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Don Giorgio e il gusto della carne alla brace

di Paolo Massobrio

Era appena iniziata la scuola, e dall’ultimo piano della sede staccata dell’VIII Itc, a Milano, un mio compagno aveva gridato a un prete in cortile «cloro al clero». Dopo neanche tre minuti si era aperta la porta e quel sacerdote con le vene che gli scoppiavano e la faccia rossa, era davanti al ragazzo a rispondergli a tono. Il prete si chiamava don Giorgio Pontiggia e giorni fa, a 69 anni, ci ha lasciati. Oggi capisco la reazione di quel temperamento per cui, per lui, essere cristiani significava essere uomini, senza censurare o dimenticare nulla, come ha ricordato don Julian Carron il giorno della sua dipartita.
Ecco, voglio ricordare in questo modo don Giorgio per dire che il gusto, inteso come positività per la vita, ma anche come il sapore delle castagne, del vino, della spaghettata o della carne alla brace, in tanti l’hanno appreso dai preti. Non c’è avventura più impareggiabile, straordinaria di questa: trovare qualcuno che ti fa scoprire il mondo intorno a te. Ed è paradossale come questa realtà intorno a noi, che è fatta di una montagna o del piacere di mangiare insieme, non si incontri nei media che ci invadono le case, dove il gioco è quello di fare passare per normale ciò che invece non lo è, ma solo dal rapporto umano. Senza gli oratori, senza i preti, tutta la società – credo – diventa un poco più povera. La carne alla brace mi porta allora a Vicopisano, dove un altro prete, quello del mio oratorio, don Carlo Casati, lo scorso anno ha organizzato una gita bellissima. Vicopisano è in provincia di Pisa e qui Nicola Bovoli produce un olio fantastico con gli ulivi davanti alla torre del Brunelleschi. L’itinerario lo abbiamo pubblicato sul sito www.italiadigolosaria.it per arrivare a gustare la carne alla brace che fanno dai Compagni di Merende, un locale che evoca amicizia e il gusto di stare insieme. Proprio quello che abbiamo imparato negli oratori, capacitandoci della forza di tessere dei rapporti e scoprendo che tutto ciò che aveva a che fare col bello e col buono era per noi. Per ciascuno di noi.


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