Welfare
Doping: i medici lanciano l’allarme-insulina
Secondo il Journal of Endocrinology alcuni atleti ne fanno uso per migliorare le prestazioni, ma la sostanza è pericolosissima e provoca il diabete
E’ l’insulina la nuova frontiera del doping. Nell’eterna rincorsa verso migliori prestazioni molti atleti non hanno mai esitato a ricorrere a supporti farmacologici, a volte pericolosi, o comunque proibiti. Adesso il Journal of Endocrinology inglese lancia un altro allarme: l?ormone più richiesto, per questo scopo, è diventata l?insulina, una sostanza potenzialmente molto pericolosa per chi non è diabetico, dal momento che può influire sul livello di zuccheri nel sangue e portare, in casi estremi, alla morte.
Che si stesse da tempo pensando all?insulina come elemento di doping è noto. «Già ai giochi olimpici invernali del ?98, a Nagano, in Giappone, un medico ufficiale della delegazione russa chiese al Comitato medico olimpico se un non diabetico potesse assumere legalmente l?insulina», spiega il dottor Peter Sonksen, docente di endocroinologia al St.Thomas Hospital, di Londra e autore dell?articolo pubblicato sul Journal of Endocrinology. «Di fatto, poi, ai giochi olimpici l?insulina non è mai stata ammessa, ma il suo uso è ormai consueto per atleti di molte discipline. E i primi sono stati i bodybuilder».
L?insulina regola il livello di zucchero nel sangue. Quando questo è troppo elevato (come per esempio dopo un pasto abbondante) il pancreas comincia a secernerla, per ridurre il glucosio in circolazione, e farlo ?depositare? nelle cellule. Nei diabetici questo meccanismo non funziona, ed è dunque necessario assumere insulina in altra maniera. «In un atleta non diabetico l?insulina può avere una diversa funzione»,spiega il dottor Doug McKeag, dell?Indiana University Center for Sports Medicine. «In sintesi, si costringono le cellule ad usare più glucosio, si incremente la ?trasmissione? del glucosio nell?organismo, e si accelera il processo metabolico che in definitiva produce energia». In questo modo aumenta la resistenza alla fatica e i muscoli recuperano più velocemente, alla fine di un esercizio.
«Il problema è che scoprire l?insulina assunta per doping è difficilissimo», ammette Sonksen. «Una volta iniettata, scompare velocemente. La sua emivita, cioè il tempo impiegato per dimezzarne la quantità presente, è di appena quattro minuti».
A cosa può portare questa assunzione scorretta dell?ormone? Anzitutto al fatto che le cellule che dovrebbero produrla naturalmente vanno incontro a una sorta di processo di atrofizzazione, visto che l?insulina viene regolarmente immessa in circolo in altro modo. E a questo punto si arriverebbe ad una specie di diabete di tipo nuovo, un diabete ?artificiale? creato dall?uomo.
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