Volontariato

Donazioni in calo? Ecco che fare

La crisi non accenna ad allentare la sua morsa: in Gran Bretagna un donatore su quattro darà meno che nel 2012. Ma proprio dagli esperti inglesi arriva qualche consiglio per invertire la tendenza

di Gabriella Meroni

Non migliorano le prospettive economiche per le non profit britanniche. Secondo un recente sondaggio lanciato dalla prestigiosa Charities Aid Foundation, infatti, le donazioni alle associazioni caleranno ancora nei prossimi dodici mesi: un donatore su quattro (il 26%) ha dichiarato che prevede di donare ancora meno nel 2013 rispetto al 2012, anno in cui a livello nazionale le entrate del terzo settore sono diminuite del 20% sul 2011 a causa della decisione del 31% dei cittadini generosi.

Che fare allora? Come invertire la tendenza, convincendo le persone a non ridurre il loro sostegno al non profit? Il blog www.cause4opinion.co.uk, gestito da un gruppo di fundraiser d'Oltremanica, qualche idea ce l'ha, e ha deciso di diffonderla riassumendola in pochi, semplici consigli.

1) Innovare: nell'era dei social media, ci sono molti nuovi strumenti da sfruttare, dai social network in quanto tali all'online giving alle recentissime piattaforme di crowd-funding. Poco esperti? Provate ad approfittare dei sempre più numerosi blog di consigli in questo settore, e magari cercate di partecipare a qualche bando di finanziamento dedicato proprio a chi sviluppa la propria strategia di comunicazione online. Se ce la fanno gli altri, perché voi no?

2) Dire la verità: le persone devono sapere delle difficoltà in cui vi dibattete. Non tutti sono informati del fatto che la crisi colpisce anche e soprattutto le associazioni, strette tra la diminuzione dei fondi privati e il ritardo o il taglio totale di quelli pubblici (fate nomi e cognomi, se volete). Raccontate cosa sta accadendo, e perché state lanciando un appello più urgente di altre volte. I cittadini si sentiranno più responsabilizzati, e forse anche le istituzioni si muoveranno, se si sentiranno messe alla pubblica gogna per le proprie inadempienze.

3)  Scommettere sul Payroll Giving: è vero, finora questo strumento, che consente ai dipendenti di donare direttamente attraverso trattenute in  busta paga, non ha avuto molto successo. In Gran Bretagna, per esempio, solo il 3% dei lavoratori ne ha usufruito. Ma secondo gli esperti inglesi rimane una soluzione a costo zero dal grande potenziale di sviluppo:  bisognerebbe scommetterci un po' di più, sia da parte del non profit che delle aziende, e i risultati arriverebbero. Mai come in tempi di crisi avere un'entrata fissa mensile serve alla buona salute finanziaria di un'associazione.
 

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.