Politica

Donazione d’organi: la legge c’è, i Comuni no

Con il decreto del Fare approvato oggi, fa un passo in avanti la raccolta delle volontà sulla donazione di organi in Comune. Una bella opportunità, che in tre anni e mezzo però hanno colto solo 3 Comuni in Italia.

di Sara De Carli

Il decreto del Fare, approvato oggi dalla Camera con la fiducia, fra gli 86 articoli che danno «disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia» ne porta anche uno che ha a che vedere con i trapianti di organi. È il numero 43 e obbliga i Comuni a trasferire al Sistema Informativo Trapianti (SIT) le dichiarazioni di volontà espresse dai cittadini in sede di rinnovo della Carta d’Identità, ovvero a quel sistema unico che raccoglie tutte le volontà espresse e che i medici dei centri trapianti interrogano h24 qualora debbano verificare con urgenza se un potenziale donatore di organi ha o meno espresso la sua volontà su tale materia. Ad oggi nel SIT ci sono 1.330.000 volontà registrate, di cui 1.200.000 circa registrate tramite iscrizione all’Aido e 115.000 mediante registrazione alle Asl; altre 9.046 persone sono in attesa di vedere registrata la loro dichiarazione.

Che un articolo del genere esista è già, di suo, quasi una barzelletta (perché raccogliere le volontà se le teniamo per noi?). Che poi sia inserito in un decreto che si chiama del “fare” ci porta al paradosso. Ma ripercorriamo i fatti. Il 30 dicembre 2009 il decreto legge numero 194 introduceva una bella novità: anche la carta d’identità può contenere l’indicazione del consenso ovvero del diniego a donare i propri organi in caso di morte. Peccato che quella legge non prevedeva le modalità di trasmissione dei dati (consenso o diniego) dal Comune al SIT-Sistema Informativo Trapianti: in parole povere l’ufficiale delle anagrafe che raccoglieva le volontà del cittadino, poi non era obbligato a inserire questa informazione nel SIT e quindi l’informazione restava lì, nel Comune dove era stata raccolta, risultando di fatto assolutamente inutile.

Tre anni e mezzo dopo, finalmente, arriva una norma che colma quella lacuna normativa e dice che l’inserimento della volontà sulla carta d’identità deve contestualmente essere inserita nel SIT. Logico, no? Però ci sono voluti tre anni e anni e mezzo. Ma non è finita qui.

Sapete dopo tre anni e mezzo quanti sono in Italia i Comuni in cui è possibile esprimere la propria volontà in materia di donazione dei propri organi? Tre. I due in cui è stata fatta la sperimentazione, ovvero Perugia e Terni, a cui si è aggiunta Cesena dal 19 dicembre 2012. Bisognava mettere a punto il sistema, ci spiegano dal Centro Nazionale Trapianti, che doveva bypassare il fatto che la legge parlasse di una volontà espressa «sulla» carta d’identità, mentre in realtà questo non si può fare e sulla carta d’identità non compare alcuna dicitura in proposito. Serve un software aggiuntivo? «Certo, ma non così complicato, non può essere questo il deterrente». E quale allora? «Ci vuole una delibera di giunta, una campagna informativa sul territorio, sono tempi tecnici, certo immaginiamo una progressiva adesione che arriverà alla fine a tutti i Comuni, in molti hanno già fatto richiesta», ci dicono.

I “molti” Comuni che stanno lavorando sul tema sono 106: nove nelle Marche; L’Aquila; Firenze, Rosignano e Sorano in Toscana; Sassari; Rieti; Merano; tutti gli altri 90 Comuni dell’Umbria. In più ci sono 20 Comuni del Veneto che già raccolgono le dichiarazioni attraverso una convenzione Asl/Comuni, che però è una modalità diversa perché il Comune raccoglie le volontà ma poi sono le Asl a inserire i dati nel SIT. Stessa cosa sta partendo a Cagliari. Tutti i Comuni d’Italia sono circa 8mila: al ritmo di un Comune ogni 14 mesi, come è stato fin’ora, arriveremo a poter esprimere tutti la nostra volontà in Comune fra 9.333 anni.
 

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