Welfare

Doping, test da galera

Pene severe per chi fornisce le sostanze proibite agli atleti.Medici, farmacisti e allenatori compiacenti saranno trattati come spacciatori di droga.La giustizia entra nello sport. Nonostante il Coni.

di Pasquale Coccia

Un?intera squadra di corridori espulsa dal Tour de France, la gara ciclistica per eccellenza di questo secolo. Sarà ricordata per questo, più che per le fatiche dei corridori per raggiungere le cime dei Pirenei, l?edizione del 1998. Una squadra che annovera tra i suoi i ciclisti più accreditati alla vittoria, pronti, però, a fare uso abbondante di sostanze doping pur di vincere. Lo scandalo che ha coinvolto la Festina non è un episodio circoscritto, ma solo la punta di un iceberg, che ogni tanto emerge. La spettacolarizzazione dello sport impone risultati di alto livello, lo chiedono gli sponsor, che finanziano a suon di miliardi atleti robotici, e la vittoria ottenuta anche con sostanze illecite finisce per soddisfare tutti.
Una dimensione, quella del doping sportivo, che ormai ha raggiunto livelli internazionali, sollecitata dagli sponsor e legittimata da federazioni sportive compiacenti e da medici irresponsabili. Per questo alcuni Paesi si sono dotati di un?apposita legislazione che considera il doping non solo un danno irreversibile alla salute, ma anche punibile con la detenzione. Grazie a questo la Francia ha potuto smascherare l?operazione doping condotta durante il Tour. Una legge che considera il doping alla stessa stregua del traffico di stupefacenti e che prevede pene severe per chi lo favorisce.
In Italia, invece, il doping è trattato dalla giustizia sportiva, che in caso di illecito assegna pene agli atleti come la squalifica o la radiazione dall?attività sportiva. Una giustizia sportiva annacquata dagli interessi delle varie federazioni, dalle medaglie sportive conquistate nelle gare internazionali che alimentano il prestigio dei dirigenti del Coni, che a loro volta dovrebbero favorire il controllo severo sull?illecito. Un circolo vizioso che si autoalimenta, favorito da irresponsabili allenatori, medici sportivi, atleti, dirigenti e società farmaceutiche. Una parte del marcio alberga proprio nello sport di vertice. L?allegra brigata, però, da qualche settimana non fa più tanti sogni d?oro. Il testo unico approvato all?unanimità dalla Commissione Igiene e Sanità della Camera, prevede pene severe per coloro che favoriscono l?uso di sostanze doping, a cominciare dai medici sportivi fino ai dirigenti, mentre fino a oggi l?unico che paga è solo l?atleta risultato positivo ai controlli antidoping. Un testo che alla riapertura dei lavori parlamentari, dopo la pausa estiva, sarà varato dal Parlamento, visto che tutti i partiti, sia dell?Ulivo sia del Polo, sono concordi. Un testo che considera l?attività sportiva elemento fondamentale della salute psicofisica del cittadino, e chiunque contribuisce a minarla è penalmente perseguibile. Certo non rappresenta la chiave di volta della lotta al doping, ma sicuramente colma un vuoto legislativo che in parte argina il fenomeno e consente al nostro Paese di porsi agli stessi livelli di altre nazioni europee e di concordare una politica comune in materia, come sembra intenzionato a fare il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni, che dal governo Prodi ha la delega allo Sport.
«La lotta al doping corre su due linee, quella legislativa e quella informativa. La prima persegue, finalmente, chi accumula profitti sulla salute di coloro che praticano lo sport a vari livelli», dichiara Alessandro Lanzani, direttore del Centro di medicina dello sport delle Acli ed esperto di doping. «La seconda, riguarda l?informazione. Se l?unico obiettivo è la vittoria, viene meno il valore educativo della sconfitta. I media, però, esaltano solo chi vince e il ricorso al doping per l?atleta che vuole essere protagonista è la strada più breve. La lotta al doping non può essere condotta solo sul piano legislativo, anche gli organi di informazione svolgono un ruolo importante».

Così le pene

Imputati       condanne
Fornitori di sostanze     1-5 anni
Se fornite a un minore     2-10 anni
Medici e farmacisti     2-5 anni
Produttori clandestini     1- 3 anni

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