Famiglia

Donne in campo

Circa un terzo del totale delle quasi 950mila imprese agricole nazionali sono guidate da donne. Specializzate in innovazione. Come Marta, che a Vita racconta la sua storia...

di Carlotta Jesi

L’Italia ha il primato europeo per numero di donne alla guida di imprese agricole che nel 2008 sono risultate pari a 267mila e rappresentano circa un terzo del totale delle quasi 950mila imprese agricole nazionali iscritte alle Camere di Commercio. Il dato emerge da una analisi della Coldiretti. «Nell’insieme delle attività economiche è proprio l’agricoltura», sottolinea la Coldiretti, «il settore dove la presenza femminile fa registrare i livelli più elevati di presenza al vertice gestionale. Infatti sul totale di 1,2 milioni di donne imprenditrici ben il 32,5 per cento si trova nel commercio, il 21 per cento in agricoltura e solo l’11 per cento nelle attività manifatturiere mentre seguono attività immobiliari, servizi pubblici, alberghi e ristorazione».
La progressiva femminilizzazione dell’agricoltura italiana è certamente anche il risultato della forte innovazione che ha caratterizzato il settore, con l’ampliamento delle attività ad esso connesse come la trasformazione dei prodotti, il benessere, le fattorie didattiche e i servizi alle persone come gli agriasilo e la pet-therapy dove le donne hanno un ruolo significativo.  L’analisi fa emergere che l’impegno femminile è infatti particolarmente rilevante nelle attività più innovative e multifunzionali come dimostra il protagonismo delle donne che hanno costituito associazioni per la valorizzazione di prodotti tipici nazionali come il vino e olio. Nascono, inoltre su tutto il territorio nazionale nuove iniziative imprenditoriali delle donne come fattorie didattiche e gli agriasilo a sostegno delle crescenti esigenze familiari.

La storia

Un’esempio di donna che con successo affronta un mondo, quello agricolo, tradizionalmente maschile è Marta Sempio, che a soli 29 anni, è stata eletta vicepresidente dell’Associazione nazionale giovani agricoltori (Anga). L’Anga è il braccio giovanile di Confagricoltura e conta 1400 membri tutti sotto i 40 anni. Il regno di Marta Sempio è la Cascina Tessera di Valeggio. Mezz’ora di macchina da Milano lungo l’A7, ma sembra un altro pianeta: risaie di un verde scintillante, boschi di pioppi, ruscelli e stalle che Marta s’ostina a misurare in pertiche milanesi invece che in ettari perché, confessa, «il mestiere dell’agricoltore io l’ho imparato sul campo, mica all’università».
Studiare ha studiato, all’ateneo Pavia. Ma non agraria, filosofia. Agricola, come si definisce, Marta lo è diventata sei anni fa. Quando, fresca di laurea, ha deciso di puntare sul biologico e la produzione di energia pulita per rilanciare quattro cascine che da sempre appartengono alla sua famiglia. A Valeggio, Cerngnago, Vercelli e Cameriano. Risultato? Solo dalla vendita di latte e di riso, orzo, soia e mais coltivati senza additivi chimici, Marta Sempio ricava un fatturato di 1,5 milioni di euro l’anno. Cui vanno aggiunti l’allevamento da carne e la coltivazione di pioppi e di biomassa da bruciare per produrre energia senza inquinare. «Volevo costruire una centrale a biomassa direttamente in cascina ma, per il momento, mancano i finanziamenti».
Si prende cura di centosessantacinque vacche in lattazione – tra le tradizionali Frisone bianche e nere e le Jersey, di razza danese – che Marta descrive con grazia e semplicità, «perché qui in campagna non c’è bisogno di esagerare». Il team di lavoro di Marta sono, semplicemente, «i miei uomini: 10, tra fattori, operai agricoli, mungitori e personale di amministrazione. Tutti fra i 20 e i 40anni, li ho scelti apposta giovani come me». E il web, considerato dai suoi coetanei luogo di evasione, diventa uno strumento per cercare i bollettini agrometerologici più aggiornati.

Foto Fabrisalvetti/Flckr

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