Legge sul territorio lombardo e prende atto dei primi impatti positivi generati dal dopo di noi in Lombardia, imponendo di consolidare i progetti di vita che hanno realizzato percorsi innovativi di co-abitazione, ma prende anche in considerazione le principali difficoltà e criticità riscontrate, tra cui soprattutto la difficoltà a finalizzare i percorsi di accompagnamento all’autonomia verso l’uscita dal nucleo familiare e rilevando che il numero complessivo di percorsi di accompagnamento avviati e di risorse investite su questo ambito di intervento non sono risultati decisivi nel promuovere l’avviamento di nuove esperienze abitative e di emancipazione dai genitori. Molti percorsi di avviamento e di accompagnamento all’autonomia infatti non hanno accompagnato le persone ad emanciparsi dai genitori. Si sono limitati ad esplorare la possibilità di questa emancipazione. Ed in molti casi sono stati affrontati senza una motivazione convinta a promuovere nuove e concrete opportunità di co-abitazione per sostenere progetti di vita adulta delle persone con disabilità. Ed è soprattutto a partire da questi elementi di criticità che è stata concepita un’azione formativa di sistema ad ampio raggio rivolta sia agli operatori sia ai genitori.

Promuovere una riflessione sui cambiamenti di prospettiva

Da questo punto di vista il primo obiettivo generale di questa azione formativa è quello di promuovere e stimolare una riflessione più ampia tra i vari portatori di interesse, per capire e comprendere meglio a cosa servono le risorse dopo di noi e come si colloca questa sfida all’interno della più ampia trasformazione in atto nel welfare della disabilità. Si tratta in pratica di mettere a tema una riflessione comune sulla cornice socio-culturale e di politica sociale che caratterizzano il welfare della disabilità, per riuscire ad applicare correttamente la Legge 112 attraverso la DGR 3404/2020.

Riflettere sulla cornice culturale e di politica sociale è importante per applicare al meglio operativamente la legge sul Dopo di NOI. È importante perché i cambiamenti di prospettiva introdotti dalla Legge 112 (come la co-abitazione, l’emancipazione dai genitori in età adulta e la costruzione di nuovi percorsi e progetti di vita a partire dall’attivazione dei familiari) intervengono e si collocano all’interno di uno scenario culturale e di politica sociale che è già fortemente interpellato a cambiare sia sul piano culturale sia sul piano dell’organizzazione delle politiche e degli interventi.

Sul piano culturale pensiamo negli ultimi 10 anni all’avvento della Convenzione ONU ed alla prospettiva inclusiva, al paradigma della qualità della vita, alla prospettiva della capacitazione, dell’autodeterminazione. Orientamenti culturali che stanno portando a riflettere i servizi e le politiche su come rendere capace la comunità di trasformarsi per essere più a misura di tutti i cittadini e di come ripensare i servizi e gli interventi in funzione delle aspettative delle persone. L’ingranaggio per applicare la Legge 112 si inserisce all’interno di un ingranaggio più ampio già in movimento: questi movimenti vanno conosciuti, capiti, compresi ed in un certo senso armonizzati…

Sul piano delle politiche e dell’organizzazione dei servizi, il nostro sistema di welfare sta attraversando una transizione lunga caratterizzata da sfide sempre più emergenti ma anche contingenti anche nella prospettiva di “costruire meglio il welfare post-Covid”:

  • la sfida dell’innovazione
  • la sfida della sostenibilità e della ri-composizione dei percorsi di presa in carico e delle risorse sociali e sanitarie
  • la sfida della personalizzazione degli interventi di sostegno
  • la sfida della generatività e della rigenerazione degli interventi di welfare attraverso l’attivazione della comunità
  • la sfida della co-progettazione
  • la sfida della corresponsabilità e della fiducia tra cittadini servizi e istituzioni.

Solo riuscendo a capire e comprendere il perché di queste trasformazioni in atto, riusciamo a declinare in modo coerente il “come si fa” che caratterizza il Dopo di NOI così come disegnato e disciplinato dalla Legge 112.


Capire in quale direzione il welfare della disabilità si sta muovendo ed in che modo si sta trasformando e come la DGR 3404 impatta su questi cambiamenti appare dunque essenziale e quindi tema prioritario da affrontare nell’ambito della formazione “dopo di noi” perché solo riuscendo a capire e comprendere il perché di queste trasformazioni in atto, riusciamo a declinare in modo coerente il “come si fa” che caratterizza il “dopo di noi” così come disegnato e disciplinato dalla Legge 112.

