Mondo

Donne, ancora 170 anni per colmare il gap di reddito

La differenza media di retribuzione tra uomini e donne è ancora del 23% a livello globale. In occasione della Giornata internazionale della donna Oxfam lancia una campagna che sostiene i progetti di cooperazione a fianco delle donne e che mirano al cambiamento della situazione in Sudan e Senegal

di Antonietta Nembri

La disuguaglianza economica, salariale, di accesso al mercato del lavoro e ai fattori produttivi tra uomini e donne non diminuisce. Anzi, cresce. A rivelarlo alla vigilia della giornata internazionale della donna una nota di Oxam che presenta delle stime secondo le quali con il trend attuale serviranno ancora 170 anni per colmare il gap retributivo a livello globale. Un anno fa ne servivano 52 di meno (stime del Global Gender Gap report 2016 del World Economic Foum). Ancora oggi, infatti, il salario di una donna è in media il 23% in meno di quello di un uomo (dati Organizzazione mondiale del lavoro “Women at Work: Trends 2016").

L’allargamento di questa forbice, si fa sentire soprattutto nella vita di milioni di donne nei Paesi poveri dove questa disparità di retribuzioni e di opportunità di accesso al mercato del lavoro – continua la nota di Oxfam – costa fino a 9 mila miliardi dollari all’anno di mancate risorse, che potrebbero permettere l’uscita dalla povertà estrema di una fetta sempre maggiore di quei 795 milioni di persone che ancora oggi soffrono la fame.
L’ong oltre a lanciare l’allarme pubblica un report dal titolo “Un’economia che funziona per le donne” (In allegato in inglese). Da sottolineare inoltre che di fronte a un contesto mondiale dove molti dei diritti acquisiti dalle donne negli ultimi decenni sono messi in discussione e le disparirà in crescita.

Basti pensare alla quota di lavoro non retribuito (soprattutto di cura delle persone) che a seconda dei diversi Paesi viene svolto da 2 a 10 volte in più dalle donne rispetto agli uomini (stime Ocse). Il settore è in grado di generare un valore economico complessivo di circa 10 mila miliardi di dollari all’anno, ossia più del Pil di Giappone, Brasile e India messi insieme. Un’enormità di risorse che potrebbero non solo garantire un reddito dignitoso a milioni di famiglie nei paesi in via di sviluppo, ma anche migliori servizi pubblici essenziali come istruzione e sanità.

«La disuguaglianza di genere a livello economico, oggi è tornata ai livelli del 2008», afferma Maurizia Iachino, presidente di Oxfam Italia. «Nel mondo quasi 600 milioni di donne sono occupate in lavori precari come il lavoro domestico a cui da sempre sono destinate e attività agricole di sussistenza, soprattutto nei Paesi poveri. È perciò un dovere universale garantire a milioni di donne un lavoro retribuito e un reddito dignitoso, colmando il divario tra uomini e donne in termini di opportunità e diritti, garantendo contratti stabili e condizioni di lavoro sicure. Sarà fondamentale poi affrontare con decisione la discriminazione di genere e gli abusi sul luogo di lavoro, ridurre il peso del lavoro di cura non retribuito, dare un accesso eguale a quello degli uomini alla proprietà della terra e alla proprietà d’impresa a livello globale. Solo così sarà possibile sconfiggere la povertà estrema entro il 2030, salvando dalla fame fino a 150 milioni di persone nel mondo».

Il sostegno alle donne rappresenta un fattore chiave di cambiamento, soprattutto in continenti come quello africano, dove 184 milioni di persone (1 su 4) soffrono la fame. In molti paesi dell’Africa sub-sahariana, dove il 70% della popolazione dipende dall’agricoltura per la propria sopravvivenza, significherà dare un futuro a milioni di persone altrimenti costrette a lasciare il proprio paese. Qui infatti le donne, pur costituendo oltre il 40% della forza lavoro, hanno accesso a meno del 10% dei crediti concessi in agricoltura ai piccoli produttori. Eppure se avessero lo stesso accesso degli uomini alla terra e ad altri fattori produttivi, si potrebbe migliorare il rendimento dei raccolti del 20-30%. Un circolo virtuoso che a livello globale porterebbe a ridurre la fame del 19%. Per sostenere queste comunità Oxfam ha lanciato la campagna di raccolta fondi con numero solidale (45528 – fino al 31 marzo). I fondi raccolti sosterrano circa 13 mila persone, per la maggior parte donne, attraverso progetti di cooperazione finalizzati a migliorare la produzione di cibo, l’accesso alle risorse e al credito, rafforzandone la capacità di creare e commercializzare prodotti agricoli e artigianali in Sudan e Senegal.


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