Salute

Donatrici col velo per sentirsi ancora più italiane

Avis stringe i rapporti con le donne islamiche

di Chiara Sirna

«Donne col velo o con la minigonna? Fondamentalmente donne!». Non ci sarebbe nient?altro da aggiungere, è tutto riassunto nello slogan che l?assemblea di Avis nazionale ha scelto per ospitare un forum di donne musulmane donatrici di sangue. Al termine del forum è stato poi sottoscritto un protocollo di collaborazione con l?Associazione donatori di sangue del Marocco, presieduta da Malika Mazzine.

Il titolo è provocatorio, certo, l?impatto è immediato, ma la storia non è di oggi. Da anni infatti Avis lavora per integrare le comunità immigrate attraverso la donazione di sangue, tanto che dal 2006 ha istituito un osservatorio ad hoc. Obiettivo: studiare il valore della donazione del sangue per gli stranieri e incentivarli a donare all?interno della comunità Avis «per aumentare risorse», come spiega la responsabile nazionale dell?Osservatorio, Annamaria Fantauzzi, «ma soprattutto farli sentire cittadini, con gli stessi diritti e doveri».

Questa volta però Avis è andata oltre. Ha ospitato un dibattito all?interno dell?assemblea nazionale per permettere a donne musulmane e italiane di confrontarsi sul valore della donazione. «Per ogni musulmano è un atto di generosità», spiega Malika Mazzine, che è anche responsabile del settore Assistenza per il ministero della Sanità marocchino. Tanto che oggi la comunità di donatori marocchini conta circa 350mila persone.

Non è un caso. A fare da collante c?è anche un sostrato religioso. «Se salvi una vita umana salvi tutta l?umanità», ricorda la Mazzine citando una sura del Corano, «la donazione di sangue è vissuta come un?espressione divina. Basta dire che oggi si dona anche durante il Ramadan. Trent?anni fa non era così».

Il Marocco è tra i Paesi in via di sviluppo più attivi in questo senso: è stato tra i primi «ad avviare campagne di sensibilizzazione in collaborazione con ong locali», ricorda ancora Malika Mazzine. In Italia sono i numeri a confermarlo: per esempio, l?Amece onlus di Torino, Association maison d?enfants pour la culture et l?éducation, costituita dalla comunità marocchina locale, tra i suoi donatori raccoglie un 40% di uomini e un 60% di donne. Percentuale che si conferma in altre città italiane: a Piacenza su 40 donazioni di stranieri, 30 arrivano da donne. «L?Associazione islamica di Torino nel 2005 ha raccolto 100 donazioni, di cui 80 sono state utilizzate», conferma la Fantauzzi. «E in una giornata di raccolta svolta a gennaio ne sono state acquisite altre 30». «Oggi», continua, «abbiamo due tipologie di donne donatrici. Quelle spinte dal marito per motivi religiosi e quelle di seconda generazione, che magari lavorano come mediatrici culturali e diffondono il valore del dono del sangue».

Info: Associazione italiana volontari del sangue – www.avis.it


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