Non profit

Donne e non profit: quanto pesano davvero?

Le donne, fattore di cambiamento sociale. Le donne allacciatrici di mondi. L'editoriale del numero speciale di Vita in occasione dell'8 marzo. E una domanda per voi lettori e - soprattutto - lettrici

di Giuseppe Frangi

Fanno. Semplicemente. Dal basso e dal dentro: mosse da un’urgenza dell’agire che sentono, viscerale, tamburellare nella pancia. Come un mal di stomaco, o un malessere diffuso, che già contiene in sé la soluzione. Pratica, immediata, grezza talvolta: attivarsi. Non da domani, da oggi. Non quando ci saranno i fondi e i finanziamenti, adesso che il giocare in difesa non ti è più possibile. E non per forza su scala mondiale, per cambiare il mondo: su scala minima, per migliorare l’orizzonte in cui si muovono quotidianamente. La famiglia, il quartiere, la scuola, la mensa dell’ufficio, la città. Un orizzonte minimo che poi diventa anche mission, obiettivo, business plan, impresa sociale. Ma solo dopo. Dopo averti sconquassato e squadernato la pancia. 
Il numero di Vita per questo 8 marzo, nato da un’idea della nostra Carlotta Jesi, è dedicato a un nuovo attivismo al femminile che sta cambiando, e trainando, la società civile italiana. Lo dicono i numeri: nelle cooperative sociali il 45% della dirigenza è donna, in particolare al Sud, e ci sono donne ai vertici delle due più grandi confederazioni. Nel mondo delle associazioni, nell’arco degli ultimi quattro anni, la quota di donne è aumentata del 10%. E lo dicono i contorni di un non profit che dall’emergenza umanitaria, dalla prevenzione e dalla cura del disagio sta sconfinando sempre più nel nostro quotidiano: il nido, il gruppo di acquisto solidale, il corso di aggiornamento, la collaborazione cooperativa con i vicini. (…)

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Ma al di là dei numeri, secondo voi, le donne hanno il giusto peso nel non profit? Rispondete al sondaggio cliccando qua accanto!

Nella foto, Daniela D’Urso, 32 anni, responsabile della sicurezza per l’ong Coopi in Darfur.

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