Giornata contro violenza sulle donne

Donne con disabilità, troppo spesso vittime invisibili

C’è una violenza ancora più subdola e di cui si parla ancora troppo poco: quella che ha come vittima una donna con disabilità. A lanciare il grido d’allarme in questi giorni in cui l’attenzione verso gli abusi è molto alta è l’associazione italiana Sclerosi laterale amiotrofica. Un tema che periodicamente emerge, ma che spesso viaggia sotto traccia, sia per la difficoltà delle stesse vittime nel denunciare i fatti sia perché nelle statistiche il dato è poco analizzato

di Antonietta Nembri

Nella giornata di venerdì 24 il tema della violenza sulle donne è stato al centro di una riunione dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, voluta dalla ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli cui ha partecipato anche la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella. Eppure il tema delle violenze e degli abusi subiti dalle donne con disabilità è spesso trascurato.

Il centro di ascolto Aisla

Tra i tanti interventi anche quello di Aisla che ha raccontato come il problema sia emerso prepotentemente per segnalazioni al Centro di ascolto dell’associazione. «Le donne con disabilità, proprio per la loro condizione che le vede dipendere fisicamente da un’altra persona, un cargiver, si ritrovano in una condizione di grande fragilità. E non parliamo solo di violenze sessuali che purtroppo ci sono, ma anche di violenze fisiche e psicologiche a volte molto pesanti», osserva la presidente di Aisla, Fulvia Massimelli.

Per Massimelli, oltre a parlare del fenomeno, infatti, lo stesso «Dovrebbe essere studiato. Per poter fare qualcosa occorre innanzitutto conoscere il fenomeno. È stato importante che il tema sia stato al centro dell’Osservatorio».

Più vulnerabili

La disabilità, infatti, può rendere le donne più vulnerabili alla violenza e all’abuso in molti modi diversi. Ad esempio, molte hanno difficoltà a muoversi e a comunicare, il che può impedire loro di difendersi o di chiedere aiuto quando sono vittime di violenze. Inoltre, molte donne con disabilità sono costrette a dipendere da caregiver o altre persone per le attività quotidiane, il che può creare una posizione di potere sfruttabile dall’abusante.

In molti casi, le donne con disabilità hanno anche difficoltà ad accedere a servizi di supporto e protezione. Ad esempio, molte strutture di accoglienza non sono accessibili alle persone con disabilità fisiche, mentre i servizi legali possono essere troppo costosi o difficili da raggiungere per alcune persone.

Un esempio, una donna con Sla

Un esempio delle difficoltà vissute dalle persone con disabilità è quanto successo a una donna con Sla vittima di violenza sessuale da parte del suo caregiver. La donna era costretta a dipendere completamente dal suo caregiver per tutte le attività quotidiane, il che ha creato una posizione di potere sfruttabile dall’abusante.
Il caso– si legge in una nota dell’associazione – evidenzia come la dipendenza dai caregiver possa aumentare la vulnerabilità alle violenze e agli abusi. Inoltre, la difficoltà a muoversi e a comunicare ha reso difficile per la donna denunciare l’abuso subito. Questo esempio dimostra quanto sia importante garantire l’accesso a risorse e servizi adeguati per prevenire situazioni di violenza sulle donne con disabilità.

Servirebbero più dati

Il problema risiede anche nel fatto che il fenomeno è poco studiato e conosciuto. Commentando nel maggio scorso i dati della ricerca dell’Istat sugli accessi al Pronto soccorso da parte delle donne che avevano subito violenza, Simona Lancioni, responsabile di Informare un’h – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli scriveva « Le ragazze con disabilità sono esposte a violenza più delle altre donne, ma il sistema antiviolenza è quasi completamente inaccessibile per loro. Senza dati disaggregati anche per la disabilità non possiamo descrivere il fenomeno nella sua specificità, né programmare azioni nel campo della prevenzione, protezione e accoglienza delle vittime e punizione dei colpevoli. Non produrre dati disaggregati per la disabilità è una forma di discriminazione istituzionale che non può essere più tollerata»

In apertura photo by Nadine Shaabana on Unsplash

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