Non profit

Donare tempo, un contagio positivo

Come fidarsi di persone sconosciute al punto di affidare loro i propri figli o la propria casa? Eppure la fiducia è una componente fondamentale per il successo di una banca del tempo.

di Redazione

Quando in incontri o convegni informativi si parla di Banca del Tempo (B. d. T.)la domanda più frequente riguarda il come si possa avere fiducia in altre persone che inizialmente possono essere del tutto estranee tra di loro; il timore in molti casi è relativo alla custodia dei bambini o alla possibilità di lasciare le proprie chiavi di casa.
L?esperienza dimostra che nella realtà le B.d.T. sono permeate di fiducia interpersonale tra gli aderenti, e che questa è rafforzata dalla fiducia nel sistema; d?altro canto è evidente come le B.d.T. non potrebbero perdurare senza di essa, non dando alcuna garanzia di tipo economico. La stessa fase di avvio di queste associazioni e quella di successivo sviluppo promuovono la creazione di fiducia.

La fiducia cresce col tempo
Inizialmente vi è un gruppo di poche persone (4/7), coeso, fortemente motivato alla realizzazione del progetto, che inizia a scambiare a livello sperimentale e svolge attività organizzative funzionali alla costituzione dell?associazione e ad accogliere un numero crescente di aderenti. Si rileva in questa fase, in massima parte, la presenza di lavoro volontario (solo una quota minima del tempo dedicato viene accreditato sul conto personale essendo ancora il patrimonio in ore della banca insufficiente a bilanciare le ore destinate all?organizzazione).
A volte questi gruppi sono affiancati da membri delle organizzazioni di volontariato e/o da funzionari/collaboratori esterni della Pubblica Amministrazione (P.A.) che hanno l?incarico di sostenere l?avvio di una B.d.T., in quanto la si ritiene un?istituzione di utilità sociale. La stretta vicinanza delle persone che agiscono mosse da un fine comune è naturalmente indice dell?esistenza di fiducia interpersonale; più importante è rilevare come questo gruppo di fondatori che lavorano per lo più gratuitamente, e l?intervento eventuale della P.A. che rappresenta l?interesse pubblico, contribuiscano alla creazione di fiducia sistemica, divenendo simboli che orientano ai valori della solidarietà, capaci di stimolare comportamenti di cooperazione e favorire scambi sociali più elastici, dinamici e allargati. Anche la scelta della sede, qualora sia riconoscibile come un luogo pubblico sicuro, ovvero avente legami consolidati con il territorio, può contribuire, come simbolo, a rafforzare la fiducia sistemica.

Il colloquio coi nuovi soci
Il successivo allargamento della base associativa avviene tramite colloqui individuali tra coloro che intendono aderire all?iniziativa ed un membro della B.d.T. (è frequente il caso in cui un socio fondatore assuma tale ruolo); nelle grandi città spesso i colloqui sono tenuti con volontari di altre associazioni che collaborano all?iniziativa. È un momento significativo per una buona conoscenza reciproca, da un lato, volta a valorizzare l?inserimento di un nuovo soggetto all?interno della B.d.T., dall?altro a verificare l?affidabilità di colui che si avvicina all?associazione in termini di sicurezza per gli altri partecipanti. Dopo la fase iniziale di sperimentazione, oltre ai ?colloqui d?ingresso?, vi è un?altra pratica nelle B.d.T. che favorisce la creazione di fiducia interpersonale. Si tratta degli incontri che periodicamente vengono organizzati quali occasioni di convivialità, di conoscenza dei nuovi entrati, di comunicazione o di sollecitazione per l?offerta di nuove disponibilità; tali momenti sono deputati anche alla discussione costruttiva, alla risoluzione di eventuali conflitti che, data la dinamicità di alcune B.d.T., possono emergere pure su questioni di carattere organizzativo, ad esempio derivanti da un mutamento degli obiettivi istituzionali di medio periodo (si pensi al caso in cui non sia stata preventivamente discussa in modo approfondito la possibilità di scambiare con la P.A. o con altre aziende non profit).

Rispettare le regole del gioco
Per quanto riguarda l?impegno profuso nelle B.d.T., a titolo gratuito, da parte dei fondatori/animatori, nelle fasi successive a quella di avvio, non sembra che nelle esperienze in atto esso tenda a diminuire in misura tale da divenire trascurabile. In diverse realtà inoltre, soprattutto nelle aree metropolitane, permangono rapporti con organizzazioni di volontariato e con le P.A. che collaborano nell?attività organizzativa e di sostegno allo sviluppo delle B.d.T..Tali soggetti (animatori, volontari, funzionari/collaboratori della P.A.), quindi, sembrano rimanere simboli efficaci per il mantenimento della fiducia sistemica.

Tre regole d?oro
Nelle B.d.T. con un numero di aderenti e di scambi elevati, si evince come siano le relazioni di fiducia reciproca generalizzate, equilibrate, e che fanno riferimento ai concreti bisogni/ desideri quotidiani, a incentivare la collaborazione e l?accettazione dei rischi connessi ad una maggiore interdipendenza, favorendo una comunicazione chiara e sincera ed il rispetto delle regole del gioco. In tali casi assume minore importanza il ricorso ad una elevata formalizzazione tramite regolamenti, gli scambi sono più flessibili, con conseguente miglioramento della loro efficacia.
Quanto descritto ci consente di individuare almeno tre elementi che possono contribuire a spiegare l?interesse che il progetto della B.d.T. continua a suscitare:
– si tratta di un sistema di relazioni capace di autoprodurre una molteplicità di servizi che contribuiscono al miglioramento della vita quotidiana e rispondono ai bisogni e ai desideri di uno specifico gruppo o comunità; si noti inoltre la notevole capacità di mutare la gamma dei servizi offerti in modo flessibile e continuo, a seconda delle esigenze;
– lo scambio reciproco su base fiduciaria dei tempi di vita favorisce la valorizzazione delle attitudini, capacità e risorse di ciascuno; risultano promosse relazioni interpersonali e di gruppo significative, favorendo il sentimento di appartenenza a una comunità solidale;
– viene incentivata una progettazione dei propri tempi di vita, più efficiente ed articolata, che grazie all?interazione con altre persone consente di assumere prospettive di gestione dei tempi più consone alla dimensione umana, aperte alla possibilità di uno sviluppo continuo dell?individuo, maggiormente creativo e centrato sul valore della vita. (2 – fine)

Così in Europa

In Italia si chiamano banche del tempo e sono nate nel 1991 a Parma. Nei Paesi anglosassoni la denominazione è Lets, Local Exchange Trading System, nati anch?essi agli inizi degli anni Novanta con lo scopo di attenuare le ?esternalità negative? dell?economia di mercato. In Francia le tipologie di reti associative di scambio sono tre: il Sel (Systeme d’Echanges Local), il Troc Temps (Baratto di scambio), il Réseau d’Echanges Réciproques de Savoir (Rete di scambio Reciproco dei Saperi). Per saperne di più è utile consultare ?La banca del tempo? di Rosa Amorevole, Grazia Colombo, Adele Grisendi (Franco Angeli Editore, lire 22.000), un manuale che offre anche consigli pratici per costituire e far funzionare una banca del tempo.

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