Non profit

Don Mazzi: Saviano non sa di cosa parla

Il prete milanese archivia lo scrittore duramente, «mi fa solo un po' pena». E sulla proposta di legalizzazione non ha dubbi: «solo l'educazione può diminuire la domanda di droga. Investano su famiglia, scuola e divertimenti sani»

di Lorenzo Alvaro

È da qualche giorno che al centro dell'attenzione uno di quei temi che in Italia torna d'attualità a ciclo continuo da anni. La legalizzazione/liberalizzazione delle droghe leggere. A dare il via alle polemiche sono stati questa volta Nichi Vendola, governatore della Regione Puglia, e la Lega Nord. Subito dopo è arrivato immancabile il contributo di Roberto Saviano. Considerato ormai il guru su mafia e narco-traffico, lo scrittore campano in un suo articolo su Repubblica (Il Padrino proibizionista)  scrive «la verità è che non abbiamo scelta: la situazione attuale impone un'analisi accurata del mercato delle droghe e l'attuazione di un programma che non sarà la soluzione definitiva e immediata, e che forse sarà un male minore, ma necessario. Lasciare il mercato delle droghe nelle mani delle organizzazioni criminali non renderà immacolate le coscienze di quanti ritengono che lo Stato non possa farsi carico di produrre e distribuire sostanze stupefacenti».
Vita.it ha deciso di chiamare uno dei preti che più si è distinto nella lotta alla droga, Don Antonio Mazzi, per capire da lui se la questione sia posta nel modo giusto.


Don Antonio, cominciamo con una domanda che fatta a lei è retorica: cosa ne pensa della legalizzazione delle droghe leggere per combattere la mafia?
Mi interessa poco il discorso sulla mafia. La criminalità organizzata e il suo mercato sono enormi, a geografia mondiale. Pensare di combatterla con la legalizzazione degli stupefacenti è ridicolo. L'aspetto che mi interessa è un altro.

Quale?
In questo modo si offre ai nostri figli un capriccio in più. I capricci sono malattie dell'anima. Più capricci concediamo più cresceremo ragazzi deboli e amorfi. Se decideremo di legalizzare le droghe leggere semplicemente svenderemo quel poco di buono che rimane dei nostri ragazzi.

In Italia siamo un po' schizofrenici. Prima si discute di come si debbano chiamare madri e padri (genitore 1 e genitore 2), poi dei diritti degli omosessuali, adesso della legalizzazione della cannabis, domani si parlerà di fine vita. Lei che ne pensa?
Il problema vero è che in questo Paese sembra più importante come chiamiamo i genitori rispetto al fatto che ogni giorno nelle famiglie ci si ammazza. Mi domando: ma una società che sta in queste condizioni, con le famiglie diroccate, i giovani abbandonati a sè stessi e la scuola in rovina, si può permettere di concentrarsi su puttanate come queste? C'è solo una cosa che mi fa incazzare di più rispetto a questa

Quale sarebbe?
Che da domani in Parlamento non parleranno d'altro. Perdendo ancora tanto tempo.

Saviano, che ha rilanciato la proposta su Repubblica, aveva previsto un argomento come il suo scrivendo «con tutti i problemi che ha il paese dobbiamo pensare alle canne, ai tossici e ai fattoni? Nulla di più superficiale che questo commento»…
A parte il fatto che non spiega il perché sarebbe superficiale, cosa si può dire a chi auspica uno Stato che si sostituisca come spacciatore alla criminalità?

Per altro in un vecchio video (qui sotto) Paolo Borsellino spiegava, ad una ragazza che gliel'aveva chiesto, come l'idea di combattere la mafia legalizzando le droghe fosse «da dilettanti di criminologia»…
Lo capirebbe chiunque. Non c'è bisogno di essere un grande uomo come Paolo Borsellino.

C'è qualcosa che vorrebbe dire a Saviano?
Saviano non lo leggo più. “Zero Zero Zero” (l'ultimo libro dello scrittore campano) è un librettino che fa pena. Non sa di cosa parla. Lo dico conoscendo e vivendo il mondo della droga. Se dovessi parlare io quante cose salterebbero fuori. Ma non posso e non mi interessa. Mi vergogno che personaggi come questi abbiano un risalto nazionale così spaventoso. Che continui a scrivere le sue balle. Amen. Mi fa solo un po' pena.

Come si possono combattere efficacemente gli stupefacenti?
Abbiamo bisogno di tornare alle cose essenziali. Capire quali siano i bisogni veri. Ma si può fare solo con l'educazione. Purtroppo la superficialità di politica e società avrà la meglio, come sempre quando sul piatto ci sono dei sacrifici da fare, e produrrà la solita risposta: spariranno.  

Visto che il Parlamento per qualche giorno sarà tutto concentrato sul tema delle droghe c'è una proposta concreta che Don Mazzi metterebbe sul piatto?
Per combattere la droga c'è una sola strada: ridurre la domanda. L'unico modo per farlo è semplice, quasi banale. Investire sulla famiglia, sulla scuola e sul divertimento sano. Lo aveva già capito Don Bosco ai suoi tempi, che era più sveglio di noi. Bisogna insegnare ai giovani a divertirsi. Noi non lo facciamo più.         

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