Mondo

Don Vitaliano scrive a D’Alema “con cristiana franchezza”

"Non invii soldati armati in Libano", questo in sintesi il succo del messaggio pubblicato sul blog dal sacerdote no global

di Paolo Manzo

Signor ministro, il poeta libanese Gibran racconta una bellissima fiaba: «Dissi una volta a uno spaventapasseri: ?devi essere stanco di stare in questo campo solitario!?. E lui rispose: ?la gioia di spaventare è profonda e durevole, e non me ne stanco mai?. Dissi allora io, dopo un istante di riflessione: ?è vero, anch?io infatti, ho conosciuto quella gioia?. E lui rispose: ?solo quelli che sono imbottiti di paglia possono conoscerla?. Me ne andai, senza comprendere se fosse stato il suo, un complimento o disprezzo. Passò un anno, durante il quale lo spaventapasseri divenne filosofo. E quando mi trovai di nuovo a passare di là, vidi che due cornacchie stavano costruendo il nido sopra il suo cappello: la gioia di spaventare è degna di una testa di paglia!». Anche noi, oggi, sentiamo il bisogno di filosofi, di ?amici della sapienza?, non di terroristi e nemmeno di politici che pensano di poter risolvere ogni problema con gli eserciti e le armi. E invece, lei e tanti come lei, volete convincerci che quando tutte le vie diplomatiche sono state percorse senza che sia stato raggiunto alcun risultato positivo, allora l?unico mezzo per fermare la violenza e la guerra, è l?invio degli eserciti, come se ci fossero eserciti buoni e eserciti cattivi. Questo è lo sciocco punto di arrivo della nostra civilissima barbarie. Mi spiace dirlo, ma siamo ancora tanto incivili, tanto poco dirozzati da non capire che gli eserciti non possono essere mezzo per raggiungere alcun fine, anche quando combattono sotto la bandiera dell?ONU. Bisogna prendere atto che la nonviolenza è un traguardo di civiltà che siamo ancora ben lontani dall?avere raggiunto. Come interpretare l?iniziativa italiana di inviare truppe in Medio Oriente, da lei tanto caldeggiata? Francamente non so quali siano state le sue motivazioni ? e neppure mi interessano ? fatto sta che si tratta di un assai cattivo segno per un governo nel quale la sinistra è presente in modo significativo. Ma lei non è nuovo a queste iniziative militaresche! Un governo che cavalca la tigre del militarismo sfruttando squallidamente l?emotività del momento, è un governo di cattivi maestri e di pessimi politici. Eserciti, armi e bombe: sembra che non si riesca a concepire altro! O si è a favore dell?intervento militare ONU al confine tra Libano e Israele, oppure si è schierati con gli hetzbollah. Come quando, e lei ministro D?Alema dovrebbe ricordarselo bene, o si era per le bombe NATO sulla Serbia, oppure si era filo Milosevic e per la pulizia etnica in Kosovo; o si era per le bombe sull?Iraq o si era per Saddam. E allora tutti pronti a caldeggiare l?invio delle truppe, anche molti che a parole si dicono pacifisti e nonviolenti, anche troppi tra coloro che fino ad ieri volevano costruire ?l?altro mondo possibile?, percorrendo centinaia di inutili chilometri di marce per la pace, forse solo per conquistarsi uno scranno in Parlamento o la presidenza della Camera dei deputati! Quando anche questa ennesima orgia bellica sarà finita, diventerà evidente, pure per chi adesso sembra non volere sentire ragioni, che la cosiddetta ingerenza umanitaria nasconde connivenza con chi vuole che il Medio Oriente sia una polveriera sempre pronta ad esplodere. Invece la più radicale urgenza di questo momento è la pace senza armi e non è neanche sufficiente esserne convinti; bisogna possedere la caparbietà della pace, la caparbietà attiva della pace. In Libano, in Israele e in tutto il Medio Oriente, da decenni sono presenti centinaia di associazioni di volontariato e di ONG, impegnate nella ricerca di soluzioni pacifiche al conflitto, oltre che in progetti di solidarietà. Queste bisognava interpellare prima di schierare gli eserciti dietro il paravento della bandiera delle Nazioni Unite. Occorre convincersi che è nostro dovere tentare tutte le strade pacifiche possibili, senza per forza ricorrere agli eserciti. In questa ora terribile non si senta soltanto la voce dei generali e degli esperti in cose di guerra, la voce di chi ha dimestichezza solo con i fucili e le bombe, ma si sentano anche le voci di quanti lavorano concretamente e senza armi per ottenere la pace. Sono convinto che se si moltiplicano le iniziative della diplomazia dal basso, si aprono crepe nel muro contro muro con cui si fronteggiano gli eserciti. Purtroppo in Libano e in Israele, come in Iraq e in Afghanistan, gli eserciti occidentali, ma anche quelli arabi, non saranno mai visti come ?i nostri? che arrivano a liberare dal tiranno. Invece, ci sarà dato di fare da spettatori a un accumulo d?odio pari, se non superiore, alla radioattività dell?uranio sparso su quelle terre. E, come il decadimento della radioattività, anche quello dell?odio ha tempi spaventosamente lunghi. Papa Paolo VI agli inizi degli anni ?60, di fronte all?Assemblea delle Nazioni Unite, pronunciò parole profetiche e mai realizzate, sulle quali la invito a riflettere: ?Voi sapete che la pace non si costruisce soltanto con la politica e con l?equilibrio delle forze e degli interessi, ma con lo spirito, con le idee, con le opere della pace. Arriverà mai il mondo a cambiare la mentalità particolaristica e bellicosa, che finora ha tessuto tanta parte della sua storia? È difficile prevedere; ma è facile affermare che alla nuova storia, quella pacifica, quella veramente e pienamente umana, quella che Dio ha promesso agli uomini di buona volontà, bisogna risolutamente incamminarsi; e le vie sono già segnate davanti a voi; e la prima è quella del disarmo. Se volete essere fratelli, lasciate cadere le armi dalle vostre mani. Non si può amare con armi offensive in pugno. Le armi, quelle terribili. specialmente, che la scienza moderna vi ha date, ancor prima che produrre vittime e rovine, generano cattivi sogni, alimentano sentimenti cattivi, creano incubi, diffidenze e propositi tristi, esigono enormi spese, arrestano progetti di solidarietà e di utile lavoro, falsano la psicologia dei popoli?. Signor ministro, proprio in quelle terre, molti secoli prima di Cristo, è risuonata la parola del profeta Isaia che svelava il sogno di Dio per l?umanità: ?forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell?arte della guerra? (Isaia 2, 4). Sta anche a noi realizzare quel sogno, è nostro interesse realizzarlo, perciò prego per lei e mi auguro che proprio lei, promotore di un?iniziativa vecchia quanto il mondo che non ha mai risolto nulla, quella cioè di schierare eserciti contro eserciti, ritorni sui suoi passi e tiri fuori il coraggio di schierare contro le armi hetzbollah e israeliane, un ?esercito? di disarmati, nel quale già può considerarmi arruolato, una forza armata solo di idee e di parole di pace, di progetti di sviluppo, di aiuti umanitari, di tanta solidarietà. Forse gli Stati Uniti, i generali e i mercanti di armi la criticheranno, ma le popolazioni del Medio Oriente e l?umanità le saranno eternamente grati. Con cristiana franchezza don Vitaliano Della Sala


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