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Donbass, dalle bombe alla speranza. La storia di Anna Tuv

È passato poco più di un anno. Era il 26 maggio 2015, a Gorlovka, una città del Donbass talmente martoriata dalla guerra d’essere soprannominata la “Stalingrado di Donetsk”. Sotto le bombe ucraine una ragazza perdeva tutto quasi ciò che la vita le aveva donato: un marito, una figlia, la casa dove viveva e un braccio. «Ma non ho mai perso la fede e la fiducia»

di Redazione

È passato poco più di un anno. Era il 26 maggio 2015, a Gorlovka, una città del Donbass talmente martoriata dalla guerra d’essere soprannominata la “Stalingrado di Donetsk”, sotto le bombe ucraine, Anna Tuv perdeva tutto ciò che la vita le aveva donato: un marito, una figlia, la casa dove viveva.

Un attimo e la sua vita si trasformò in un abisso di sofferenza, una ferita non solo interiore per la perdita dei propri cari, ma anche corporea per l’amputazione del braccio sinistro. Da subito, in suo aiuto, si mobilitò una straordinaria catena di solidarietà dal Donbass, alla Russia, fino all’Italia.

Anna Tuv che avevo già incontrato l’anno scorso mi ha accordato una nuova intervista.

A distanza di un anno dalla tragedia come vivi Anna?
Ora, dopo la tragedia, vivo a Donetsk, della mia casa a Gorlovka è rimasto solo un cumulo di macerie. Subito, dall’inizio, l’amministrazione della DNR (Repubblica Popolare di Donetsk n.d.r.) mi ha aiutato molto. Sono stata trasferita a Donetsk con i miei bambini, mi hanno assegnato un appartamento. Anche la gente mi ha aiutato molto, hanno iniziato a portarmi vestiti, biancheria, piatti.. mi davano quello che potevano, tutto ciò che può servire ad una mamma con due bambini piccoli. Dopo essere stata dimessa dall’ospedale, mi è stato appositamente assegnato un appartamento vicino all’ospedale, in modo da poter rientrare tutte le sere a casa dopo le cure mediche per poter dormire con i bambini. Tutte le notti bombardavano non potevo lasciare i bambini da soli. Ho vissuto anche la tragedia nella tragedia. Siamo finiti un’altra volta sotto i bombardamenti.

Cos’è successo?
Con i bambini mi trovavo in un negozio, vicino all’ospedale, in quel momento siamo finiti sotto il fuoco delle bombe. Siamo stati scaraventati a terra dall’esplosione. La gente, intorno, ha afferrato i miei bambini e siamo corsi tutti al riparo. È stato terribile. Un’altra volta!

Dopo la mia mutilazione, il mio sogno, è stato subito quello di poter avere una protesi. Purtroppo il problema era il costo proibitivo

