Famiglia

Donne sole, che rovina

Mezza età, figli a carico, separate e senza un lavoro. Ecco l’identikit di migliaia di italiane. Sempre più abbandonate e sull’orlo del lastrico. Una vera emergenza sociale.

di Giampaolo Cerri

Quarantacinquenne, separata, disoccupata, con figli minori a carico. Ecco l?identikit della donna povera del Duemila.
Il naufragio di un matrimonio, per molte donne, apre infatti le porte dell?indigenza. Per anni si sono dedicate ai figli e alla casa, senza mai lavorare all?esterno e quando poi l?unione matrimoniale si sfascia e viene il momento di trovare un?occupazione, il mercato del lavoro non ne vuol sapere. E se l?assegno di mantenimento è basso (quando arriva), ecco affacciarsi lo spettro della povertà. Un fenomeno che peraltro viene raramente avvertito come emergenza sociale benché, giorno dopo giorno, le cifre testimonino un?escalation che lascia pochi dubbi: gli ultimi dati Istat, relativi al ?95, parlano infatti di 52.325 separazioni (erano 48.193 nel ?93) e 27.510 divorzi (contro i 23.863 di due anni prima).
Chi è impegnato quotidianamente sul fronte delle povertà, la situazione la denuncia da tempo. Come don Vinicio Albanesi, presidente del Coordinamento nazionale delle Comunità di accoglienza (Cnca) e responsabile della Comunità di Capodarco. «È un fenomeno drammatico, che sta esplodendo», osserva, «in cui la povertà si accompagna a una forma strisciante di esclusione sociale». Don Albanesi, che è anche vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico delle Marche, ha in mente non tanto le città «dove tutto si mimetizza», ma i piccoli centri, dove queste donne sono spesso oggetto di attenzioni «da parte di quanti le considerano facili prede».
Donne sole ed emarginate, dunque. Un sostegno arriva spesso dalla famiglia di appartenenza, «ma in anni più recenti le coppie, per motivi diversi hanno cominciato a stabilirsi lontano dai luoghi di origine», osserva don Vinicio. E oltre al lavoro che non c?è (perché mai le aziende dovrebbero scegliere una donna in queste condizioni, quando abbonda un?offerta di giovani, maschi e laureati?), si aggiungono i cascami del matrimonio che fu. «Nei fatti manca ogni tipo di tutela», denuncia il presidente del Cnca, «certi ex-mariti ritardano o non pagano gli alimenti e per ottenerli si è costretti a ricorrere a una causa civile lunga e onerosa» (vedi articolo a fianco, ndr). Don Albanesi lancia la proposta di «prelevare automaticamente l?importo degli assegni dal salario del marito», nel caso di lavoratori dipendenti e di rendere esecutivo il pagamento in tutti gli altri casi. Formazione e riqualificazione professionale? «Certo, ben vengano», risponde, «ma ricordiamo che c?è di mezzo anche la cura dei figli. Chi non può appoggiarsi alla famiglia d?origine e deve quotidianamente fare i conti con scuole e asili, come fa?». Don Vinicio vede più realistica la via della tutela per legge. «Si potrebbero introdurre misure analoghe a quelle previste per la maternità: orari flessibili, part-time», dice. «Una tutela che ovviamente non sarebbe realistico porre a carico delle imprese». A confermare la debolezza di questo soggetto sociale, ci sono, del resto, anche le statistiche. L?indagine ?multiscopo sulla famiglia? realizzata dall?Istat, rivela che il 27,1 per cento dei nuclei ?monogenitoriali? femminili sono composti da divorziate e separate. Nel complesso, fra le famiglie con un solo genitore, 30 donne su 100 sono casalinghe, e il 5,2 per cento cerca lavoro. E molte di loro hanno un matrimonio finito in tribunale.

Separate e divorziate

Come ci si separa
via consensuale: 85,6% via giudiziaria: 14,4%
Separazioni 52.325
Divorzi 27.510
A chi vengono affidati i figli
madre: 92,8% padre: 5,3% congiunto: 1,5%

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