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Don Bizzotto: Digiuno perchè in Veneto si è aperta una voragine
Il 74enne fondatore dei Beati i costruttori di pace da due settimane beve solo acqua: "sono pronto a passare il testimone ad altre decine di persone, per il bene delle nuove generazioni dobbiamo vincere la battaglia contro il consumo di suolo"
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Dodici giorni di digiuno di cibo sono tanti, se hai 74 anni sono ancora di più. Ma non se ti chiami don Albino Bizzotto, vicentino fondatore dell’associazione Beati i costruttori di pace: “in effetti ho i riflessi rallentati e quando proprio non ce la farò più smetterò, ma nel frattempo ho trovato decine di persone disposte a lottare con me, non me l’aspettavo e sarà a loro che passerò il testimone, perché questa è una battaglia da vincere”, spiega a Vita.it dal camper nel cortile della propria associazione dove, dallo scorso 16 agosto, sta mettendo in atto la protesta.
Don Bizzotto, perché è in sciopero della fame?
Perché la mia regione, il Veneto, è invasa dal cemento e il consumo di suolo ha raggiunto livelli vergognosi. Ogni giorno vengono tolti all’ambiente 3,8 ettari, in 10 anni la superficie agricola è diminuita del 21% e a oggi sono attivi ben 35 progetti di strade e autostrade (nella cartina qui sotto i cantieri), per non parlare delle altre infrastrutture: un’autentica voragine che provocherà danni immani alla natura e alla nostra esistenza, oltre che danneggiare la nostra economia ma soprattutto quella della delle generazioni a venire. Questo succede nel mio Veneto, ma anche altrove, come in Lombardia, la situazione è pessima. Ci rendiamo conto che non disponiamo come vogliamo dell’ambiente ma dobbiamo rispettarlo? Questo non è solo un ragionamento cristiano, appartiene alle coscienze di tutti, è una crisi entropica e non bisogna aspettare che accada qualcosa di eclatante vicino a casa nostra per mobilitarsi. È appena passato, il 20 agoto, l’overshoot day, fino alla fine dell’anno stiamo usando in eccesso le risorse del pianeta. Ho scelto un gesto così eclatante per riuscire a ‘bucare’ l’indifferenza di molti e soprattutto della politica, senza nulla togliere alle decine di comitati popolari attivi ovunque che portano avanti le loro istanze con molta energia.
i cantieri stradali e autostradali in Veneto
È soddisfatto delle reazioni che sta provocando il suo digiuno?
Devo dire che la mia azione si sta rivelando più che positiva. È come se avessi fatto saltare il tappo della bottiglia: basti pensare che ogni giorno 4-5 persone diverse si fermano a digiunare con me, e che quando io interromperò, per motivi di salute naturalmente, c’è già chi è pronto a subentrare, a cominciare da un sindaco e la sua intera giunta comunale, quella di Marano Vicentino, che sono in mobilitazione per una discarica che sorge sopra il più grande bacino d’acqua della ragione, che serve 800mila persone. Poi i comitati hanno indetto per i prossimi 28-29 settembre il primo weekend di digiuno collettivo a livello regionale! Dal punto di vista politico, a sentire le mie ragioni sono venuti in questi giorni alcuni partiti, iniziando dal Movimento 5 stelle, poi Pd e Sel. Ma soprattutto, ho ricevuto dal presidente del Consiglio regionale l’invito per andare a parlare proprio davanti al Consiglio il prossimo martedì 3 settembre. Lì farò valere ancora di più le mie ragioni e di tutti quelli che hanno a cuore il problema. Lo stesso governatore Zaia ha detto che è ora di fermare la cementificazione selvaggia, spero non rimanga solo un proclama.
Quali obiettivi immediati si propone?
Arrivare a una moratoria dei progetti in atto. E nello stesso tempo rendere trasparente uno strumento pericoloso come quello del project financing (il capitale privato ‘prestato’ al pubblico a corto di fondi per i lavori, in cambio di concessioni successive sull’opera, ndr), che può rivelarsi un boomerang da qui a qualche anno, quindi per le nuove generazioni, perché è ad alto rischio speculazione e può far esplodere il debito pubblico, se tali opere non avranno il ritorno previsto. Tutte le opere in atto, compreso il Mose a Venezia, utilizzano tale stratagemma, e il fatto che il loro piano economico non sia a oggi disponibile per il cittadino è preoccupante, perché genera sospetti e può alimentare la corruzione.