Sostenere l’innovazione del welfare

L’importanza di un’azione formativa di sistema a sostegno del secondo programma operativo dopo di noi appare fondamentale per inquadrare e comprendere meglio la prospettiva di innovazione disegnata dalla Legge 112 ed i tratti distintivi e più promettenti di questa innovazione.

Fare formazione coinvolgendo gli operatori sociali del pubblico e del privato sociale ma soprattutto i familiari e anche le persone con disabilità significa confermare e promuovere ulteriormente il riconoscimento della matrice sussidiaria dei progetti di vita Dopo di NOI. Una matrice già presente e fondante il modello lombardo impostato dalla DGR 6674 che ha disciplinato il primo programma operativo lombardo Dopo di NOI, perché

  1. riconosce che con il dopo di noi qualcosa è cambiato e sta cambiando in quanto già prima della legge le famiglie insieme a molte realtà del Terzo settore avevano intrapreso questi sentieri progettuali che poi hanno tracciato in un certo senso la strada della Legge 112;
  2. riconosce che tale matrice sussidiaria di attivazione dal basso di nuovi progetti di vita, costituisce condizione essenziale e propedeutica fondamentale, per sostenere i figli ad emanciparsi dai genitori;
  3. ma contestualmente riconosce anche la necessità di far crescere la consapevolezza nei genitori e nei figli ed anche negli operatori, che le opportunità di emancipazione della Legge 112 possono essere promosse non solo e non tanto in un ottica di contrasto e prevenzione all’emergenza familiare, quanto in un’ottica di promozione dell’adultità delle persone e della possibile ri-configurazione di un progetto di vita adulta anche dei figli con disabilità.

Questo investimento formativo è importante che in un certo senso “mette ordine” rispetto al “come si fa” il dopo di noi. Prima degli strumenti e dei metodi di lavoro occorre aver chiare le finalità e le condizioni di fattibilità necessarie per avviare percorsi di coabitazione per promuovere nuove opportunità di vita adulta.

Si tratta quindi di un investimento importante che in un certo senso “mette ordine” rispetto al “come si fa” il dopo di noi. Prova a definire con maggior precisione un ordine di priorità nella prospettiva della co-progettazione Dopo di NOI. Un po’ come dire che, prima degli strumenti e dei metodi di lavoro occorre aver chiare le finalità e le condizioni di fattibilità necessarie per avviare percorsi di coabitazione per promuovere nuove opportunità di vita adulta.

Questo lavoro di apertura e di incontro tra reciproche comprensioni che può e deve includere anche la con-divisione dei limiti e delle paure e delle diffidenze, appare condizione essenziale e propedeutica per poi attivare tutto il complesso sistema di azioni di co-progettazione per avviare nuovi progetti di vita.

Attivare nuovi legami fiduciari tra famiglie, servizi e istituzioni

Tale lavoro formativo tuttavia non costituisce soltanto un capitolo aggiuntivo ed uno sforzo in più di “lavoro con le famiglie e con le persone con disabilità” per informarle, ascoltarle, valutare le loro aspettative ed illustrare loro le competenze organizzative necessarie per realizzare e poi sostenere gruppi appartamento. Si tratta di un lavoro che in qualche modo viene prima di questi processi pur decisivi e fondamentali. Ed è piuttosto inquadrabile come un lavoro che deve portare a costruire, ad innescare, ad attivare nuovi contesti di co-progettazione capaci di stimolare e promuovere nuove relazioni fiduciarie tra le persone e le organizzazioni. Relazioni cioè animate da una tensione e da una logica che vadano oltre l’adempimento formale e burocratico ma anche oltre lo scambio tra prestazioni e corrispettivi o la sommaria rivendicazione di un diritto che spesso animano e caratterizzano i rapporti tra famiglie, servizi e istituzioni impegnate a sostegno delle persone con disabilità. Contesti di co-progettazione animati dalla consapevolezza di dover affrontare insieme, genitori e figli, operatori dei servizi pubblici e del privato sociale, rappresentanti e responsabili degli enti locali e degli enti gestori, una sfida innovativa per tutti i portatori di interesse, di cui occorre capire e comprendere le fatiche, le opportunità e la potenzialità di innovazione sia per la vita delle persone (genitori e figli con disabilità) sia per il lavoro degli operatori sociali ed anche sanitari .