Chi ti aiuta? Come vivi con due bambini piccoli?
Con noi ora vive anche mia madre, ci aiuta moltissimo, da sola non sarei in grado di gestire due bambini piccoli, sono invalida, mi manca il braccio sinistro. La mia Milana, l’ultima ha solo un anno, al momento del massacro della mia famiglia aveva due settimane di vita, anche lei è stata ferita, ma leggermente, solo una commozione cerebrale, non si ricorda di nulla, è quella che ha sofferto di meno. L’altro mi figlio Zakhar, che ora ha tre anni e mezzo, è stato ferito in maniera più grave, presenta ancora delle conseguenze invalidanti. Da subito abbiamo ricevuto molto aiuto. Dopo il bombardamento abbiamo vissuto nell’appartamento di un marinaio. Il proprietario lavora all’estero in Francia. Prima di partire ha lasciato le chiavi ai nostri militari dicendo loro di disporre liberamente del suo appartamento per chi ne avesse avuto bisogno. In quell’appartamento vi abbiamo vissuto per due mesi, tra l’altro si trovava anche in un quartiere sicuro di Donetsk. Anche il nostro presidente (della DNR n.d.r.) Alexandr Zakharchenko , ci ha aiutati. Mi ha ricevuto, mi ha detto “Anna, non ti abbandonerò, ti troveremo una casa, non ti lasceremo sola”. Mi ha donato l’appartamento con tre camere in cui vivo ora. L’appartamento è spazioso, si trova in un quartiere “tranquillo” di Donetsk, lo stabile dispone anche di un rifugio in caso di bombardamento. Dopo la mia mutilazione, il mio sogno, è stato subito quello di poter avere una protesi. Purtroppo il problema era il costo proibitivo: tre milioni di rubli; una cifra inaccessibile per le persone comuni come me. Vivo con una pensione d’invalidità e grazie l’assistenza sociale ai miei bambini. Grazie a Dio, dall’Italia Ennio Bordato (Presidente dell’Onlus “Aiutateci a Salvare i Bambini” che dal 2001 aiuta i bambini gravemente ammalati, orfani e vittime del terrorismo in Russia e dal 2014 aiuta anche le vittime della guerra in Donbass, bambini gravemente feriti e mutilati n.d.r.), già dal momento del mio ricovero in ospedale, ha iniziato ad aiutarci, mi ha promesso che non mi avrebbe mai abbandonata e ci ha sempre sostenuto. Sempre Ennio è riuscito a raccogliere i soldi necessari per l’acquisto di una protesi biocinetica che dovrebbe funzionare come una mano. Da poco mi ha chiamato, mi ha fatto sapere d’aver già ha raccolto più di 25.000 euro per l’impianto della protesi presso un centro medico della città di Bologna. Mi aspettano. Sono pronti ad eseguire l’operazione. Da parte italiana, problemi non ce ne sono, tutto è pronto. Allo stato attuale, l’unico problema è quello di portarmi in Italia. Ora le autorità della nostra Repubblica (DNR n.d.r.) mi stanno preparando i documenti che mi consentiranno il viaggio in Italia. In particolare, mi sta aiutando Denis Pushilin (presidente del parlamento della DNR, n.d.r.), ma non solo, anche personale di organizzazioni sociali come "Donbass Libero", e "L’Unione delle vedove e delle madri": sono le donne che hanno perso, come me, mariti e figli in guerra.

E dall’Ucraina?
Nessun documento. Il mio caso è già stato presentato al Tribunale penale dell’Aja. L’accusa per l’Ucraina è di omicidio della mia famiglia e per aver distrutto la mia casa.

Non ho mai perso la fede, la fede in Dio! So che tutto andrà bene, un giorno potrò ancora abbracciare i miei figli con entrambe le mani

Ora come stai fisicamente?
Ora sto portando una protesi che mi aiuta al mantenimento della struttura muscolare, condizione indispensabile per l’impianto della protesi biocinetca. Mi ha aiutato la Fondazione “Sud-Est”, grazie a loro, a San Piterburg, mi hanno impiantato questa protesi di preparazione. Sono davvero impaziente di venire in Italia.

Presto avrai la protesi, quali sono le tue speranze per il futuro? Come immagini la tua nuova vita?
Ho lavorato per dieci anni come infermiera di sala operatoria. Ora con la mia mutilazione sarà impossibile lavorare nella stessa specialità, ma voglio davvero continuare ad aiutare le persone. Mi sono iscritta alla facoltà di medicina, se non potrò più lavorare in sala operatoria, un domani che avrò la protesi lavorerò come medico. Non ho mai perso la fede, la fede in Dio! So che tutto andrà bene, un giorno potrò ancora abbracciare i miei figli con entrambe le mani. Mio figlio continua a chiedermelo. Si era abituato a stare sempre tra le mie braccia. Ho fede! Se dopo tutte queste terribili prove sono ancora su questa Terra, è perché, ne sono convinta, lo so, il Signore mi ha sempre dato la forza per superare queste terribili prove. Ho due figli, vivo per loro! Vivrò per loro! A loro sorriderò sempre. Niente riuscirà a spezzarmi, non cadrò mai in ginocchio! Andrò sempre avanti. Cercherò ancora di dar loro tutto quello che avevano quando il loro papà era ancora in vita, quando vivevamo felici nella nostra meravigliosa famiglia. Farò di tutto affinché i miei bambini non sentano questa perdita. I miei figli sono la mia vita. Ecco, questo è tutto ciò che mi tiene ancora in vita su questa Terra.

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