Welfare
Donne e miliardarie. Il volto nuovo della filantropia
Secondo l'ultimo rapporto di UBS sempre più donne stanno entrando nell’élite dei miliardari. Ma il vero tratto distintivo sta nel fatto che sono “filantrope appassionate” e più che agli sconti fiscali mirano ad aiutare gli altri
Sempre più donne stanno entrando nell’élite dei miliardari, sia come imprenditrici che come leader di dinastie familiari. Lo dice l’ultimo rapporto della banca svizzera UBS, in collaborazione con la società di consulenza PwC, dal titolo “The changing faces of billionaires”. Lo studio ha analizzato i dati del periodo 1995-2014 relativi al 75% dei super ricchi di tutto il mondo, vale a dire i 1.300 miliardari residenti nei 14 Paesi con la maggiore ricchezza privata. È emerso che anche se sono ancora una minoranza, il numero delle “miliardarie” nel mondo è cresciuto più rapidamente rispetto a quello dei coetanei maschi. Gli autori della ricerca lo chiamano il fattore Atena, dalla dea greca la cui forza e coraggio erano temperati da un sentimento di giustizia, dalla saggezza, dalla benevolenza e da una generosa lealtà.
Oltre l'80% delle donne più ricche del mondo provengono dagli Stati Uniti e dall’Europa. Ma è l’Asia il paese dove le miliardarie hanno costruito da sole la propria ricchezza per poi trasmetterla ai discendenti. Più della metà delle ricche asiatiche sono infatti “self made”, rispetto al 19 % negli Stati Uniti e il 7 % in Europa. Nei paesi occidentali prevalgono le ereditiere. Eppure, secondo gli autori, anche quando assumono le redini di grandi imperi economici di famiglia, le donne dimostrano comunque più spirito di iniziativa rispetto ai colleghi maschi e fanno crescere più velocemente gli affari. Lo studio ha valutato anche il grado di influenza delle donne nei boards delle grandi società. Il quadro finale mostra una situazione dove la capacità delle donne di partecipare alle decisioni d’impresa è in costante crescita. Seppure alla lunga tendono ad assumere caratteristiche più simili ai maschi, quelle del genere maggioritario dei soggetti che le circondano nei consigli di amministrazione.
Nei paesi asiatici invece l'imprenditorialità appare sempre più come una soluzione per fare uscire le donne dalla miseria. Le miliardarie intervistate hanno dichiarato che è stato comunque fondamentale trascorrere un periodo negli Stati Uniti e in Europa per imparare come fare affari con loro. In particolare il ruolo tradizionale di money manager di famiglia ha spalancato alle donne le porte dell'alta finanza. Ed in questo campo che hanno raggiunto il successo più vistoso, con la Cina che può vantare la donna self made più ricca dell’Est. Ma poi ci sono le lavoratrici normali, e per la stragrande maggioranza di loro la diseguaglianza di genere nei paesi asiatici è ancora grave.
Le donne più ricche si distinguono anche per il loro impegno nella filantropia. «Il fenomeno è più diffuso di quello che sembra», dice il rapporto. Il rapporto le definisce delle “filantrope appassionate”. Ad esempio, Anne Wojcicki, co-fondatrice dell'azienda che produce test genetici, 23andme, ha donato milioni di dollari ad associazioni come Ashoka, una comunità internazionale che raggruppa i creatori di progetti in grado di proporre soluzioni ai problemi sociali più urgenti.
Lo studio sembra così confermare quanto sostenuto da altre ricerche. Vale a dire i miliardari cercano più delle donne di ottenere benefici fiscali con la scusa di fare del bene. Mentre le donne più ricche del mondo donano perché davvero vogliono aiutare gli altri. «Le ragioni sono semplici – ha spiegato Nancy Heiser, vice presidente della gestione patrimoniale di UBS – vivono più a lungo e possono ricevere più lasciti. Ereditare una volta dai genitori, e un’altra dal loro coniuge, se gli sopravvivono».
Ma che accade nel caso di una coppia miliardaria? Qualche settimana fa il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, ha annunciato che insieme alla moglie Priscilla Chan donerà il 99 per cento delle sue azioni nel social network alla Chan Zuckerberg Initiative, con l'obiettivo di aumentare il potenziale umano e promuovere l'uguaglianza. La mossa di Zuckerberg arriva peraltro in un momento di ansia per l’impatto sul welfare pubblico del cosiddetto filantrocapitalismo, la nuova frontiera della beneficienza che adotta un approccio imprenditoriale alla risoluzione di problematiche sociali.
Una cosa è certa sia per gli uomini che per donne. Restare miliardari e miliardarie è davvero difficile. Secondo il rapporto, tra i rischi maggiori a cui sono esposti i patrimoni delle persone ultra-ricche ci sono gli atteggiamenti più populisti della politica, l’incremento della tassazione e la regolamentazione globale sempre più stringente.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.