Famiglia

Dopo 12 mesi di governo Berlusconi. Bilancio in rosso

Civitas è stata un’occasione di incontro-scontro con molti ministri. Ma un bilancio dice che tra politica e Terzo settore aumenta la distanza.

di Gabriella Meroni

Un anno di governo, e Berlusconi è già rimandato in otto materie su dieci. A stilare la pagella, rossa di insufficienze, è stato il non profit, parte sociale riconosciuta ma solo saltuariamente convocata per le decisioni che contano, in occasione della tre giorni di Civitas dove i rappresentanti del Forum del Terzo settore hanno incontrato tre ministri e un sottosegretario: Buttiglione, Gasparri, Giovanardi e la Sestini. Alla vigilia di un altro 13 maggio, insomma, la delusione è tanta. Nonostante le affermazioni di circostanza, come quelle del portavoce Edo Patriarca dichiaratosi «rinfrancato» dalle aperture del ministro delle Politiche comunitarie, di fatto ci si aspettava molto di più, anche dai parlamentari: quelli della Casa delle libertà, infatti, disertano in massa ormai da tempo le riunioni del tavolo interparlamentare di confronto con il Terzo settore, e a Padova hanno brillato per la loro assenza. Non meglio sono andati altri ministri, primo fra tutti il responsabile del Welfare, Roberto Maroni, che a Padova non si è visto, e la neotitolare di molte deleghe sociali, la ministra per le Pari opportunità, Stefania Prestigiacomo, anche lei impegnata altrove. Rocco e san Tommaso E sì che l?accoglienza era stata chiara, e i brutti voti spiattellati senza troppe cerimonie: «Il dialogo con il governo si è sfilacciato, ridotto ai minimi termini. Il bilancio è deludente», ha sparato giovedì 2 maggio Edo Patriarca davanti a Rocco Buttiglione. «Il sociale è stato emarginato. Siamo soddisfatti solo delle leggi su impresa sociale e servizio civile, ma su immigrazione, deducibilità fiscale, donazioni, fondazioni, riforma dei servizi sociali, aiuto allo sviluppo e giustizia minorile non ci avete ascoltato». Serafica la risposta del ministro, che ha abbondantemente attinto a rassicuranti citazioni di Kennedy, De Gasperi e san Tommaso: «Avete ragione, dobbiamo parlare di più», ha esordito. «Anche se secondo la nostra concezione federalista i cittadini devono sentirsi responsabili dei problemi e organizzarsi per risolverli, senza aspettare lo Stato-mamma. Respingo l?accusa di non aver fatto abbastanza per le politiche sociali e la legge sull?immigrazione, che rappresenta un buon compromesso tra regole e umanità. Sulla cooperazione allo sviluppo dobbiamo migliorare, come su altre cose: mi aspetto suggerimenti da voi, la porta è aperta. E sono sicuro che come me la pensa il presidente Berlusconi». Ottime promesse, ha commentato poi Edo Patriarca, «che devono però essere confermate dai fatti, soprattutto per quanto riguarda immigrazione e fondazioni. Se il ministro Buttiglione è stato conciliante, infatti, altrettanto non possiamo dire per i suoi colleghi Bossi e Tremonti». Parlamentari assenti Giudizio positivo senza riserve, invece, per le parole del ministro Carlo Giovanardi sul servizio civile in cui, ha dichiarato, vuole investire sia in termini economici che di impegno. Apprezzamento anche per l?annuncio di Maurizio Gasparri di una prossima assemblea aperta al mondo della cultura e del sociale per discutere del contratto di servizio Rai. Ancora delusione, se non vera e propria stizza, hanno poi suscitato le posizioni di altri rappresentanti della Casa delle Libertà, primi fra tutti i deputati e senatori che aderiscono (o aderivano?) al tavolo interparlamentare di confronto sul Terzo settore. L?organismo, che debuttò nel corso della passata legislatura, contava fino all?estate scorsa 150 componenti di tutti i partiti. Ultimamente, però, e se ne è avuta la riprova a Padova, alle riunioni non partecipano più i rappresentanti del centrodestra. «È un segnale preoccupante», nota il senatore diessino Nuccio Iovene, ex portavoce del Forum del Terzo settore. «Perché difendere i diritti del non profit dovrebbe essere una preoccupazione trasversale. Invece oggi constato con rammarico che i colleghi della Casa delle libertà non hanno il coraggio o la possibilità di sottrarsi alle indicazioni dei propri gruppi, e piuttosto che obiettare alle decisioni del governo preferiscono disertare il tavolo». Durissimo uno dei ?veterani? del coordinamento, il deputato Ds, Mimmo Lucà: «A Padova c?erano solo rappresentanti dell?opposizione di centro sinistra, e nessun esponente della maggioranza. Non è un caso: i colleghi non mostrano la stessa capacità di attenzione e di critica che avevano nella passata legislatura quando al governo c?eravamo noi. Se va avanti così, il tavolo rischia di essere inutile, o quanto meno dovremo ripensarlo completamente». Fuori dalla Grazia Sempre sul fronte del dialogo, certo non giovano alcune posizioni estemporanee, espresse a Civitas a margine degli incontri ufficiali. Uno di questi episodi ha visto protagonista il sottosegretario al Welfare, Grazia Sestini che, conversando con un gruppo di giornalisti, ha risposto in modo piuttosto piccato a una osservazione del presidente delle Acli, Luigi Bobba. «Le famiglie spendono troppo in tasse, e oltretutto devono pagare un commercialista che compili per loro la dichiarazione dei redditi», ha osservato la senatrice parlando delle politiche familiari. «A meno che vengano al Caf delle Acli, dove se la cavano con 20 euro», ha ribattuto Bobba. «Cos?è, un messaggio promozionale?», l?ha fulminato la Sestini. «Eh sì, Bobba lo vuol dire forte perché senza i Caf le Acli potrebbero chiudere domattina». Un bella prova di dialogo, non c?è che dire?


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