L’innesco di queste nuove relazioni di fiducia tra famiglie servizi e istituzioni e quindi tra genitori e operatori appare infatti condizione necessaria ed essenziale per assumere la sfida “Dopo di NOI” per almeno due questioni, una di natura formale ed un’altra di natura sostanziale:

  • formalmente perché la Legge 112 disegna il Dopo di NOI come un’azione di co-progettazione che coinvolge tutti questi portatori di interesse (genitori e figli, operatori del privato sociale e del servizio pubblico) a lavorare insieme. E li interpella e chiama in causa a posizionarsi e ad essere ingaggiati rispetto ad una sfida nuova e innovativa di grande impegno che è quella di sostenere le famiglie ad avviare i figli con disabilità alla co-abitazione per consentire loro di emanciparsi dai genitori e realizzare nuovi progetti di vita adulta;
  • sostanzialmente perché questa sfida chiama il lavoro sociale a mettersi in gioco con l’indeterminatezza della dimensione esistenziale di molte persone fragili e spesso indebolite e sembra rientrare più nella categoria simbolica del lavorare per costruire insieme, in modo nuovo, il destino delle persone e delle famiglie più che lavorare per orientarle nella scelta tra un servizio e l’altro già esistenti oppure per fornire la semplice assegnazione di un voucher per acquistare prestazioni di assistenza.

La formazione sul dopo di noi deve quindi rappresentare un primo innesco per avviare questi nuovi contesti di co-progettazione e per provare a generare ed intrecciare nuove relazioni e nuovi legami fiduciari.

Mettere a fattor comune i punti di forza del modello lombardo dopo di noi

L’importanza di questo investimento formativo di Regione Lombardia appare inoltre collegata alla possibilità di valorizzare l’esperienza lombarda dopo di noi come uno dei possibili vettori di trasformazione delle politiche di welfare per la disabilità, a partire dalle buone prassi che ad oggi hanno affrontato ed in parte vinto la scommessa della Legge 112, in almeno due direzioni:

  • da un lato sostenendo l’implementazione di quello che potrebbe diventare ed in parte sta già diventando un modello Lombardo di co-progettazione per il Dopo di NOI nel sostenere i progetti già attivi e per finalizzare meglio l’utilizzo delle risorse della Legge 112; portando in dote al livello centrale dell’Amministrazione Statale, non solo idee e opzioni teoriche sull’applicabilità della legge, bensì, dopo ormai quasi cinque anni dal varo della legge, i dati, gli esiti, la qualità, la vitalità dei progetti di vita di ciascun territorio;
  • dall’altro portando i primi elementi di conoscenza empirica di queste esperienze sussidiarie di ricomposizione delle risorse economiche ed organizzative nella costruzione dei budget personali dei progetti di vita Dopo di NOI, all’interno della sfida e del progetto di costruzione del Fondo Unico della Disabilità, obiettivo di legislatura di Regione Lombardia.

Una nuova stagione di lavoro sociale ed educativo

La necessità e la possibilità di lavorare alla costruzione di contesti innovativi di co-progettazione e di sostenere tali processi attraverso un investimento formativo mirato è un dato riscontrabile e rilevabile dall’osservazione e dal racconto delle storie dei progetti di vita Dopo di NOI e degli interventi di infrastrutturazione sociale di molti territori realizzatisi già nel primo triennio lombardo dopo di NOI; e che costituiscono già oggi l’ossatura portante di molte azioni formative costruite e realizzate e riproposte su molti territori e che oggi hanno la possibilità di diventare sistema grazie alle risorse previste dalla DGR 3972.

Esperienze che appaiono cruciali anche per rilanciare il lavoro sociale ed il lavoro educativo quali fattori cruciali per contribuire a ricostruire meglio il welfare post-Covid, puntando a

  • sostenere e sperimentare la possibilità di un nuovo paradigma di welfare resiliente, emergente e rigenerativo che si realizza attraverso un modus operandi capace di valorizzare le spinte sussidiarie
  • ingaggiando ed investendo le competenze e le risorse sociali e socio-sanitarie
  • per disegnare un perimetro nuovo di corresponsabilità che può alimentare a sua volta fiducia nel lavoro sociale ed educativo come promotore di cambiamento.

La fiducia nel lavoro sociale e nel lavoro educativo appare oggi più che mai necessaria per affrontare sul piano delle politiche e dell’organizzazione dei servizi, anche i problemi più complessi del nostro sistema di welfare, come appunto l’emancipazione dai genitori delle persone adulte con disabilità, accorciando le distanze, invece di allargarle, tra i cittadini, le famiglie, i servizi e le istituzioni.

*Marco Bollani è Diettore della cooperativa Come Noi di Mortara (PV), Tecnico Fiduciario Anffas Lombardia Onlus, consigliere regionale Federsolidarietà Lombardia

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