Famiglia

DONNE. Un “calcio” a discriminazione ed emarginazione

A San Patrignano, in occasione di Drugs off Day per la prima volta in Europa le giocatrici afghane di una squadra di calcio femminile

di Redazione

Ahmad, Roia, Malali, Sakina, Massouda e Avesta, sono sei ragazze afgane fra i 15 e i 18 anni. Hanno fatto del calcio il loro strumento di riscatto, di autonomia  e di affermazione, in un Paese nel quale nascere donna è spesso difficile.

Saranno a San Patrignano l’11 di ottobre per il primo Drugs off Day, giornata dedicata al confronto e al dibattito su temi quali i nuovi modelli di impresa sociale e di welfare, colture alternative alle droghe e i progetti mondiali di riduzione dell’offerta e della domanda di stupefacenti, recupero e reinserimento sociale di emarginati e tossicodipendenti. Presenteranno, per la prima volta in Europa, la storia di una squadra di calcio, formata grazie all’intervento della associazione umanitaria “Roots of Peace” (ROP) e diventata un modello concreto e possibile di emancipazione sociale.

Roia e Sakina, sono due di 10 tra fratelli e sorelle. La loro casa di Kabul è stata distrutta nel conflitto contro i Talebani. «Ora viviamo sulle montagne, lontano dalla città. La nostra casa non ha nemmeno acqua corrente, ogni giorno dobbiamo portarla con il mulo, facendo un tragitto di 3 km – spiegano le due ragazze – e non avremmo mai pensato di giocare a calcio, perché quando eravamo piccole vedevamo nostra sorella maggiore portare il “burka” tutto il tempo. Oggi, invece, grazie all’aiuto di ROP siamo diventate delle campionesse, abbiamo persino vinto la partita contro la nazionale femminile del Pakistan».

«Quando la mia famiglia e io vivevamo come rifugiati in Iran, mi capitava spesso di vedere ragazze di quel Paese giocare a calcio. Così, ho iniziato a interessarmi sempre di più a questo sport anche se nelle loro squadre non ero la benvenuta – racconta invece Avesta, 19 anni, di Kabul – e quando sono tornata in Afghanistan, sono entrata nel team di ROP. Giocare nel mio paese è realizzare il mio sogno. Non vedo l’ora di arrivare in Italia perché potrò vedere per la prima volta com’è il mondo fuori dall’Afghanistan, e dalla città iraniana dove ero rifugiata».

Mentre, Masouda, 20 anni, vive in un piccolo villaggio lontano dalla capitale. Sono i volontari di ROP a portarla tre volte alla settimana a Kabul per gli allenamenti. È felice che ci sia qualcuno disposto ad aiutare ragazze e donne del suo Paese, ma ha ancora timore del futuro: «Talvolta ho paura che i Talebani ritornino in Afghanistan e che la mia vita sia di nuovo a rischio, ma non voglio abbandonare la speranza di poter continuare a giocare a calcio per sempre».

Anche il loro allenatore Fawad, un ragazzo di 20 anni, ha una storia dove la passione per il calcio gioca un ruolo importante. «Quando avevo sei anni, durante una partita con altri bambini, ho messo il piede su una mina russa e ho perso la gamba destra. Sono rimasto in ospedale per sei mesi e ho dovuto affrontare molti problemi, tanto dolore e pensavo che non avrei mai più giocato al calcio – ricorda Fawad – ma nell’agosto del 2005, mentre ero nella clinica ICRC per l’impianto di una gamba artificiale, ho incontrato Heidi Kuhn, la fondatrice di ROP che mi ha portato nel loro ufficio a Kabul. Era rimasta colpita dalla mia passione per questo sport e lì ho imparato a fare l’allenatore di calcio. Mi hanno affidato 18 ragazzi e abbiamo ottenuto grandi risultati, fino ad ottenere il primo posto nel campionato della Federazione Afgana di Calcio del 2005 e ora seguo anche la nostra squadra femminile».

Roots of Peace è un’associazione internazionale di volontariato che opera in tutto il mondo per rimuovere mine ed esplosivi dai territori ‘teatri’ di conflitti ed eventi bellici. In Afghanistan, ROP, ha avviato tra le altre sue iniziative anche un progetto sportivo dedicato ai ragazzi e ragazze di quel Paese: Da campi di mine a campi di calcio. Obiettivo, trasformare i terreni disseminati di mine in pacifici e tranquilli campi da football.


L’Afghan Girls Soccer Team disputerà sabato 11 ottobre presso la comunità di San Patrignano due partite, una alle ore 12 e l’altra alle ore 17 contro due rappresentative femminili della provincia di Rimini.


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